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Gli aspetti irrilevanti
 
Gli aspetti irrilevanti 2018-09-17 18:20:19 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
4.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    17 Settembre, 2018
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La varia, ordinaria umanità

Ventitré ritratti di altrettante persone comuni, che diventano individui irripetibili in virtù dei loro aspetti irrilevanti.
Credenze, convinzioni: “Pensa, con ostinazione, che il mondo vada avanti grazie a un tacito patto tra gli esseri umani consistente nel prendersi in giro reciprocamente, secondo le diverse professionalità. Dunque, ha concluso che la professionalità altro non è che un arte del raggiro”.
Ostentazioni singolari: “Non è mai entrata in menopausa, ma non l’ha mai detto a nessuno, per non apparire una cosina strana. Quando il suo ginecologo le ha chiesto: 'Secondo lei perché non è mai entrata in menopausa?' lei ha risposto soave: 'Perché non mi interessava' ”.
Abitudini, passioni: “Il mondo, d’altronde, lo conosce perlopiù attraverso le testimonianze dei tassisti, dal momento che non guarda la televisione, non legge i giornali, detesta i libri, non parla con nessuno se non di partite a carte, appartamenti disponibili per giocare a carte, errori imperdonabili dei giocatori, sigarette, posaceneri colmi che vanno svuotati con urgenza, marche di whisky e tradimenti estemporanei compiuti dagli amici, cioè i giocatori d’azzardo”.
Tic e manie, fobie: “Preferisce la piscina. Anche se l’affronta con una certa tensione perché ha creduto alle parole di un bambino che gli ha riferito che in questa piscina, ogni tanto, si trovano le meduse”.
Pensieri distorti, inadeguatezze: “L’altro ieri ha visto, vicino a un tombino, due topi che amoreggiavano. Non ha paura dei topi, dice, ma della vita borghese”.
Aspetti che possono mutare persino in caratteristiche strutturali: “Un ultimo aspetto irrilevante, ma non secondario: non morirà mai”.
Eccoli, gli aspetti irrilevanti: combustibile di un microcosmo vario e infinitamente popolato, al punto che tutti potrebbero trovarvi posto.

Si sa che Paolo Sorrentino (regista e premio Oscar per il film “La grande bellezza”) non disdegna incursioni nel mondo della narrativa, dove trasferisce il suo personale modo di raccontare l’essere umano. Il libro in commento si pone in questo solco. Ma il risultato non è omogeneo: sulla metà dei soggetti presentati pesa un approccio umoristico che li riduce a caricature, personaggi fantozziani, mal collocati tra ritratti di spessore.
Di questi ultimi, tre sono assolutamente imperdibili:
Elsina Marone, che ha fatto dell’impercettibile movimento d’anca il suo personale strumento di scalata sociale: da ragazza semplice del ferrarese a grande imprenditrice nel settore delle birre, sino alla cittadinanza del Principato di Monaco e all’amicizia, lei dice, con il Principe Ranieri. La vecchiaia impietosa non le impedisce di catturare, con sapienza accumulata negli anni, l’interesse di un giovane pilota di Formula Uno in convalescenza dopo un incidente;
Valerio Affabile, camorrista di manovalanza, specializzato nello strangolare a mani nude gli avversari del proprio clan. Ora che è condannato all’ergastolo, compone struggenti pezzi di musica napoletana, che però suonano soltanto nella sua testa: non ritiene dignitoso, per un affiliato di camorra, mettersi a cantare in cella (che tra l’altro divide giorno e notte con un brigatista pateticamente irriducibile). E’ sua, probabilmente, la battuta più bella del libro: quando un giovane carcerato osa domandargli come si fa a strangolare una persona a mani nude, Valerio Affabile lo guarda per qualche secondo, per poi rispondere “Con la perseveranza”;
infine Peppino Valletta, musicista e cantante di piano bar, che trascina le proprie estati in ambienti che non gli interessano; perché, alla fin fine, vede la sua mediocrità intonarsi benissimo con quella delle tristi figure che popolano i locali notturni. Il riscatto è nelle poche ore che condivide con suo figlio Antonio, disabile psichico, frutto di un occasionale rapporto consumato al termine di una notte di lavoro. In fondo, Peppino Valletta, nel suo ritratto struggente e malinconico, ha qualcosa di Tony Pisapia (il cantante “confidenziale” interpretato da Toni Servillo nel primo film di Sorrentino, “L’uomo in più”) e di tutte le analoghe figure partorite dal regista napoletano… come di quelle che l’autore potrebbe ancora partorire, dato che la sua vena ispiratrice – quando si tratta di delineare crooner dal futuro problematico e irrilevanti emuli di Fred Bongusto che lottano per la quotidiana sopravvivenza – sembra inesauribile.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
"Hanno tutti ragione", dello stesso autore, ma soprattutto si è divertito con0 i primi libri di Paolo Villaggio sul ragioniere Ugo Fantozzi.
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Commenti

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Titolo interessante, bella e divertente la tua carrellata di "tipi" umani... Ciao Rollo!
kafka62
18 Settembre, 2018
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Bella recensione, Rollo. Ho letto anni fa "Hanno tutti ragione", e ho trovato il Sorrentino scrittore per nulla inferiore al Sorrentino regista.
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