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Morte di un uomo felice
 
Morte di un uomo felice 2014-09-02 12:55:22 silvia71
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    02 Settembre, 2014
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Milano 1981

L'anno 1981 ha una doppia valenza per Giorgio Fontana; è il suo anno di nascita oltre ad essere la collocazione temporale del suo romanzo “Morte di un uomo felice”.
Senza dubbio promette buone cose questo giovane autore a giudicare dalla scioltezza narrativa e dalle buone caratterizzazioni dei suoi personaggi.
Il tema affrontato è importante e amaro come lo può essere la triste e abietta piaga del terrorismo; anni veramente bui e melmosi da scandagliare e da interpretare col “senno di poi”, destreggiandosi tra intrighi politici, figure dubbie e ombre.
Tirando le somme, lo spaccato di quel tempo fornito da Fontana è semplice, in quanto la storia ruota attorno ad una manciata di personaggi, eppure il clima del periodo lo si percepisce abbastanza netto.
L'autore accende il focus della narrazione su un magistrato direttamente impegnato sul fronte terrorismo; Giacomo, un uomo onesto che si impegna ogni giorno perché crede nel proprio impegno e lavoro, un uomo che ha tratto linfa vitale da un padre altrettanto combattivo in nome di ideali quali la libertà.
Ernesto e Giacomo, un padre ed un figlio che si tramandano un innato spirito di sacrificio per ottenere ciò in cui credono.
Le due figure più belle ed il connubio più autentico che la penna di Fontana realizza e che meritano di essere conosciute attraverso la lettura di queste pagine.
Il protagonista si mette a nudo ed in discussione sia come uomo sia come magistrato, esponendo idee e concezioni del tutto personali, di cui probabilmente anche l'autore che gli dà voce ne avrà coscienza; i pensieri di Giacomo non hanno la pretesa di assurgere a valore universale in quanto frutto di una personale formazione familiare, sociale, politica e religiosa, tuttavia interessanti e privi di artificiosità, anzi talora molto semplici, consoni ad un uomo comune e non pseudo-filosofici.

La prova di scrittura è buona e l'autore mostra di avere tutti i mezzi per poter crescere, per affinare l'intensità dei dialoghi e dei monologhi interiori, per cesellare il contenuto ed affidarlo ai suoi personaggi.
Non vuole essere romanzo di eventi, bensì di riflessioni e analisi sugli uomini ed è in questo senso che la penna di Fontana dovrà tendere e maturare.

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Commenti

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Un'analisi molto equilibrata la tua, Silvia. Io ho avuto qualche perplessità sulla seconda parte del romanzo. Forse l'argomento difficile e così delicato mi ha condizionato. Sono veramente curiosa di vedere i risultati del Campiello.
In risposta ad un precedente commento
silvia71
03 Settembre, 2014
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Ciao Anna Maria :-)
ho letto tanti giovani autori quest'anno e colloco Fontana tra i più convincenti; nella seconda parte si avverte la mancanza di un quid, si potevano approfondire talune riflessioni.
Qualcosa è rimasto inespresso in questo romanzo, a mio giudizio, mi auguro però che l'autore tragga esperienza da questo tassello e possa crescere
Nota per la Redazione: se possibile varierei la classificazione del romanzo, gialli/thriller/horror non è corretta e potrebbe fuorviare i lettori. grazie
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