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Giulia 1300 e altri miracoli
 
Giulia 1300 e altri miracoli 2015-09-22 10:02:38 Mian88
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    22 Settembre, 2015
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Il miracolo della speranza

Diego, Fausto e Claudio sono senza dubbio il terzetto più improbabile che esista, se poi ci aggiungiamo Sergio allora si che il quadro è completo. Un fascista, un comunista e due sfigati sono i protagonisti di questa esilarante storia di Fabio Bartolomei, una chicca che merita di essere letta perché capace di far riflettere il lettore ma anche di donargli ore liete e di puro e semplice divertimento.
Diego è un venditore di auto stanco del suo lavoro ma anche della sua vita. Non ha punti fermi, cambia donna con la rapidità con cui cambia d’abito, non è fiero del suo impiego, non ha amici veri né legami di famiglia solidi tanto che l’unico ricordo sostanzialmente forte che si porta con sé del padre sono proprio gli ultimi giorni della sua vita, attimi che hanno paradossalmente consolidato il rapporto tra i due e dato al giovane la forza di fare il passo decisivo per dare una svolta alla sua esistenza.
Claudio è il direttore del supermercato di famiglia, attività che ben presto riesce a far fallire dimostrando la sua inettitudine. Anche il suo matrimonio è naufragato, Antonia si è ricostruita una vita con Gaetano e si aspetta dall’ex coniuge una connivenza new age dove l’uno deve tollerare ed accettare l’altro. Sfiduciato e timoroso di tutto il nostro protagonista è un uomo imprigionato dalle paure e bloccato dai presunti pericoli che si nascondo dietro l’angolo. Sedersi sotto un pergolato? Non sia mai, potrebbe cadere una parte dello stesso. Utilizzare una chiave inglese? No perché lo zio è morto in tal modo.. e via dicendo.
Fausto, tamarro palestrato fascistone è un tele imbonitore che in brevi spot vende orologi falsi e difettosi tanto che Sergio, compagno comunista e dunque l’esatto contrario, onde ottenere il risarcimento del danno subito e la soddisfazione del suo credito decide di partecipare all’attività avviata dalla combriccola; un agriturismo in quel della Campania.
Tra una difficoltà e l’altra dettata dall’inesperienza nei lavori manuali del trio ed alleviata esclusivamente dalla presenza di Sergio, le ristrutturazioni hanno inizio ed insieme a queste anche le richieste della Camorra che, fiutata la nuova possibilità di guadagno, si presenta per chiedere il “pizzo”.
La reazione del gruppo è quanto di più inaspettato possa pensarsi e costituisce anche la molla di partenza del racconto che tra gag, sequestri e situazioni tragicomiche si dimostra per quel che è, un romanzo che nasconde una grande voglia di riscatto, il desiderio di imparare a credere in sé stessi, di investire sulle proprie capacità nonché sugli obiettivi preposti, la consapevolezza dei “miracoli” che si possono realizzare aiutando le persone a ricostruirsi una vita.
Non solo, il testo tra le righe, invita a riflettere anche e non di meno sulla mafia. Un aspetto che ho particolarmente gradito è stato proprio quello relativo alla prospettiva dei sequestrati: fin tanto che questi erano costituiti da Vito e i due ragazzi la prigionia non rappresentava una disgrazia quanto una possibilità di redenzione poiché per la prima volta i criminali avevano un’alternativa all’organizzazione criminale e la possibilità di vivere senza che qualcuno ordinasse o pretendesse qualcosa da loro. In un certo senso tutti si erano ripresi i panni che, se non avessero fatto parte di questa, avrebbero rivestito con tanto di conseguente spensieratezza e gioia di vivere. Con l’arrivo di Franco questa sfuma perché “quello è uno che conta” e dunque la condizione di fatto della loro esistenza si ripresenta con forza disarmante. Lo stesso Vito nel narrare del perché è entrato nel “sistema” fa pensare dimostrando come in quella realtà, che non è poi tanto lontana dalla nostra, il problema principale sia che la malavita si radichi nelle lacune dello Stato presentandosi come unica speranza di salvezza per chi vive al limite. Quando l’istituzione ti abbandona e tu devi pensare alla sopravvivenza della tua famiglia, che alternative hai se l’unica che di fatto ti viene proposta è quella offerta dalla criminalità organizzata? Sembra sussurrarci Vito.
Ma lo scritto non è solo questo. E’ composto da tanti altri personaggi, ognuno dei quali, ci sprona a cambiare prospettiva, ad osservare chi ci sta vicino in modo diverso. Se da un lato abbiamo questi protagonisti che non sono altro che persone semplici con un sogno e qualche aspettativa dopo i tanti fallimenti ed il fantomatico “piano B”, dall’altro abbiamo Sergio che è l’emblema della lotta, è sinonimo di “corri il rischio anche se c’è possibilità di sbagliare” perché se non ci provi non saprai mai come sarebbe potuta andare, o ancora ti invita a non arrenderti perché se vuoi veramente qualcosa devi impiegare tutte le tue energie per ottenerla, abbiamo Elisa, la cuoca, che è equivalente di dolcezza e tenerezza, la donna che con la sua personalità “sveglia” Diego dal torpore della paura di impegnarsi, di limitarsi a raccontare balle per una notte di compagnia perché il sentimento vale molto di più, abbiamo Vito, amante della musica classica nonché figlio di un cuoco, di un musicista, di un agricoltore e chi più ne ha più ne metta, un uomo costretto dalle circostanze a stringere un’arma e che rappresenta il ponte tra due realtà, quella del meccanismo criminale contro quella del libero cittadino, abbiamo ancora Abu, il principe che per non essere ucciso è dovuto scappare dalla sua terra natia in Africa accontentandosi di una esistenza di stenti e di mal giudizi, Samuel “lo studioso” capace di mettere in difficoltà l’italiano grazie alla sua cultura ed Axel il tuttofare, tre immigrati extracomunitari che grazie alle loro competenze e alla loro generosità diventeranno una componente essenziale per la realizzazione dell’agriturismo. Con la loro presenza verrà introdotto un ulteriore tema da Bartolomei, quello del razzismo e della paura del diverso.
E tra riscatto sociale, solitudine, razzismo, integrazione, crescita personale e mafia il romanzo si offre al lettore con tematiche importanti velate da un tono leggero che sussurra all’orecchio di chi legge una riflessione dopo l’altra.
La Giulia 1300? Lei non è soltanto il prodigio della musica, è un simbolo; quello degli anni in cui ogni conquista sembrava possibile, dove volere era potere, dove la paura non era padrona ma una mera possibilità incapace di fermare gli intenti.

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Commenti

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Bel commento e bel suggerimento, Maria. Un libro che in forma gradevole offre diversi spunti di riflessione!
In risposta ad un precedente commento
Mian88
22 Settembre, 2015
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Grazie Anna Maria, è un libro ce offre veramente tanti spunti di riflessione con quel tono allegro e velato che lo fa scorrere e terminare in men che non si dica :-)
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