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Splendore
 
Splendore 2014-03-11 09:43:10 luvina
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
luvina Opinione inserita da luvina    11 Marzo, 2014
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Splendore

Dopo aver molto amato altri due libri della Mazzantini “Non ti muovere” e “Venuto al mondo” e un po’ meno “Ognuno si salva da solo”, ho acquistato quest’ultimo romanzo con grandi speranze anche perché mi attirava molto il suo tema portante: l’amore omosessuale.
Peccato però che ne sia rimasta delusa. So di andare magari controcorrente ma credo che ogni lettore abbia un suo metro di giudizio, un’empatia nei confronti dei personaggi, un piacere nel leggere lo stile e la scrittura di un determinato autore. Ecco, a parte la sempre splendida e musicale costruzione delle frasi della Mazzantini, per il resto questo romanzo ha tradito le mie aspettative. L’autrice ci conduce attraverso la voce narrante di Guido, uno dei due protagonisti, lungo un periodo che va dai primi anni ‘60 ai giorni nostri; attraverseremo gli anni del liceo, la contestazione giovanile, gli hippies, gli anni ’80, ci sposteremo dalla Grecia classica delle gite scolastiche alla Londra multietnica e vitale ferita dall’Aids e dagli attentati, ad una Roma molto borghese. Ci sono vari richiami all’ellenismo, età dell’oro dell’omosessualità, a cominciare dal modellino di guerriero chiamato da Guido acheo come Achille e Patroclo e acheo diverrà poi per lui Costantino, fino allo scegliere la Grecia, il suo mare, le sue spiagge come luogo simbolo di iniziazione, di libertà e sogno di vita (il chiosco bar).
E’ la storia di due bambini, poi ragazzi, poi uomini, Guido e Costantino, la storia del loro amarsi, lasciarsi, ritrovarsi, perdersi di nuovo; è anche la storia di due vite che scorrono parallele a migliaia di chilometri l’una dall’altra. Ecco, questa per me è una delle pecche del romanzo: non è l’amore che li fa ritrovare ogni volta dopo anni ma la mancanza di coraggio di mostrarsi agli altri per quel che si è e allora si cerca la persona che ci conosce e che ci è simile, che millanta come noi. Questa mancanza di coraggio è accresciuta dai rispettivi matrimoni etero, il nascondersi dietro sentimenti e vite “normali”. A mio avviso il fulcro del romanzo è la differenza intesa come sessuale, di ceto, sociologica; l’autrice svela subito già nell’incipit –“Era il figlio del portiere”- la differenza di origini che si ripercuoterà per tutto il romanzo fino alla fine mentre la differenza sociologica è affidata sia al contrasto fra la Londra moderna, cosmopolita, i campus universitari inglesi e l’ambiente chiuso e provinciale dell’Italia sia al modo in cui verrà metabolizzata (accettata??) l’omosessualità dei rispettivi mariti da Izumi, moglie di Guido e da Rossana, moglie di Costantino. E siamo arrivati ad un altro motivo del mio disamore, l’aggressione: è vero che l’omofobia nella società attuale è lungi dall’essere stata debellata ma perché farla accadere in Italia? Perché in uno dei luoghi più belli e turistici del nostro Paese? Mi ha dato l’impressione che l’autrice abbia indugiato sul luogo comune che vede il Sud come arretrato, violento e maschilista. Bisogna nascondere la nostra gioia per non offendere gli dei e quindi Guido e Costantino vengono aggrediti proprio quando si sentono felici e apparentemente padroni del loro futuro; col passare degli anni Guido ha imparato ad accettare la sua omosessualità e pensa di poter vivere liberamente il suo amore mentre Costantino non ci riesce e resta ancorato alla sua vita di provincia anche per il legame forte che lo lega al figlio disabile. Il personaggio di Costantino è sempre delineato per tutto il romanzo come quasi inferiore a Guido, fisicamente, intellettualmente, nulla lo riscatta; Guido è il perenne ignavo però borghese, progressista, è lui il vero ed unico protagonista. Non ho apprezzato Guido né tantomeno Costantino, i personaggi più interessanti per me sono stati l’amico Knut e Leni, figlia acquisita di Guido, splendido esempio di giovane solida, aperta, moderna.
Il finale del libro è l’apoteosi degli stereotipi, di quell’ipocrisia tutta italiana (non me l’aspettavo proprio dalla Mazzantini), della mancanza assoluta di coraggio. L’incontro finale dei due in una comune non meglio identificata fra un Costantino ormai vinto, rassegnato, catturato dalla ragnatela appiccicosa del perbenismo, da una religione (???) che tutto perdona a patto che ci si annulli fisicamente e psicologicamente e un Guido ormai quasi libero e ancora capace di sognare che viene egoisticamente tirato dentro questa nuova vita new age per essere messo a conoscenza del segreto che dovrebbe “salvare” il suo amico (altra enorme ipocrisia credere che omosessuali si diventi per cause esterne, dobbiamo allora credere che questo amore non sia mai esistito come sentimento in sé). Concludendo, tutto il romanzo mi è sembrato un po’ troppo pretenzioso con un finale decisamente sconcertante; qualsiasi riferimento allo splendore (??) mi è parso forzato, nebuloso, quasi come se l’autrice abbia scelto il titolo per poi adattarci il romanzo. Non ho ancora capito dov’è ne cos’è lo splendore in questa storia.
(P.S. In realtà il romanzo mi è sembrato una riedizione più lunga in chiave italiana di quel capolavoro di sole 47 pagine che è “Brokeback Mountain” al quale non si avvicina neanche lontanamente)

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Commenti

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Se affrontando certi temi si cade nell'ipocrisia e negli stereotipi significa che qualcosa non ha funzionato. Interessante e accurata la tua analisi!
Brava, un commento esaustivo. Stroncatura ben motivata.
Brava! Condivido in pieno!
Peccato per la Mazzantini. Ho letto pochissimo di suo (praticamente il solo "Zorro") ma trovo che scriva molto bene... non a caso vedo che il tuo voto più alto è allo stile.
peccato veramente, visto la caratura della penna!
@Sary @Annamaria Grazie :)
@Cristina72 @Silvia71 Vero, per me è stata una recensione sofferta ma dalla Mazzantini mi aspettavo di più
@Rollo Devi ASSOLUTAMENTE leggere "Venuto al mondo" è stupendo e poi fa sempre piacere il parere maschile quando si affrontano certi argomenti ;)

11 Aprile, 2014
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D'accordo in tutto. Analisi perfetta.

30 Luglio, 2018
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Cara Luvina,
mi spiace che ho solo, ora a distanza di anni, abbia avuto l'opportunita' di leggere questo libro della Mazzantini e scrivere poi a te....sono d'accordo su tutto quello che hai scritto....anche io per tutto il libro non vedo nessuno splendore...mah?!?!
Mi permetto pero' di puntualizzare su la tua considerazione di Broken Mountain....onestamente io l'ho letto e l'ho trovato troooppo esageratamente disgustoso, quasi ridicolo e paradossale.
Concordi con me comunque che la Mazzantini non e' assolutamente vero che sia al di fuori delle parti?
ma anzi e al contrario totalamente di parte e come tale contro il diverso.....tanto che tratta i protagonisti con profondo odio?!

Fammi sapare.
Grazie in anticipo...o in ritardo?!
Francesca
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