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Il treno dei bambini
 
Il treno dei bambini 2020-02-04 12:10:54 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    04 Febbraio, 2020
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..perché gli abbracci non sono arte nostra..

Il treno dei bambini si muove lungo i binari della memoria, attraversa spazi popolati di ricordi che si affacciano riflettendosi sui finestrini mentre il treno corre e punta dritto al cuore.
E ci arriva al cuore.. almeno al mio. Perché al centro della storia c'è il rapporto tra una madre e il proprio figlio in cui ho potuto facilmente immedesimarmi.
Forse perché è tipico del meridione, e leggendo il libro ne rimango sempre più convinto: sono tanti gli aspetti che distinguono un meridionale da un settentrionale, uno di questi credo sia proprio il rapporto madre-figlio, basato su un sentimento di amore allo stato grezzo, quasi primitivo oserei definirlo, essenziale e scarno nelle sue esternazioni, un amore fortemente protettivo ed esclusivo che considera una potenziale minaccia qualsiasi intrusione proveniente dal mondo esterno nel suo guscio avvolgente.
E Antonietta, madre di Amerigo Speranza, ricalca fedelmente questo stereotipo: vivono entrambi in un 'basso' dei quartieri spagnoli di Napoli, in cui la miseria regna sovrana e l'ombra della seconda guerra mondiale appena terminata ancora aleggia tra i cuori della gente.
Non è facile per Antonietta mantenere suo figlio, tanto più che il padre sembra sia partito per l'America e chissà se un giorno tornerà: Amerigo questa speranza se la porta sempre dietro, anche nel cognome.
Nel frattempo Amerigo cresce tra le strade del suo quartiere, recuperando pezze logore che sua madre rattopperà per poi rivenderle al mercato; a scuola non ci va più, 'la maestra teneva la scucchia e parlava con la zeppola in bocca e a chi la sfotteva gli arrivava una scoppola sulla testa. Io in cinque giorni ne ho avute dieci'.
Non sa ancora leggere e scrivere ma sa contare fino a 100, tanto gli basta per il gioco che più gli piace, quello di contare le scarpe dei passanti: "Guardo le scarpe della gente. Scarpa sana: un punto; scarpa bucata: perdo un punto. Senza scarpe: zero punti. Scarpe nuove: stella premio. Io scarpe mie non ne ho avute mai, porto quelle degli altri e mi fanno sempre male."
Quel giorno Antonietta è più taciturna del solito mentre lo accompagna .. dove? E' una sorpresa, "dice che è per il mio bene. Invece ci sta la fregatura sotto, come per i pidocchi. E' per il tuo bene, e mi ritrovai con il mellone'.
E aveva ragione Amerigo. Dopo qualche giorno, si ritrova insieme a tanti altri bambini come lui su un treno direzione Nord Italia, dove verranno affidati a diverse famiglie che si prenderanno cura di loro a proprie spese, offrendo loro una casa, l'affetto di una famiglia e la possibilità di frequentare scuola o imparare un mestiere.
Un treno speciale, il treno dei bambini. Una lodevole iniziativa del partito comunista messa in atto tra il 1945 e il 1952, quando il comunismo in Italia era un'ideale non ancora degenerato in ideologia corrotta da interessi e compromessi politici, che in nome della solidarietà tra compagni e compagne delle varie regioni di Italia si proponeva di garantire un'opportunità di maggior benessere ai bambini provenienti dalle famiglie più disagiate del centro-sud Italia.
Amerigo però tutto questo non lo sapeva; e neanche Antonietta poteva immaginare quale sarebbe stato il destino di suo figlio, tanto più che le voci del popolo non erano proprio incoraggianti: "Ognuno dice una cosa diversa: chi sa che ci venderanno e ci manderanno all'America per faticare, chi dice che andremo in Russia e ci metteranno nei forni, chi ha sentito che partono solo le creature malamenti e quelle buone se le tengono le mamme, chi non se ne fotte proprio e continua come se non niente fosse, perchè è ignorante assai."
Sicuramente però se Amerigo fosse rimasto lì con lei il suo destino sarebbe stato più che certo e simile al suo, un destino di fame, povertà e sofferenza.
Per questo Antonietta non ci pensa due volte e non ha dubbi quando accompagna il suo Amerigo in stazione; lei resta giù, insieme alle mamme degli altri bambini, in attesa che il treno parta, gli ha lasciato solo una mela da mangiare durante il viaggio, nient'altro perché ci penseranno i suoi nuovi genitori a prendersi cura di Amerigo, la sua nuova famiglia. Amerigo le lascia invece un abbraccio e lei resta sorpresa, 'perché gli abbracci non sono arte nostra'.
Già.. gli abbracci, le parole di conforto, un bacio o una carezza... non è 'arte' per una madre come Antonietta: l'amore c'è, ed è anche grande, Antonietta sarebbe disposta a tutto per il bene di suo figlio, ma è un amore concreto che si palesa nei fatti e non nelle 'smancerie', come se quelle potessero sminuirlo.

