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Le età fragili
«Mi ha offerto una liquirizia e l’ho presa, ma poi non riuscivo a metterla in bocca. Siamo rimasti lì, io con il tocchetto nero nella mano, e tra noi la piccola luce puntata verso il cielo. Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire.»
Siamo in Abruzzo, in un piccolo paese a pochi passi dal Gran Sasso. La voce narrante di questo romanzo è una donna di mezza età, Lucia, fisioterapista e madre di una ragazza di circa vent’anni, Amanda. Dalla voce essenziale ma anche dolce, fragile ma anche forte nel mostrare questa fragilità della narratrice, emerge il racconto di un momento difficile. La figlia, che era partita un anno e mezzo prima per frequentare l’Università a Milano, è tornata precipitosamente a casa. Certo, c’è il covid. Ma Amanda non è tornata per studiare a distanza. È stanca, non si alza dal letto, ha difficoltà a mangiare, non esce più di casa. Che cosa le è successo? E, soprattutto, come può aiutarla Lucia?
Intanto l’anziano padre della protagonista ha intenzione di donarle i suoi terreni e le proprietà in eredità. Sente che la fine sta arrivando, Fra i beni del padre c’è anche il terreno sul quale sorge un vecchio campeggio abbandonato da decenni. Lucia e suo padre si ritrovano di nuovo in quel luogo, dove molti anni prima è accaduto un fatto tremendo. Mentre Lucia è costretta a assistere, relativamente inerme, alla perdita della vitalità e della felicità della figlia, inizia anche a ricordare e ripercorrere la drammatica esperienza che aveva vissuto, anche se non direttamente, durante i suoi vent’anni al Dente del Lupo, sulle montagne abruzzesi.
Veramente un bel romanzo “L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio, vincitore del premio Strega 2024.
Qual è l’età fragile? È quella che ci sorprende mentre siamo giovani, pieni di energia e di mille progetti per il futuro, quella in cui ci illudiamo di essere forti e invincibili e che poi ci tradisce brutalmente mostrandoci chiaramente che basta un niente per atterrarci? Oppure l’età fragile è quella in cui siamo ormai adulti con un lungo tempo alle nostre spalle, abbiamo imparato un pochino a conoscere il mondo ma non sappiamo come fare per aiutare e sostenere le persone che amiamo di più. Non sappiamo come portarle al sicuro mentre vediamo che si stanno spingendo pericolosamente verso un baratro? Probabilmente sono entrambe età fragili. Probabilmente la stessa vita è una lungo, rischiosa e tortuosa, età fragile.
Siamo di fronte a una scrittura in grado di indagare questi e altri temi, come quello che riguarda il legame tra il luogo in cui siamo nati e la nostra identità, attraverso uno stile scarno, diretto e essenziale ma particolarmente efficace per suscitare introspezione e empatia.
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Commenti
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Un caro saluto
Chiara
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Un libro assai venduto e letto. I successi editoriali tendono a rendermi un po' sospettoso: non sono un incentivo, anzi. Comprendo però che non è un criterio valido; abbiamo infatti libri molto belli che hanno avuto un'accoglienza più che lusinghiera.