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Cronache di poveri amanti
 
Cronache di poveri amanti 2017-06-21 13:22:59 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    21 Giugno, 2017
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Il piccolo universo di Via del Corno

Protagonista assoluta del romanzo è la piccola e insignificante Via del Corno, una stradina corta e stretta che sembra rappresentare un mondo a se stante nella magnifica bellezza della Firenze anni Venti. In questi cinquanta metri di svariata umanità si incrociano storie d'amore e miseria, di politica e denaro, di contrasti e amicizia. Le finestre hanno gli occhi, i muri le orecchie, ogni cosa diviene pretesto per chiacchiere, beffe e maneggi. Il tutto in un clima reso cupo e soffocante dalla povertà e dall'opprimente e costante presenza del regime fascista. Tuttavia niente sembra riuscire ad intaccare la stramba vitalità della via e dei suoi abitanti, espressione dei diversi ceti sociali, dei tanti stili di vita e delle varie visioni politiche. Aurora, Milena, Bianca e Clara sono i quattro angeli custodi, ragazze in fiore alle prese ognuna con il suo amore tormentato. Maciste, Ugo e Mario sono i sovversivi comunisti che operano nella clandestinità opponendosi alla dittatura. Carlino e Osvaldo sono invece i camerati, le camicie nere che tutti disprezzano ma verso i quali dimostrano il rispetto derivante dalla paura. Il ciabattino Staderini è il gazzettino della via, Nanni la spia, Nesi padre e figlio gli affaristi senza scrupoli. A controllare tutti, dall'alto della sua finestra, c'è poi "La Signora", un'anziana ricca e stravagante dal passato torbido e dal presente quanto meno equivoco, che conosce i segreti di tutti i cornacchiai e spesso e volentieri influisce sulle fortune e sulle sventure dei vicini. Le esistenze e le peripezie di questi e di altri svariati personaggi si intrecciano e si dipanano in un susseguirsi di avvenimenti ora lieti ora tristi, di emozioni forti, risate e lacrime, tutto narrato dal grande talento di un autore capace come pochi di raccontare i sentimenti umani e le vicissitudini della vita con una penna delicata e suggestiva. Immancabilmente la politica ha un ruolo di primo piano nel romanzo. Pratolini come sempre ha un occhio di riguardo verso le fasce più povere e più esposte alle ingiustizie, alle angherie e ai soprusi di una società spietata e materialista. A fare da scenografia alle bellissime pagine del libro c'è poi la storia italiana di inizio Ventennio, quando l'opera degli squadristi contribuisce a consolidare la dittatura e di contro organizzazioni clandestine legate alla sinistra proletaria operano nella clandestinità per provare a metterle il bastone tra le ruote. Ne viene fuori un affascinante spaccato di umanità che scatta una precisa istantanea di un paese diviso tra fascisti, sovversivi e gente che non sa da che parte schierarsi, dove il regime prende il sopravvento ma deve sempre fare i conti con gli oppositori e dove il clima avvelenato e cupo non impedisce alla gente di lottare, amarsi, ridere e, in altre parole, vivere. "Ma voler dire con questo che la strada ha perduto il suo buonumore, il gusto della cianata, significherebbe forzare la verità. Teniamo invece presente che la vita deve essere vissuta ora per ora, un giorno dopo l'altro, e settimane e mesi ed anni si rincorrono. E al cuore, vi sono mille modi per mentire. (Noi diciamo spesso cuore, ma è coscienza che intendiamo). Perciò, chi si fosse fatto un'idea dei cornacchiai schiacciati sotto il peso della dittatura, si ricreda. Non v'è stata mai, in Via del Corno, tanta bizzarria come adesso. Il piacere del pettegolezzo, della becerata e dell'intrigo infuria. È come se una volta per tutte, definitivamente, si fossero abbassate le saracinesche ai due ingressi della strada e si fosse detto buonanotte al resto dell'umanità".

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Commenti

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Bel commento Enrico, ricordo che ventenne mi piacque molto, ora scopro di non ricordarlo più. Mi sa che è tempo di iniziare la temuta lista dei libri da rileggere, e dico temuta perché bramo l'ignoto assoluto.
Che bella segnalazione Enrico, non conoscevo il libro, me lo segno!
Federica
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