-Perchè? Chi ti manda via ti vuole bene?
-Amerì, a volte ti ama di più chi ti lascia andare che chi ti trattiene.

Un sentimento di amore austero, rigido, forse perchè temprato da una vita fatta di stenti e di privazioni, tanto da impoverire, riducendoli all'essenziale, anche i sentimenti: un amore involutivo, rimane arginato nel cuore e mai manifestato.
Ben diverso da quello che Amerigo sperimenterà in Emilia Romagna, dove verrà affidato alle cure di Derna, di sua cugina Rosa e del marito Alcide con i tre figli Rivo, Luzio e Nario (che se chiamati in quest'ordine ricalcano anche nel nome lo spirito e l'ideologia politica del padre).
Nonostante le comprensibili difficoltà che Amerigo incontrerà inizialmente per ambientarsi in questa nuova realtà, sarà ben presto travolto dalla generosità e dall'affetto spassionato della sua nuova famiglia 'adottiva' e in un clima di ritrovata serenità riuscirà anche a riprendere gli studi a scuola e persino a coltivare una sua grande passione, quella del violino.
Tuttavia, non dimenticherà mai sua madre Antonietta nè tantomeno il suo legame con lei verrà scalfito dalla lontananza; bensì sarà proprio il desiderio di rivedere sua madre che compenserà in parte la tristezza con cui Amerigo riprenderà il treno verso Napoli dopo circa un anno.
Nella sua città, però, nulla è cambiato: anzi, degrado e disoccupazione imperversano ovunque riducendo in povertà diverse famiglie. Anche sua madre sembra cambiata: pare quasi ostile nei suoi confronti, indifferenre ai racconti delle sue esperienze vissute al Nord, quasi come fosse stata una scelta di Amerigo quella di andar via lasciandola sola e non una sua decisione.
Una situazione che diventerà ben presto insostenibile per Amerigo e che esploderà quando, un giorno, dopo aver saputo che la madre aveva venduto l'unico oggetto a cui era fortemente legato, il violino regalatogli da Alcide, Amerigo scapperà via prendendo quel treno che lo riporterà nel Nord, dalla sua famiglia adottiva, questa volta senza ritorno.

Seppur ambientato in uno spaccato storico in cui l'Italia, il meridione in particolare, a stento cercava di risollevarsi dopo il crollo economico e il disordine politico determinato dall'ultimo conflitto mondiale, il romanzo di Viola Ardone porta con sè un messaggio positivo, di rinascita e trasformazione, incarnato nel personaggio di Amerigo e soprattutto nella speranza che anima la sua vita e suo unico conforto: la speranza delle scarpe nuove, la speranza che il padre torni da lui, la speranza di imparare a suonare il violino.
Speranze e sogni di un bambino raccontati con le parole, l'animo e gli occhi di un bambino: una scelta stilistica per nulla banale (perchè non è facile abbassarsi e descrivere il mondo ad altezza di bambino) che conferisce al romanzo una forte carica emotiva concentrata nei pensieri e nei dialoghi di Amerigo, fatti di frasi brevi, spesso sgrammaticate ed intrise di termini dialettali, ma che puntano dritte al cuore di chi legge:
"In questa scuola la maestra è un maschio e si chiama signor Ferrari. E' giovane, non ha i baffi e tiene la erre moscia. Dice agli altri che io sono uno dei bambini del treno e che mi devono accogliere e farmi sentire a casa mia. A casa mia non avevo niente, penso. Quindi è meglio che mi accolgono come a casa loro."
E se la prima parte del romanzo, legata all'infanzia di Amerigo, commuove ed intenerisce per la dolcezza e la tenacia con cui il bambino cerca di non lasciarsi sopraffare dal dolore per l'allontanamento dalla madre e dalla sua casa e la paura di non essere ben voluto nella nuova famiglia, d'altro canto la seconda parte del libro, con un Amerigo ormai adulto, trasmette la malinconia, il risentimento e la rabbia delle occasioni perse, la consapevolezza amara di un vuoto profondo nella propria vita che l'orgoglio gli ha impedito di colmare, respingendo un amore, quello della madre, altrettanto fiero, incapace di scendere a compromessi, che pretende solo riconoscimento e gratitudine per i sacrifici e l'abnegazione mostrata ma non sa donarsi in una carezza, in un abbraccio, in quelle semplici manifestazioni di affetto che lo rendono meno distaccato e più schietto, istintivo, sincero.
"Come tutte le cose che si lasciano in sospeso, si rimandano al giorno dopo senza sapere che il giorno dopo non ci sarà."

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Commenti

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siti
04 Febbraio, 2020
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Si sente proprio che ti è piaciuto. Ciao.
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Vincenzo1972
04 Febbraio, 2020
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mi conosci meglio di mia madre.. ahah.
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