Dettagli Recensione
Un invito ad aprirsi
In questo libro l’autrice torna ad esplorare uno dei suoi temi più cari: l’importanza della narrazione personale come strumento di comprensione ed incontro. La protagonista conduce interviste alle stelle polari della sua adolescenza perduta e ne riscopre tratti distintivi, ma anche sorprese disorientanti. Il testo mescola leggerezza e profondità, e le domande dell’intervistatrice diventano piccole chiavi per aprire mondi interiori. Le domande infatti non sono solo spunti di riflessione, ma inviti ad attraversare la propria memoria ed a rileggerla con occhi nuovi, senza la paura di mostrarsi diversi a chi ci ha conosciuto quando la vita non ci aveva ancora messo alla prova, perché la vita, quando le pare, s’increspa e un’onda ce ne può portare via un pezzo. La scrittura della Gamberale è, come sempre, limpida e vicina, capace di farsi confidenza più che lezione. E’ un libro da abitare lentamente, alla stregua di un diario condiviso. L’autrice non offre risposte, ma apre spazi: chiede al lettore di mettersi in gioco, di lasciare emergere verità che spesso restano nascoste, è un invito a sostare, a fermarsi di fronte a ciò che ci abita dentro ed a condividerlo; è una lettura che accarezza e che, nel silenzio delle sue domande, ci ricorda che raccontarsi è sempre anche un modo per imparare ad ascoltare, per capire come ognuno di noi riesce a tenere insieme quello che ci fa splendere e quello che ci consuma. Forse chi cerca una trama definita potrebbe restare disorientato, perchè il cuore del romanzo non è la narrazione lineare, bensì l’intimità del dialogo. È un libro che ci ricorda come il raccontarsi sia un atto di coraggio e, al tempo stesso, un dono. È bellissimo che mi sia stato regalato, in modo inaspettato, come un elegante e gentile invito ad aprirmi, senza paura.
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