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Una "via Crucis" adolescenziale
Piergiorgio Paterlini edita con Einaudi Bambinate. Splendida ed angosciante è la storia di un gruppo di adolescenti negli anni Sessanta nella Bassa Padana, che si accaniscono con crudeltà contro il soggetto più fragile. L’io narrante è connivente, non interviene ed assiste.
Il povero ragazzo (Semo), Denis è un piccolo Cristo trascinato nel Golgota. Emerge la ferocia del branco, così come l’assenza degli adulti che ritengono il comportamento dei ragazzi, “bambinate, appunto, mentre possono invece distruggere una vita. In una sovrapposizione tra passato e presente, rivive per l’io narrante una via crucis a distanza di cinquant’anni. Con un linguaggio duro, terso, particolarmente efficace, l’autore smaschera l’immagine zuccherosa dell’infanzia, così come fece Golding ne Il signore delle mosche esprimendo nell’imbarbarimento dei ragazzi sull’isola il ritorno ad uno stato di natura che abbatte ogni morale: quel male atavico che sgorga dall’indifferenza nei confronti del dolore prodotto dalle proprie atrocità. I bambini crudeli sono divenuti uomini indifferenti. Quando il ragazzo che nel Venerdì Santo insieme ai personaggi della tradizione aveva rappresentato Pilato, torna al paese scopre che tutto è rimasto come quel giorno. Semo incarna ancora quel Golgota dell’innocenza, i cambiamenti hanno intaccato solo la superficie e i bambini feroci sono uomini rancorosi e sconfitti. La resa dei conti è crudele come un tempo fu spietato il gioco. Il protagonista riporta a galla il dolore annidato al fondo di infanzie perfette dove si è vittime o carnefici. La chiave narrativa è proprio la via crucis e la passione di Cristo. La metafora religiosa e un complesso rapporto con il Dio cattolico innervano il libro, inquietante e profondo.