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L'invisibile
 
L'invisibile 2020-04-14 18:03:39 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    14 Aprile, 2020
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Non sappiamo niente di nessuno

Antonio contro Fausto Maria. L'informazione libera contro i poteri forti. Da una parte il giornalista freelancer privo di guinzagli, pronto a tutto pur di smascherare i cattivi, in cerca dello scoop capace di proiettarlo nell'olimpo del giornalismo italiano. Dall'altra l'imprenditore self made man, ricco, influente, in orbita di importanti candidature politiche. Stessa età ma differenti in tutto e per tutto. Antonio a cinquant'anni divide ancora un appartamento con studenti fuori sede, vive di lavoretti, gestisce un sito di notizie e insegue la notorietà. Fausto Maria è uno degli uomini più ricchi del paese, ha una bellissima casa, una famiglia da pubblicità dei biscotti e dalla notorietà sembra voler scappare a tutti i costi. I due hanno solo un paio di aspetti in comune. Il primo è che non parlano mai del proprio passato, quasi volessero nasconderlo agli altri ma anche a se stessi. "Perché non hai capito che il passato scompare continuamente. Si ricrea, a uso del presente. E soprattutto a uso del futuro, che in fondo è l’unica cosa che conta. Non il nostro, bada bene, ma quello in cui gli altri ci ricorderanno. Noi, bello mio, oggi non siamo niente. Ieri possiamo essere stati qualsiasi cosa. Domani saremo il ricordo che lasciamo." Il secondo punto in comune è Oreste, un anonimo barbiere del Nomentano. È proprio nel salone di quest'ultimo che i due si incontrano. Ma mentre è del tutto normale che uno come Antonio vada a farsi tagliare i capelli lì, non lo è altrettanto che lo faccia uno come Fausto Maria. È proprio questa anomalia a far scattare nella mentre del giornalista l'allarme. Da qui parte un'indagine serrata ai limiti della persecuzione, per smascherare i segreti del grande imprenditore, per trovare le prove di un crimine che, tuttavia, non si sa quale sia. Una ricerca in cui si gioca sporco e che, alla fine, può portare ad un ribaltamento del risultato. Giovanni Floris si muove in campi, quello del giornalismo, della politica, della comunicazione, che conosce benissimo. Infatti si destreggia molto bene in questo intrico di verità nascoste, fake news, stalkering mediatico, esibendo uno stile fluido e scorrevole, dimostrando una buona capacità introspettiva e proponendo una profonda riflessione sul cambio di ruolo di una buona fetta di giornalisti, non più volti ad indirizzare l'opinione pubblica quanto piuttosto ad inseguirla e, sempre più tristemente, a cavalcarla. Il punto fondamentale del romanzo, più che la trama comunque dignitosa e arricchita da una serie di intermezzi che assumono maggior importanza man mano che si procede nella lettura, è l'idea di fondo che, nel giudicare una persona o un fatto, non esiste un'unica verità. Riuscendo ad entrare nella mente dei due antagonisti, il lettore si rende conto di come gli stessi fatti possano assumere prospettive differenti a seconda del punto di osservazione. Criteri, oggi più che mai, fondamentali per riuscire ad analizzare cronaca, politica e attualità in generale, in questo momento in cui haters, macchine del fango, notizie spazzatura imperversano in TV, per radio e soprattutto sul web condizionando le opinioni di molta, troppa gente facilmente influenzabile. "Non sappiamo niente di nessuno. Pensiamo di saperlo, o forse in realtà pensiamo che non sia importante saperlo. Facciamo coincidere le persone che incontriamo con le idee che abbiamo in testa prima di incontrarle. Diamo loro la forma che preferiamo, come facevamo con le formine in spiaggia da piccoli. Solo che le persone non sono di sabbia. Hanno già una forma che ha dato loro la vita, il loro passato, la loro natura. Il DNA, la madre, il padre, la società, non importa. Tanto quella forma noi non la conosciamo. A noi serve che siano quelle che ci immaginiamo, non indaghiamo su di loro, non ascoltiamo davvero ciò che dicono, non cerchiamo di capire. Ci comportiamo con loro in base a quello che pensiamo possano o debbano essere. Ma loro sono diverse. E prima o poi ce lo dimostrano. Deludendoci, o dandoci una fregatura. Perché le abbiamo modellate sulle nostre aspettative, e avere delle aspettative è sempre sbagliato".

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Commenti

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Un libro che dovremmo tutti leggere. Per avere più consapevolezza delle fake news e fidarci del giornalismo vero anche se... propriamente 'sano' il giornalismo non è. Interessante
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