Mia suocera beve Mia suocera beve

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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    23 Giugno, 2017
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Avvocato d'insuccesso



Dopo una lunga pausa dal divertente "Non avevo capito niente" (non chiedetemi perché, visto che mi era pure piaciuto tanto...ma qui, tra tanti libri, è facile perdere la rotta), mi sono decisa a proseguire con le elucubrazioni dell'avvocato Vincenzo Malinconico, un vero "avvocato d'insuccesso", tendenzialmente confuso, moderatamente pigro e indolente, sentimentalmente incasinato, sufficientemente intelligente e dannatamente simpatico.
Malinconico è un uomo consapevole di essere quello che è, un uomo normale.
A volte brillante, a volte pessimo.
Non è un duro, non lo è mai stato.
È uno che quando c'è da prendere una decisione cerca sempre d'imboccare strade alternative, perché per decidere devi essere convinto e lui non è quasi mai convinto di nulla: è più un tipo da opzioni.
È succube dei suoi stessi pensieri, pensieri che vagano liberi nella sua testa, sfuggenti, promiscui, ostinati nel non farsi "catturare".
Un uomo che non riesce mai a trovare la risposta giusta al momento giusto, ma che ogni volta gli viene in mente quando torna a casa, fuori tempo massimo, quando non vale più, quando non serve a niente...
E allora per prendersi la rivincita sulle parole, scrive.
Vincenzo Malinconico è un uomo a cui spesso sfugge l'andazzo della vita, che si percepisce "guasto", ma incapace di "ripararsi", consapevole di perdere pezzi senza neanche cercare di capire dove siano andati a finire...
Fa battute spiritose, ma non scommetterebbe mai su se stesso.
Non sopporta la sua ex-moglie, ma adora sua suocera (quella che beve Jack Daniel's, sì)...e che non è "ex" perché le suocere lo sono già di default.
Sa benissimo di non essere all'altezza di quello che dice, eppure lo dice lo stesso.
Se potesse scegliere chi riportare in vita, richiamerebbe Massimo Troisi, adora De Andrè e piange guardando "L'ultima neve di Primavera".

I libri su Malinconico non hanno una vera e propria trama/storia all'interno, e se ce l'hanno è comunque debole, serve solo a "supportare" i pensieri del protagonista.
Si tratta di "situazioni narrative" in cui ti ci ritrovi, ti specchi...ti ritrovi a dire: "Porca miseria, è vero! È proprio così".
De Silva è uno scrittore a doppio fondo, un po' superficiale e un po' profondo, un po' stupido e un po' geniale, un po' scontato e un po' originale.
Il suo pregio più grande è quello di riuscire a trovare il comico nel tragico!
Quando lo leggo ho sempre la sensazione di parlare con un vecchio amico che sa tutto di me...ed è bello.

Insomma, tutto questo per dire che c'è chi perde la testa per i vari MrDarcy, Heathcliff, Mr Rochester...e poi ci sono io...che impazzisco per Vincenzo Malinconico.
Praticamente una sfigata!

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    16 Giugno, 2017
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Malinconico, Vincenzo Malinconico Avv..

