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Dietro la porta
 
Dietro la porta 2015-11-15 08:16:39 siti
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siti Opinione inserita da siti    15 Novembre, 2015
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I turbamenti del giovane Bassani

Avere la forza e il coraggio di contemplare il proprio cuore senza orrore è una tappa importante di crescita. Quanto tempo occorrerà per raggiungerla, quale prospettiva si aprirà avvicinandosi ad essa, quali delusioni e disinganni si vivranno, sono spesso i primi turbamenti che investono l’animo adolescenziale. Non sempre si giungerà a soluzioni facili, a letture univoche e potrà, con grande probabilità, accadere che la conoscenza di noi stessi venga a lungo rimandata, distanziata, dilatata forse perché l’imperfezione del nostro umano sentire non ci aggrada e il cammino percorso, seppur giunto a notevole punto, ci pare irrisolto e irrimediabilmente compiuto...

“Sono stato molte volte infelice, nella mia vita, da bambino, da ragazzo, da giovane, da uomo fatto; molte volte, se ci ripenso, ho toccato quello che si dice il fondo della disperazione. Ricordo tuttavia pochi periodi più neri, per me, dei mesi di scuola fra l’ottobre del 1929 e il giugno del ’30, quando facevo la prima liceo.”

“Dietro la porta”, opera del ’64, quarto “episodio” de “La storia di Ferrara”, giunto due anni dopo “Il giardino dei Finzi-Contini”, è una lettura godibilissima che immerge il lettore nelle atmosfere ferraresi giocate entro lo spazio chiuso del Liceo Guarini ( in realtà il Regio Liceo-Ginnasio
“Ludovico Ariosto”) e delle case private della buona borghesia inglobate dallo spazio aperto rappresentato dalla città richiamata nei suoi scorci più belli e importanti.

Il protagonista è il giovane Bassani celato dietro l’ennesimo eteronimo come in tutto il ciclo ferrarese. Riparata matematica, perso l’amico a causa della di lui bocciatura, in un clima di grande selezione culturale e sociale, il liceo- complice la Riforma Gentile del ’23 -accoglie quasi esclusivamente ragazzi provenienti dalla agiata borghesia,il ragazzo si presta, riunite le due quinte ginnasiali, a entrare in prima liceo.
Le atmosfere scolastiche descritte hanno il potere di rievocare in chi scrive, ma immagino universalmente, seppur nella differente ambientazione spazio- temporale, il ricordo dei tempi della scuola. L’anno scolastico si apre e si chiude in quei mesi a cavallo tra l’ottobre del 1929 e il giugno del 1930; la scuola ha il ruolo di formare la nuova classe dirigente e buona parte dei professori riescono ancora a mantenere, in una città fortemente fascista, il loro credo fermo e votato indissolubilmente alla ragione, allo spirito critico, al libero pensiero.
L’aula, i corridoi, gli spazi della scuola annidano relazioni nascenti: invidie, competizioni, posizioni sociali, appartenenze a differenti credo religiosi, pregiudizi, false credenze su se stessi e sugli altri rappresentano la sottile corda che l’adolescente funambolo deve percorrere mantenendosi in equilibrio precario, a forte rischio di caduta.
Le scelte operate per mantenere tale equilibrio aprono profonde lacerazioni dell’animo e mettono a nudo qualità e/o difetti del carattere sentiti come tremendamente insuperabili. Stare dietro la porta come il protagonista, non uscire allo scoperto, valutare il proprio e l’altrui comportamento senza chiarire e senza scoprire le carte a viso aperto, è qui sinonimo di mancanza di coraggio, di viltà, di ignavia. È la prima prova cui si imbatte un giovane che, mentre si rende conto dei propri limiti, intesse faticose relazioni interpersonali con i coetanei. In nuce presenti: arrivismo, falsità, ipocrisia, competizione, identità emotiva e sessuale in divenire e tutto sommato le basi formative dell’adulto che si sarà ( il difetto privato pare coincidere con buona parte dei cliché rappresentativi degli ebrei). L’essere ebreo in questo percorso formativo, sebbene nell’opera si accenni soltanto alla questione, deve aver avuto la sua importanza e i ruoli stessi dei tre ragazzi maggiormente coinvolti nella vicenda : Carlo Cattolica ( bravissimo studente e cattolico appunto), Luciano Pulga ( figlio di un medico in ristrettezze economiche) e lo stesso giovane Bassani ( figlio di un agiato medico ebreo che non esercita perché vive di rendita) lo confermano.


È però anche la riflessione matura di un uomo che continuando a stare dietro la porta, asseconda il suo temperamento schivo preferendo alla superficialità di innumerevoli e ingrati rapporti interpersonali ,il senso di una profonda ma rara vicinanza.

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Il giardino dei Finzi-Contini
I turbamenti del giovane Torless
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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Ciao Laura.
Commento molto bello e interessante.
Non ho letto il libro, ma, conoscendo altre opere dell'autore, ho l'impressione che i testi di Bassani compongano tanti tasselli che costituiscono un solo grande mosaico, con lo scrittore protagonista o/e osservatore, nel suo tempo e nei suoi luoghi, un po' come per Modiano, Lalla Romano e altri (più di quanti si creda). Questo aggiunge fascino .
Bellissimo commento, Laura. Non ho letto questo libro, ma ho amato moltissimo Il giardino dei Finzi Contini.
mi associo a Emilio ed Anna Maria; commento esaustivo ed importante per far conoscere un autore a volte dimenticato...
Ottimo commento. Giorgio Bassani è scrittore di grande sensibilità.
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siti
16 Novembre, 2015
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Ciao Emilio,
grazie per il commento che sottolinea proprio la peculiarità del grande Bassani che scrive di sé, del suo tempo, dei suoi luoghi con rara armonia.
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siti
16 Novembre, 2015
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Anna Maria, non perderlo, seppur minore rispetto al più noto, è veramente gradevole. Ciao
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siti
16 Novembre, 2015
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Grazie Silvia
In risposta ad un precedente commento
siti
16 Novembre, 2015
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Sì Rollo, leggerlo è sempre edificante.
8 risultati - visualizzati 1 - 8

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