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Anna
 
Anna 2015-10-14 09:41:08 Mian88
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    14 Ottobre, 2015
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Anna, Pietro, Astor e Cucciolone vs la "rossa"

Chi conosce le opere di Niccolò Ammaniti è ben consapevole delle tematiche care all’autore nonché delle ambientazioni che sono più vicine ed amate dallo stesso. Con “Anna” lo scrittore abbandona, almeno in parte, quelle argomentazioni che siamo soliti conoscere per abbracciare uno scenario dispotico e dunque prossimo agli scritti di quel genere.
Anno 2020, il mondo è stato raso al suolo dalla “rossa”, un virus letale a cui solo i bambini (finché restano tali) sono immuni; tutti gli adulti che ne vengono colpiti non hanno possibilità di salvezza, il loro destino di morte è inequivocabile. Anna Salemi è nata il 12 marzo 2007 da Maria Grazia Zanchetta e da Franco Salemi, Astor è suo fratello minore e come lei è sopravvissuto, almeno per ora, all’epidemia. Quando i genitori dei ragazzi muoiono, la giovane ha soltanto 9 anni mentre il piccolo 4. Palesi sono le sorti dei protagonisti di questo universo; allo sviluppo fisico e alla conseguente maturazione, segue inevitabile il decesso dettato da quell’agente patogeno che è già insito nei fanciulli ma che solo al raggiungimento dell’età adulta si manifesta. Vita stimata? Quattordici anni.
La ragazza vive alla giornata con la responsabilità del bimbo; ogni giorno infatti si avventura tra i resti di quella civiltà che è stata spazzata via alla ricerca, tra cadaveri e macerie, di viveri e beni di scambio, scampando agli agguati dei gruppi di bambini armati e senza remore, agli animali incattiviti dalla fame, fuggendo dagli sciacalli pronti a tutto pur di restare in vita, per poi fare ritorno dalla sua famiglia e cercare di fornire al giovane quegli strumenti necessari (quali il saper leggere) che, una volta solo (la sorella ha già tra i tredici e i quattordici anni), dovrà sfruttare per essere in grado di cavarsela in quella che è la loro realtà.
Pietro è un altro sopravvissuto, come la donna ha dovuto imparare ad esistere adattandosi e accontentandosi del mero fatto di non essere ancora stato vinto dalla “rossa” quindi non si stupisce della iniziale diffidenza della compagna. Tra i due nasce pian piano un rapporto di fiducia ma anche di affetto, per lei rappresenta il ritrovamento di quella che un tempo era la normalità nonché la scoperta del primo amore. Se in passato per la Salemi il silenzio era accogliente e quotidianità senza lui è opprimente, intollerabile. Il loro destino è segnato ma il giovane le ricorda che bisogna sempre credere in qualcosa e che perfino quest’ultima ha una ragione per cui lottare, un obiettivo che la sprona ad andare avanti e in cui confida. Persino coccolone, nonostante il suo passato di cane maltrattato e cresciuto nella violenza, è sinonimo di rinascita e di speranza per il trio.
Stilisticamente parlando il romanzo è preciso e lineare, è caratterizzato dall’immancabile penna di Ammanniti ed è capace di soddisfare la curiosità del lettore che, pagina dopo pagina, si immerge sempre più in questo universo rocambolesco e alla deriva. Seppur il testo abbia un inizio un po’ sottotono rispetto ai componimenti celebri del narratore, dopo la prima cinquantina di pagine riemerge dalle sue stesse “ceneri” per appassionare ed incuriosire chi legge tanto che diventa impossibile staccarsi dal medesimo.
La difficoltà che ho riscontrato è stata nell’associare la Sicilia alla catastrofe, nota che stona un po’ nella lettura, soprattutto nel suo principio. Probabilmente l’avrei ugualmente rilevata anche con altre location o chissà forse questa perplessità è stata dettata dall’assenza di un carattere di originalità in quelle ambientazioni ormai proprie del letterato, fatto sta per mio modesto giudizio il componimento avrebbe funzionato pur senza specificare nel dettaglio il luogo in cui le avventure di questi giovani eroi si sviluppano. Sarebbe stato sufficiente anche semplicemente individuarle, ad esempio, nello Stato di provenienza, né più né meno. Vero è anche che probabilmente lo stesso ha optato per una identificazione distinta per munirlo di concretezza, per far si che fosse percepito come tangibile.
Comunque, a parte queste piccole sfumature ed il mio scetticismo iniziale determinato dal fatto che tanti autori si sono conformati a queste acclimatazioni catastrofiche, “Anna” si fa amare e sentire, il lettore non è immune dal suo fascino ed anzi si fa accarezzare da questa esistenza precaria ed allo sbando.
Vi lascio con un breve incipit:

«Ma adesso il buio la soffocava, le premeva addosso, e in combutta con il silenzio la tramortiva. Ottuso e compatto, penetrava in ogni angolo, in ogni interstizio, in bocca, nei buchi del naso, nei pori della pelle. A volte calava così veloce che non avevi neanche il tempo di organizzarti, altre arrivava piano, si mischiava con la luce, insanguinava il sole e lo condannava a scomparire in fondo alla pianura. [..] Con il tempo imparò a non averne paura, ci si immergeva certa che ne sarebbe riemersa. [..] Nuvole o pioggia, freddo o caldo, il buio, prima o poi, perdeva la sua quotidiana battaglia con la luce»

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Commenti

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Bella recensione, Mian. Convincente al pari di quella, di Silvia, che l'ha preceduta: le vostre valutazioni sono diverse, ma le motivazioni sono molto ragionate... Tanto che in ciascuna delle due analisi si trovano anche i presupposti su cui si basa l'altra.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
15 Ottobre, 2015
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Grazie Rollo, di cuore.. Non sai quanto mi abbia fatto piacere leggere la tua opinione in particolare nella parte ravvisi in ciascuna delle nostre opinioni le valutazioni necessarie a fondare l'altra. Grazie infinite :-)
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