Doveva essere una cosa rapida e indolore fatta di pochi e semplici passi: recarsi al supermercato, acquistare gli articoli necessari e tornarsene felicemente a casa. Che altro? Niente. Peccato che non sempre i nostri desideri combaciano con quella che è la realtà, l’Avvocato Vincenzo Malinconico, in merito ne sa anche troppo.
Lui che nella vita non può certo definirsi un uomo di successo, lui che ha un divorzio alle spalle, due figli, una moglie che ha voluto dividersi ma che continua a contattarlo per tutto, lui che ha una suocera gravemente malata che tra tutti i parenti – figlia compresa – non desidera altro che scambiare due chiacchiere con il genero, ovvero con Malinconico stesso, pure nominato d’ufficio doveva ritrovarsi! Eh! Perché, tanto, ne aveva poche. Ed è così che quella che poc’anzi abbiamo definito una ingenuissima capatina al supermarket, si tramuta in un vero e proprio sequestro di persona con carattere mediatico. E tra tutti proprio una vecchia conoscenza doveva incontrare, e proprio questa vecchia conoscenza lo doveva riconoscere, e proprio questa vecchia conoscenza doveva decidere quel giorno di attirare l’attenzione e di farsi giustizia da solo nominando legale della parte sequestrata – di fatto rea di aver commesso un altro reato per cui mai è stato punito, mai è stato condannato – innanzi a tutta la platea esterna e mediatica coinvolta attraverso l’utilizzo della tecnologia e dei canali informatici e on line. Si, tra tutti, lui, proprio lui è stato scelto. Sei felice Malinconico, vero?
E’ da queste premesse che ha avvio una delle commedie più esilaranti in circolazione nell’ultimo periodo. De Silva, infatti, sotto la falsa veste dell’ironia che una tragicommedia può celare, destina al lettore un componimento denso di significati e ove, tra tutti i principi, traspare certamente, la volontà di far riflettere su quella che è la forza e su quelle che sono le conseguenze del fenomeno mediatico. Il Giudice popolare finisce con l’essere coinvolto, chiamato a giudicare, con o senza titoli, con o senza volontà. Ed ancora, l’avventuriero, è chiamato a meditare sul senso della vita, su quelle che sono le speranze, le illusioni, le crisi di ogni uomo.
Il tutto è avvalorato da un linguaggio forbito, ironico, satirico, fluente che, battuta dopo battuta, tiene incollato chi legge sino a conclusione dell’opera. Un testo che arriva a più riprese, con un aspetto divertente alla prima lettura, e con un carattere riflessivo successivo alla conclusione della stessa. Nel mio caso, ad esempio, posso dire di averlo apprezzato per ironia e sarcasmo nello scorrimento ed ora che da almeno un paio di mesi l’ho ultimato, per contenuto e valori intrinseci.

«Se dovessi indicare il principale dei miei difetti, quello di cui più avverto la ricorrenza nei rapporti che instauro con gli altri, direi che è la mia tendenza a rimuginare. Io rimugino tantissimo. Quando cammino. Quando lavoro. Quando mi diverto. Quando mi compiango. Quando faccio l’amore. Soprattutto quando lo faccio (che poi, se uno ci pensa, rimuginare è un’attività da psicopatici. Perché si rimugina sull’accaduto, e l’accaduto – come dice la parola stessa – è già accaduto. Per cui è chiaro che affliggersi su faccende insuscettibili di modifica è un piacere morboso, una necrofilia intellettuale, una pratica masochista). Bene, io faccio di peggio: a volte mi lascio prendere così tanto dai rimugina menti che addirittura scrivo. Riempio cartelle di Word nella speranza di trovare le parole giuste per fissare un punto di vista e tendenzialmente non cambiarlo più. Faccio notte, quando proprio mi fisso. E poi mi dico: “Ma sei scemo, cosa devi scrivere, un libro?» p. 46

«Di cosa sto parlando? Di stare fermo mentre tutto scorre. Del guardare senza capire. Del non poter chiedere spiegazioni a qualcuno senza fare una figura di merda. Ecc di cosa sto parlando. Un po’ come quando, a una tavolata di più persone, qualcuno fa una battuta che fa sganasciare tutti dal ridere e tu, che non l’hai sentita perché in quel momento eri distratto, cominci a ridere a tua volta per non sentirti escluso, e dopo un po’ ti tirano tutti i muscoli facciali per lo sforzo (perché nella vita si possono fingere un sacco di cose ma non le risate), così prendi un tovagliolo per nasconderti il minimo indispensabile, aspettando che lo sganascio corale si auto estingua e si torni a conversare normalmente, e invece il divertimento impazza, tutti si scambiano pacche rumorose (uno ha anche sputato l’acqua in faccia a quello di fronte), per cui ti concentri maniacalmente sui brandelli di frase estratti dalla battuta sconosciuta che qualcuno ripete fra i singhiozzi nel tentativo di afferrare il tema che ha scatenato il genio comico del battuti sta, ma intanto l’eccitazione collettiva ha acceso la comicità di qualcun altro, che a sua volta ha lanciato un’altra battuta legata alla prima che ti sei perso, e giù altre risate,e tu che sei all’oscuro di tutto fai di nuovo finta di ridere e così via, per cui a un certo punto non ne puoi più e allora, con i crampi alle mascelle, ti alzi e dici che devi andare in bagno e infatti ci vai e ti lavi la faccia tre volte di seguito, dopo di che ti guardi nello specchio e ti sembra di vedere un uomo disperato.» p. 63

