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Mare al mattino
 
Mare al mattino 2014-05-02 15:57:45 mia77
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
mia77 Opinione inserita da mia77    02 Mag, 2014
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Mare al mattino di Magaret Mazzantini

Ogni romanzo di questa autrice è un mondo a sé, completamente diverso e indipendente da ogni altro, ma ugualmente interessante e profondo.
Lo stile è, come sempre, scarno ed elegante e la scrittura molto profonda e coinvolgente.
Qui ci troviamo di fronte alle storie parallele di due donne e dei loro figli: Angelina e Vito, Jamila e Farid. E’ una storia di profughi e di fuggiaschi, di chi ce la fa e di chi soccombe.
Uno dei protagonisti del romanzo è il mare, che unisce e che divide, che promette e non mantiene, che toglie (a Jamila) e che restituisce (a Vito) e che resta impassibile davanti alle guerre che vi si combattono.
L’autrice ci fa vivere il dolore di chi deve lasciare la propria patria per cercare la fortuna altrove o a causa di una guerra. Ci fa vivere il senso di disagio che provano i profughi in un paese nuovo, che li rifiuta e li considera solo un peso.
Jamila e Farid fuggono dalla Libia durante la primavera araba: il Rais vuole riempire il Mediterraneo di disperati, per fare tremare l’Europa (“E’ l’arma migliore che ha. La carne marcia dei poveri. E’ dinamite”).
Angelina e la sua famiglia, invece, vengono cacciati dalla Libia insieme alle spoglie degli italiani che vi sono sepolti e vengono accettati con riserva anche nella loro patria d’origine (“Ora sono loro i poveri. Poveri bianchi, sfollati. Hanno gli stessi occhi screditati di chi si è perso”).
La sua è una condizione “in sospeso”. Si sente straniera ovunque: sia in Libia, sia nella propria patria. Condizione, questa, che la spinge per tutta la vita a cercare una collocazione nel mondo
(“Il vero confino fu quello, la solitudine morale” e ancora “La gente privata di se stessa perde i confini” e infine “Non si trattava solo dei soldi. Volevano avere indietro un nome, un luogo. L’indennizzo era alla dignità. Alzare la testa e dire siamo stati rimborsati dal nostro paese. Siamo vittime della storia”).
I personaggi, come sempre, sono descritti in modo impeccabile e il fatto che i protagonisti siano donne e bimbi, pone l’accento sulla malvagità delle guerre, che fanno sempre stragi di innocenti.
Le frasi o le espressioni che mi sono piaciute:
“Il deserto è come una bella donna, non si rivela mai, appare e scompare”;
“E’ una scena di guerra, di ogni guerra. Umanità deportata come bestiame. Non ci si ferma a pisciare”;
“Dio nel deserto è l’acqua e l’ombra”;
“Il petrolio è la merda del diavolo, non ti fidare di quello che sembra una fortuna. Perché è peggio di una trappola per scimmie. E sempre quello che per i ricchi è una fortuna, per i poveri è una disgrazia;
“Sua madre un giorno gli ha detto devi trovare un luogo dentro di te, intorno a te. Un luogo che ti corrisponda. Che ti somigli, almeno in parte”;
“La storia dell’uomo è la storia della sua fame. Di affamati che si spostano. E’ la fame dei poveri, dei coloni, dei profughi”;
“Ogni notte un nuovo barcone, letame umano, fuoriusciti per fame, per guerra”;
Il Dio dei poveri è uno solo. E ogni giorno affoga con loro”.
Bello, lo consiglio a tutti!

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