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Il giro del miele
 
Il giro del miele 2017-02-22 15:40:13 68
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68 Opinione inserita da 68    22 Febbraio, 2017
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Focolare smarrito e ricerca di una identità

Davide e Giampiero attraversano una fredda e lunga notte alimentando le braci di un focolare ( simbolo famigliare ) tra affetti forgiati dal tempo e crudeltà di destini dissolti, ricercando risposte e chiarezza nel groviglio di due vite complesse.
L' oggi per Davide ha un volto tumefatto, un mondo dove niente ha un senso, abbrutito e sbriciolato dall' alcool e da un matrimonio ( con Silvia ) estintosi dopo lunga agonia, tentativi di rinascita e molteplici fallimenti lavorativi. Una vita distrutta ed autodistrutta, laddove il caso avverso, un passato famigliare sofferto ( la morte della madre in tenera età, il rapporto freddo con un padre incapace di tenerezza, la sostituzione della sorella alla figura materna ) e la propria testardaggine hanno azzerato qualsiasi certezza e speranza.
Oltre ogni dolore insopportabile si respira un desiderio autodistruttivo, non resta che una richiesta di aiuto rivolta a chi ci ascolta e ci conosce da sempre.
E sì che per un certo periodo sembrava che tutto potesse funzionare. Davide e' sempre stato un ragazzo semplice, la faccia pulita, le spalle e le mascelle larghe, un po' ingenuo e per questo snobbato dalle ragazze, fragile, quello che le signore anziane chiamano " figliolo " o " giovanotto ". Da sempre è stato innamorato " della " Silvia, bellissima, indipendente, un po' scostante, che si era sempre sentita sbagliata nel posto sbagliato, figlia di una famigliarità turbolenta e negata negli affetti più cari, spiccatamente autolesionista, in fondo così sola, desiderosa di calore, protezione e della intimità di un focolare domestico.
La loro storia, l' innamoramento, il matrimonio, la condivisione, l' accudimento, una certa aria di casa e di famigliarità protratta, poi i problemi lavorativi, la progressiva solitudine affettiva, le perdite, il dolore, la rabbia, la rinuncia, la mancanza di un figlio, tutto si costruisce sul fallimento ( in primis lavorativo ) ed isolamento autodistruttivo di Davide, emblematiche quelle arnie che andavano accudite, controllate, riscaldate, non abbandonate perche' a rischio distruzione, come l' incuria in cui si era spento il proprio matrimonio.
In parallelo scorre la storia di Giampiero, sposato con Ida, da sempre la donna della sua vita, padre putativo di Davide, a lui sentimentalmente legato, una esistenza da falegname ( all' ombra del padre di lui ) prima di scelte azzardate e di quell' incidente che lo ha menomato nel corpo e nell' animo e che nasconde segreti, inganni, verità sottese.
I due si conoscono da sempre, si annusano, si squadrano, si temono, quasi fossero fiere selvagge, sanno dell' altro più di quello che danno ad intendere, anni orsono si sono scelti e si vogliono ancora bene.
La vita si fa complessa e di difficile indirizzo, le cause stanno ( oltre che nella realtà priva di sbocchi ed opportunità) in una infanzia silente, solitaria, anaffettiva, esclusa dalla socialità e deviata da un percorso agognato. Ostacoli insormontabili intralciano un cammino tortuoso, spesso si cade e ci si perde, senza la forza e la possibilità di rialzarsi. Attorno solo solitudine, nessuna mano tesa a salvarci.
Davide ed Ermanno continuano a confrontarsi sui temi della vita e quello che odono non piace a nessuno dei due, e' rabbia, rimpianto, disperazione, solitudine. Un flusso ininterrotto di emozioni e sentimenti, riconoscendo colpe e condanne con una assoluzione improbabile.
È una storia di intimità senza vincitori né vinti, ognuno lo è, in parte, con i ritmi di una narrazione incalzante che segue i personaggi in un flusso di forza emotiva e silenzi protratti ma parlanti, momenti di attesa e pezzi di storia mancanti, interrotti, ripresi e sovrapposti secondo angolature diverse.
E' un racconto che si avvale di dialoghi fitti, struggenti, anche di situazioni crude, violente, ma sempre entro confini che definiscono i personaggi. Non mancano momenti di lirismo, laddove gli elementi del quotidiano, incastonati nella semplicità di vita e relazioni, si accompagnano a descrizioni di paesaggi, natura, figure tra il reale e l' onirico ( la lince ) ed oggetti con significati anche simbolici ( il coltello custodito da Silvia, usato nel quotidiano ma simbolo del male presente e da tenere sotto controllo ) che sono parte integrante e significativa della vita dei protagonisti .
Un libro sulla complessita' delle relazioni, e sulla loro indefinitezza, sulla difficolta' di un dialogo profondo e sincero con noi stessi, ancora adolescenti ed egoisti ( affettivamente ), e con gli altri, anime controverse, bugiarde, deboli, irrisolte, ma capaci di slanci di profonda umanità e con un forte desiderio di autonomia e riconoscimento.
Spesso la fuga dalla crudelta' del reale si rivela inutile e disperante, autodistruttiva, allora l' abbraccio con i pochi affetti rimasti, semplici gesti ( racchiusi nella propria memoria ) e i sapori della quotidianità possono divenire medicina salvifica.
Ed allora ... " tu vai a bussare agli alveari, uno per uno, batti dei colpetti leggeri: le famiglie normali ti risponderanno con un ronzio basso, breve, le famiglie orfane, invece, con un ronzio disordinato, lungo e lamentoso. Se una famiglia è orfana devi trovarle per tempo una regina. Poi, spera che non ritorni il gelo, adesso che viene primavera..."
Un romanzo ben scritto, mai banale, che affronta tematiche della contemporaneità di una provincia agricola emiliana con importanti problematiche lavorative, di precarietà, disagio giovanile, emigrazione urbana, insieme ad interrelazioni complesse, scontri generazionali, al tramonto della famiglia, alla ricerca di un focolare ( la propria memoria storica ) sempre alla larga da stereotipi e banalità e con una sorprendente intimità di fondo, alternando cruda fisicità descrittiva a tocchi di velata poesia.









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