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Opinione inserita da Paolo    23 Aprile, 2014

Evitabile

Senza tanti giri di parole: un personaggio perfetto (Malinconico) di un libro perfetto (non avevo capito niente) è stato distrutto. Un libro fondamentalmente inutile con pochissimi spunti interessanti ma destinato ad essere solo un contenitore per consentire al suo autore di ammorbarci con insopportabili opinioni personali. E' evidente che non si tratta delle opinioni di Malinconico ma di quelle di Da Silva. Malinconico che abbiamo conosciuto come sfigato diventa all'improvviso un'eroe, sempre con la battuta pronta, brillante, spigliato e con un sacco di donne. Lo stratagemma del supermercato è pietoso, l'ossessione dei soprannomi è stucchevole, il commento onnipresente di ogni parola o gesto rende la lettura soporifera. Potrei continuare, ma mi limito a questo per esprimere il mio giudizio purtroppo negativo per un romanzo brutto di un autore che ha invece dimostrato in altre occasioni di essere veramente bravo.

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dama Opinione inserita da dama    17 Aprile, 2012
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Il riscatto di Malinconico

Ancora una volta l'avvocato Malinconico fa sorridere con tutte le sue elucubrazioni mentali sui fatti della sua vita, sulle persone amate e non, sul particolare rapporto con i suoi due figli, con la sua ex moglie, con una fidanzata Alessandra Persiano che in un certo senso sta già cercando una via di fuga. Il titolo Mia suocera beve potrebbe ingannare il lettore, perché la storia non è affatto circoscritta alla finta dipendenza della suocera di Malinconico......! In queste pagine finalmente Vincenzo malinconico esce dal mucchio di avvocati senza volto riuscendo a raggiungere inaspettatamente una specie di riscatto sociale e morale, grazie alla tragicomica avventura all'interno di un supermercato......

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Non avevo capito niente dello stesso autore.
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Tanu Opinione inserita da Tanu    02 Dicembre, 2011
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Esilarante

Lo confesso: mentre leggevo il libro in treno ho rischiato che gli altri passeggeri chiamassero la neuro visto che scoppiavo a ridere come un matto. Era il mio primo libro di De Silva e mi è davvero piaciuto: a metà strada tra l'avvocato Guerrieri di Carofiglio e "La rivincita dei Nerds", Malinconico diventa suo malgrado protagonista di un reality show che gli darà l'effimera fama che porta la TV. Tanta ironia ma anche un'amara riflessione sulla società moderna che De Silva affronta con una buona dose di umorismo anche se al lettore più attento non sfuggono i messaggi importanti che fa passare l'autore. Lo consiglio e credo proprio che approfondirò la mia conoscenza di questo autore. Eccezionale la figura della suocera, esilarante la commentatrice TV che tanto ci ricorda i vari ammanicati RAI-mediaset che litigano costantemente con la grammatica.

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Camilleri, Carofiglio
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2011
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Le promesse non si mantengono tutte

Inizio col dire che io l'Avv. Malinconico lo adoro.
E' proprio il classico avvocato che sarei diventato io, se solo non avessi avuto lo strainimento di dire BASTA quando mi son resa conto che non era la mia attitudine.
ddio, non proprio uguale. ma vicino. Di certo più vicino degli avvocati dipinti da Baccomo.
Ma veniamo a questo libro.
Riprendendo le modalità di "Non avevo capito niente", il secondo capitolo delle avventure del nostro malinconico perde il leggero disincanto che tanto avevo amato nel primo libro.
Ridonda, si perde, cerca l'ampatia.
Mi sono scoperta a pensare: "Mancao ancora TUTTE queste pagine???" e questo non è mai sintomo di grande valore letterario.
questo il negativo. Perchè c'è anche del buono in questo libro, e ce n'è anche parecchio.
Prima di tutto, alcuni personaggi azzeccatissimi come la suocera (che beve ed è malata di cancro) Assunta detta Ass. E poi la mitica Mary Stracqualurso, una vera icona dei nostri tempi.
E poi i pensieri vaganti del nostro, così simili ai miei da essere imbarazzanti.
Insomma, leggetelo che male non vi fa.

