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Diario di un tramonto
Romanzo intimo, tenero ma che non cade nel sentimentalismo, è infatti a tratti anche spietato e si muove su un filo sottile, tra fragilità e coraggio. La protagonista, Iris, non è giovane ed ha una vita che sembra già scritta, chiusa in una quotidianità fatta di abitudini e rinunce, con sintomi anche ossessivi, pensieri a volte cupi e fantasie ipocondriache. L’incontro con Carlo, più giovane di lei, rimette in discussione equilibri che parevano ormai consolidati. È un libro che affronta senza reticenze il tema dell’età, del corpo che cambia, dei pregiudizi sociali che ancora gravano sulle donne non più giovani. Ma lo fa con una scrittura che non si abbandona mai al vittimismo: anzi, l’autrice mette in scena la forza silenziosa e la dignità di una donna che vuole ancora amare, desiderare, lasciarsi attraversare dalla vita. Iris ha cercato per tutta la vita la libertà nella solitudine e, nell’ora del tramonto, si sta accorgendo che si è privata di troppo: custodisce dentro di sé una donna molto più giovane di lei e vive ora un’età che è un’esplosione di domande mai poste. Il romanzo si distingue per il tono diretto, quasi confidenziale, che alterna ironia e malinconia. La narrazione procede con ritmo e delicatezza, scavando nei pensieri e nelle paure di Iris senza mai appesantirle, tracciando una topografia dei sentimenti molto articolata e complessa. Ciò che resta, al di là della trama, è la sensazione di aver camminato accanto a un personaggio vero, vulnerabile e testardo, che ci costringe a riflettere su quanto spesso siamo prigionieri dello sguardo altrui e sul peso dell’infelicità. Non è un romanzo privo di ombre: si legge con empatia e calore, ma qualche passaggio risente di una certa ridondanza, così come a volte la narrazione sembra avvitarsi in pensieri già detti. Ma la sostanza emotiva è autentica, ed il messaggio arriva chiaro: non c’è età che possa impedire l’amore, se lo si lascia entrare.





























