Dettagli Recensione
"...essere degni, senza retorica e senza paura."
Mi sono imbattuta in questo libro qualche giorno fa, mentre sostavo davanti alla libreria del salotto in cerca di qualche lettura serale che mi esentasse dall’ ormai fatica di guardare per più di dieci minuti un programma televisivo. “Quello è bellissimo, te lo consiglio!” è stata la battuta di mia mamma non appena ho preso in mano Fai bei sogni, di Massimo Gramellini.
E’ proprio vero che le mamme hanno sempre ragione: me lo sono divorato in tre giorni!
Al centro della narrazione ci sono le paure, i pensieri e le vicende di un bambino che perde la mamma a nove anni e che solo quaranta anni dopo viene a conoscenza di come essa sia davvero morta. Il bello di questo libro è che grazie allo stile fluido e scorrevole, fin dalle prime pagine ci si sente amici del protagonista, che con noi sembra quasi confidarsi. Il velo di tristezza che traspare dalle parole è talmente forte che anche chi non ha vissuto un’ esperienza come quella del protagonista soffre con lui.
“Un libro sulla morte” è quello che si potrebbe pensare dopo la lettura delle prime pagine. Bè, bisogna ricredersi quasi subito: il tema di questo romanzo è senza dubbio la forza, forza intesa nella sua forma più nobile, come consapevolezza e maturità. E’ quando percepisci che tale forza va crescendo nel protagonista pagina dopo pagina che non riesci più a staccarti dal libro e finisci per sfruttare ogni minuto libero per leggere qualche paginetta in più: hai bisogno di questa forza perché profuma di riscatto e di speranza.
E’ un libro coraggioso nel quale l’ autore mette completamente a nudo i suoi sentimenti, un libro che pochissimi sarebbero in grado di scrivere senza fare la figura delle vittime e attirare su di sé sentimenti di pena o compassione. Nonostante la tristezza infinita che si prova nel “veder” crescere questo bambino senza una mamma e con un padre orso chiuso in sé stesso, la sensazione che questo libro regala è positiva perché si assiste, o meglio si partecipa, ad un percorso di crescita.
La morte precoce di una mamma è vista come un’ enorme ingiustizia dal protagonista bambino che soltanto una volta adulto riesce ad affrontare (da bambino e adolescente era solito dire a tutti che sua mamma era molto impegnata, sempre in viaggio per lavoro).
E’ molto intensa (e ammetto di averla letta con un fazzoletto stropicciato nella mano) la lettera di risposta ad un lettore de Il Giorno in cui scrive che forse la vita non è altro che un corso di addestramento da affrontare con il sorriso. Tutti nasciamo con un progetto da compiere e c’ è chi lo esaurisce più rapidamente degli altri. Ecco che il protagonista riesce finalmente a mettere da parte le incomprensioni e le recriminazioni per accettare che "tutto ciò che ci succede è sempre giusto e perfetto". Quanto coraggio ci vuole per pronunciare queste parole?
Fai bei sogni è un libro sulla paura di conoscere la verità e sulla solitudine. E’ impossibile non immedesimarsi in questa storia, non sentire almeno una volta la voglia di abbracciare quel ragazzino solo e perennemente inadeguato. Impossibile infine non soffermarsi sulla pagina del giornale di quarant’anni prima, quella in cui la verità viene a galla e con essa il fatto che in realtà lui l’ aveva sempre saputa, saputa e messa in un angolino del cervello, perché troppo brutta per essere affrontata.
La mia conclusione è che nonostante l’ argomento sia delicatissimo e sia facile sfociare nel vittimismo e nella banalità, i libro risulta essere toccante ed emozionante e a tratti anche ironico; bellissimo anche lo stile del racconto in prima persona, autobiografico e reale.
La morale che se ne trae è un incoraggiamento fortissimo: solo accettando la verità e il dolore che ne consegue possiamo essere liberi e davvero vivi. E’ importante accettare le nostre disgrazie perché anche loro ci hanno donato qualcosa, e imparare a convivere con i limiti che la vita ci ha posto senza lasciarsi soccombere da essi.