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Se la vita che salvi è la tua
 
Se la vita che salvi è la tua 2014-07-06 09:59:45 Tiziana Bertoldin
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
Opinione inserita da Tiziana Bertoldin    06 Luglio, 2014

Figliol prodigo o traditore?

Ho letto questo libro durante una vacanza, e mi era stato consigliato vivamente. Purtroppo non è stato all'altezza delle aspettative. La parte migliore del libro è quando Andrea, il protagonista, si incanta al Met di New York, a vedere il quadro di Rembrandt "Il figliol prodigo", lì portato dall'Hermitage per una temporanea. Andrea passa tutto il suo tempo a contemplare il quadro, e a desiderare di essere il "figliol prodigo", quello accolto con amore infinito dal padre nonostante le sue molte manchevolezze. Nel tempo che passa a guardare il quadro, intrattiene un rapporto di amicizia con un sorvegliante, Walter, un afroamericano con famiglia che potrebbe insegnargli molte cose. Anche dopo la sua "caduta", Andrea incontra una persona disposta ad amarlo e a insegnargli molte cose, Ary e i suoi figli. Nonostante questo Andrea tradisce parecchie volte: tradisce chi lascia in Italia senza dare notizie di sé, tradisce il vecchio compagno che ha fatto fortuna in America e che gli dà un lavoro, tradisce i compagni ispano-americani con cui lavora, tradisce chi lo ama e nonostante tutto gli dà fiducia, e torna alla carica con continui ripensamenti, affrontando avventure francamente improbabili per un europeo. Il finale non si svela. Tuttavia, questo figliol prodigo del tutto renitente alla fedeltà, al rigore, alla lealtà, e molto incline agli psicologismi, mi ha ricordato un vecchio romanzo che chissà se qualcuno ricorda ancora, "L'Albero di Giuda", di Archibald Joseph Cronin, un Autore che ebbe fortuna negli anni 50 e 60 del secolo scorso. Il protagonista in questo caso tradiva anch'egli reiteratamente: una fidanzata lasciata in Gran Bretagna, scambiata con la figlia di un riccone che gli assicura una vita agiata, poi, anni dopo, solo, tornato "sul luogo del delitto" raccoglie la nipote della sua vecchia fiamma e si fa persuadere a partire con lei per certe lontane missioni, la ragazza è tutta presa dal progetto, ma all'ultimo momento lui ci pensa sopra e sparisce nella villa di un'attempata signora che da tempo se lo lavora. Come risultato la giovane donna si uccide per la delusione e lui? Eppure ha tradito solo due volte, Andrea molte di più, che cosa si merita? Il vitello grasso? Esempio di una pseudogioventù (ha 42 anni) del tutto irrisolta e affidata all'emozione, dice lui, ma io non ci credo....potrebbe imparare anche da un trafficante messicano che sostiene che le scelte si fanno con la lucidità, non con l'emozionalità. Per me si merita di non essere letto.

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Lettura consigliata
no
Consigliato a chi ha letto...
Altri romanzi di Fabio Geda, forse migliori di questo
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