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"Non avevo capito niente" ed ha amato l'Avv. Malinconico
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fumaseidue Opinione inserita da fumaseidue    28 Marzo, 2011
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e mia suocera, allora?

... E mia suocera, allora?
che beve come una spugna, fuma come una turca, mangia come un bufalo, lavora come IL premier ...
ed è ancora viva?
Anche questo libro l'ho scelto per il titolo, come la solitudine dei numeri primi. E' un bel biglietto di presentazione, il titolo,
ma questa volta non sono stata fregata, il titolo valeva la candela.
La storia non è niente di che, ma la scrittura è di mio gusto e i personaggi credibilissimi, quasi dei vicini di pianerottolo.
Per essere il primo libro che leggo di questo de silva, direi che non è niente male.

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joshua65 Opinione inserita da joshua65    23 Gennaio, 2011
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Mia suocera fuma, ma non è la stessa cosa

Non si può resistere ad un titolo così, già ti immagini una storia bella tosta (e quando mai la protagonista di un libro è la suocera? E poi pure beve? aspetta!) e ti ritrovi con il libro acquistato e letto.

Si parla di Ass (al secolo Assunta), la suocera seriamente ammalata del nostro Vincenzo Malinconico, di professione Avvocato ed uomo di carattere sensibile, acuto, nonché (apparentemente) sfigato. La sua vita già abbastanza complicata (diciamo che ci sono un bel po’ di donne, via) viene ulteriormente movimentata da un inaspettato ed incredibile reality (nel senso di reale, vero) show, in cui si ritrova casualmente a far parte.

E Vincenzo Malinconico mentre racconterà del Big Brother in cui è protagonista con l’ing. Sesti Orfeo, Matrix, il Salumiere Matteo, Mulder + Scully, Mary Stracqua e tanti altri, ragionerà con noi della sua vita, dei suoi amori e dell’affetto (e forse anche stima) imprevisto di Assunta, facendoci riflettere, sorridere, divertire.

Sarà che ho la stessa età di De Silva, che mi ritrovo con tantissime sue passioni, che mi sono esaltato nel leggere alcuni sui capitoli (il pezzo sugli Equipe 84 è f a n t a s t i c o), ma questo libro è imperdibile.

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Calvino, Pennac, De Silva
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Marmy Opinione inserita da Marmy    14 Novembre, 2010
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Malinconico parte seconda

A me è piaciuto anche più del primo.
La situazione scatenante del libro (il supermercato, per capirci) é paradossale ma in fondo di estrema attualitá, specie dopo aver visto recentemente certe scene in diretta a "Chi l’ha Visto"; trovo che abbia usato un sistema intelligente per approcciare l’argomento giustizia e spiegare il suo punto di vista sui processi in TV piú che nelle aule di tribunale, anche questo di tragica attualità.
L’umorismo mi piace molto e anche il sarcasmo lo trovo assolutamente accettabile quando ci può stare. Il protagonista é uno che riflette su quello che gli capita, sa ridersi addosso e prendere le cose con una certa leggerezza ma non con superficialità. Si interroga da solo, fa i contraddittori mentali, sa vedersi “il film” in anteprima di quello che potrebbe succedere. E poi mi fa proprio ridere.
È vero, il libro in realtà non va da nessuna parte: come la maggioranza di noi che si arrabatta tra le miserie quotidiane cercando di sopravvivere al meglio e di cercare un po’ d’amore quando proprio gli serve.

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Non avevo capito niente
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publicnmy Opinione inserita da publicnmy    23 Ottobre, 2010
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Seconda puntata

