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Fervore
 
Fervore 2016-02-12 22:41:10 siti
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
1.0
siti Opinione inserita da siti    13 Febbraio, 2016
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UN GRIDO SCOMODO E RIPUGNANTE

Nei pressi di Camerino, nelle Marche, Renacavata ospita un convento la cui storia è strettamente legata agli inizi dell’ordine cappuccino. Qui i vuoti della terra,dovuti all’estrazione della pietra arenaria, vengono riempiti da “pietre vive”, giovani che sentono la vocazione e si dedicano al noviziato cui seguiranno, dopo un periodo minimo di un anno, i voti temporanei e le professioni solenni.
Emanuele è uno di essi: smetterà l’abito sei anni dopo la sua prima scelta compiuta a diciannove anni.
Il libro è proprio il resoconto del noviziato, il ricordo lo cristallizza in accezione negativa. A distanza di vent’anni l’esperienza viene consegnata al lettore epurata appunto da quel “fervore” che la animò e tutto è ridotto a pura contingenza:
“Ci avevano trascinati lì, nel convento di Renacavata, un sogno fatto di necessità (...)Tu arrivavi dai tuoi diciotto anni, da una terra che avevi abbandonato per precipitare in un convento(...) Eri scappato via. Avevi lasciato tua madre e tuo padre, avevi lasciato la tua terra per andare ad abitarne una ignota, spinto da un fervore che improvviso ti aveva invaso. Non potevi sostenere il nulla, l’ingiustizia.”

Se gli intenti sono dei migliori, il risultato a fine esperienza consegna un uomo che fa del suo fallimento un grido scomodo e ripugnante consegnando il suo credo in ottica rovesciata. Tutto è ridotto a “sacra rappresentazione”, a inversione, a profezia devastante:
“Eravamo capodogli destinati all’olio lucente, non pesci da frittura. Ci avrebbero dovuto fiocinare e spremere per fare luce. Invece avremmo spruzzato un nero di seppia, avremmo fatto buio nel mondo con quelle inutili macchie di paure.”
Solo pochi barlumi di serenità, di speranza e un congedo ad un mondo fuori dal mondo. “Essi non son del mondo, siccome io non son del mondo” Giovanni 17, 13-15
Leggerlo? Apprezzarlo? Disprezzarlo? Tutte e tre le azioni mi hanno animata. Cosa resta?
Un profondo malessere per un’esperienza che immaginavo più edificante e che mi aspettavo di leggere, non conoscendo l’autore, declinata in toni più teneramente memorialistici, non certo dissacranti.

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Ciao Laura.
Mi spiace sia incappata in questo libro. Personalmente divento sempre più diffidente verso questa marea di libri 'nuovi' che inondano le librerie. Se vi è qualcosa di veramente buono, come individuarlo ?
siti
13 Febbraio, 2016
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Ciao Emilio, questo faceva parte della selezione propostami dal sito. Pensavo, visto il mio interesse verso l'aspetto memorialistico, che qui ci fosse pane per i miei denti; avevo letto sull 'autore una dicitura che lo inquadrava come una delle voci più interessanti del panorama italiano già dal suo esordio...insomma lo leggo e non piace. Non cerco per forza alta letteratura ma il mio gusto si appaga solo con essa. Non ammetto in genere il gusto del brutto, si può dire tanto anche degli aspetti meno belli della vita con una scrittura fine e soave, arriva meglio al cuore, scuote le coscienze, amplifica i significati, rimane nel tempo.
Però la metafora dei capodogli sembra avere un suo perché...
Ciao Laura, molto bella la tua recensione, hai centrato sicuramente il senso di questo libro con belle parole, hai riportato forse alcune delle parti più bellline di questa storia. Hai espresso quello che anch'io penso di questo romanzo.
Complimenti
Saluti
Riccardo
Quando si legge, soprattutto quando si legge molto, non è difficile incappare in qualche fregatura. Dispiave soprattutto per il tempo perso.
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siti
15 Febbraio, 2016
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Ciao Cristina, il testo zampilla metafore che potrebbero anche avere una loro ragione intrinseca, eppure a me una scrittura del genere non trasmette nulla.
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siti
15 Febbraio, 2016
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Ciao Riccardo, grazie. Spero la selezione da me operata sia fedele al testo nella sua essenza, ad ogni modo ciò che mi ha lasciato è quanto espresso nella recensione.
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siti
15 Febbraio, 2016
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Ciao Renzo, sai che ho sempre buone scorte alle quali attingere.Coi classici poi non si rischiano fregature, anzi si affina il gusto ma si riducono le possibilità di apprezzare altro. Eppure sto per leggere un altro contemporaneo italiano...vedremo l'effetto che fa.
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