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Magari domani resto
 
Magari domani resto 2017-04-27 09:42:45 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    27 Aprile, 2017
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Andare o restare?

Affrontare queste pagine significa lasciarsi inebriare dal profumo di salsedine, dai colori del mare al chiaro di luna e dalle note della musica di Pino Daniele. Ma anche dall’odore di fritto che entra dalla finestra, dalle urla dialettali che risuonano nei vicoli bui dei Quartieri Spagnoli, dalla miseria di una vita che a volte sembra offrire proprio poco. Napoli non è solo sfondo ma assume un ruolo centrale in questa storia, con le sue ombre e le sue luci. Come la protagonista, che le contraddizioni le incarna già nel nome: Luce Di Notte.

Luce è una “femmena” vera. Dove la femminilità non si misura dalla taglia di reggiseno ma dalla forza e dalla tenacia con cui lotta per sé e per i suoi cari, difendendo i propri principi, senza farsi mettere i piedi in testa. Spigolosa, schietta, indipendente. Corazzata con uno scudo di ironia per difendersi dalle tante difficoltà che la vita le ha già presentato.
Ma un giorno puoi alzarti e sentire che la vita da indossare è davvero troppo, troppo stretta. Un lavoro poco gratificante come galoppina di un avvocato viscido e trafficone. Un uomo con cui credevi di poter condividere il futuro e che invece se n’è andato, lasciandoti sola. Allora, forse, non sarebbe meglio prendere il coraggio a due mani, mandare tutto all’aria e andarsene all’inseguimento di sogni e avventure?

“Tu vuò 'na vita avventurosa, un lavoro appassionante, vuoi che nessuno ti dica mai cosa fare. Nun ce sta niente 'e male a combattere per essere felici. E' solo che ho paura che, mentre tu stai qui a lottare contro tutto e tutti, la vita ti sfili via di mano.”

Luce è alle prese con una scelta. E proprio mentre riflette, facendo riaffiorare brandelli di passato, nella sua vita entrano un cane trovatello, una rondine dall’ala spezzata, un vicino di casa paraplegico con cui condividere il pranzo e un bambino eccezionalmente educato, conteso da un padre camorrista e da una mamma volgare ma affettuosa, che combatte con le unghie per proteggerlo dalla delinquenza.
Ma allora sono davvero quelli che fuggono i più coraggiosi? Forse il coraggio invece sta proprio nel restare. Nel faticare ogni giorno con onestà. Nell’aggiustare le cose. Nel vivere la propria piccola, e a volte noiosa, esistenza, tra sbadigli e abitudini intervallate da qualche attimo di inaspettata bellezza e profonda emozione.

“Ci proviamo tutti a spiccare il volo, per poi, la sera, ripararci sotto le pergole dei nostri piccoli gesti quotidiani. Essere abitudinari non è così da sfigati. I bambini sono abitudinari. E i cani. Il meglio che c’è in giro”.

Lorenzo Marone ci regala ancora una volta un personaggio di grande forza empatica, di quelli che sanno fare breccia nel cuore perché, anche se eccentrici e un po’ sopra le righe, sanno parlare di noi. Perché nel groviglio di dubbi e incertezze, di finte corazze e debolezze, ci possiamo specchiare tutti. E quel senso di insicurezza e indecisione nell’indossare la propria vita non è una sensazione del tutto sconosciuta. Lo fa con la sua cifra stilistica. Orchestrando un coro di personaggi che ci raccontano le proprie storie, parlandoci di vita, di famiglia e di scelte. Filosofeggiando un po’, con tante digressioni e aforismi con cui a volte si fa prendere un po’ troppo la mano. Ma soprattutto, con una penna ricca di disarmante sincerità e tanta, tanta ironia.

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