In genere si parte in una certa misura prevenuti sulla “seconda puntata” di un libro che era tanto piaciuto, come a me nel caso di “Non avevo capito niente”. Nonostante, quindi, sul libro gravasse un qualche pregiudizio, l’ho trovato piacevolissimo ed intelligente come il primo. L’avvocato Malinconico (è un cognome reale del Napoletano) ci racconta di un uomo d’oggi, che non riesce quasi mai a prendere delle decisioni in autonomia, fa in modo che gli eventi decidano per lui. Un uomo che nonostante l’acume e la prontezza di spirito, si accontenta di vivere sempre un po’ nell’ombra, e anche quando ne ha l’occasione non emerge mai del tutto. Impiega piuttosto tutte le sue energie ad elaborare pensieri articolati ed originali. E che è fondamentalmente dominato da tutte le donne che lo circondano, a partire dalla figliastra fino alla ex-suocera. Il tutto senza mai auto-commiserarsi, è semplicemente consapevole di tutti i suoi limiti. Il che ce lo rende istintivamente simpatico.
Non è un difetto ma ritengo sia un libro da leggere “adesso”, già tra un paio d’anni potrebbe essere datato perché fa riferimento ad una realtà che è strettamente contemporanea. Infine, mi aspetto a breve una trasposizione cinematografica/televisiva del/dei libro/i, considerato che De Silva è uno sceneggiatore (e mi chiedo chi potrebbe essere l’interprete del singolare avvocato, avevo pensato al trasformista Paolo Calabresi…).

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Mascia G. Opinione inserita da Mascia G.    08 Ottobre, 2010
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stile sublime

"Mia suocera beve" già il titolo è titolo splendido,unico neo, essere arrivato dopo "Non avevo capito niente", uno dei miei romanzi preferiti. Ho letto di recensioni che giudicavano la trama di questo romanzo non all'altezza del suo predecessore, personalmente non la ritengo così male, anzi... Lo stile poi è sublime, ci si ritrova a ridere da soli a crepapelle immaginando le avventure dell'avv. Malinconico (di nome ma non di fatto).
Per gli amanti di Daniel Pennac potrei dire che ricorda in alcune situazioni l'arcinoto Malaussense per intenderci.
Nel complesso sicuramente una lettura consigliata a tutti.

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kabubi81 Opinione inserita da kabubi81    04 Ottobre, 2010
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Consigliato

Ironico, intelligente, accattivante, semplice e riflessivo al tempo stesso, con un protagonista che cattura al primo istante... non avevo mai letto niente di De Silva, ma dopo questo romanzo così piacevole rimedierò senz'altro! La vicenda che coinvolge l'avvocato Malinconico (un nome, un programma!) è surreale e grottesca, ma non priva di spunti per una seria riflessione su giustizia, società, influenza dei mass-media nella nostra vita... allo stesso modo, le congetture che il protagonista inframezza continuamente ai fatti narrati sono tanto semplici e quotidiane che leggendole non si può fare a meno di pensare "E' vero! Sono d'accordo!", eppure è così difficile trovare i pensieri più comuni messi nero su bianco.... Assolutamente consigliato!!

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    29 Settembre, 2010
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Malinconico...

Nuove avventure e disavventure dell'avvocato di (in)successo Vincenzo Malinconico. Attorno alla storia principale il protagonista inserisce una serie di riflessioni ed aneddoti spesso divertenti , soprattutto quando mette per iscritto il proprio pensiero senza freni accanto alle parole. I temi di contorno non sono molto diversi dai piccoli grandi problemi che ognuno di noi affronta quotidianamente (il lavoro, l'amore, la famiglia, il senso della giustizia) , tutti affrontati con una certa ironia e quel pizzico di impulsività tipiche dell'avvocato Malinconico . In qualche pagina il personaggio creato da De Silva filosofeggia un pò troppo , credo però che l'argomento principale :un padre disperato per la morte assurda del figlio vittima della camorra ma sospettato di essere ad essa colluso per una seria di fatalità, che cerca di riabilitare la memoria del ragazzo, avrebbe meritato meno superficialità perchè rischia di diventare una tragica macchietta.
La ruspante e rumorosa ironia di Malinconico non risparmia neanche il potente mezzo della televisione con tutti i suoi limiti e le sue falsità impersonate nella esilarante figura di Mary Stracqualorso, una specie di Aldo Biscardi in gonnella (ma molto peggio di lui...). De Silva si prende il rischio di tutti quelli che creano personaggi estremamente ironici , quando questi capitano nelle tragedie e le affrontano alla loro maniera , ti sembra che il loro modo di essere sia un pò fuori posto quasi che noi, un pò da ipocriti magari, pensiamo che non versino abbastanza lacrime, come se il loro senso di distacco dal dolore degli altri non sia quello che spesso "pratichiamo " egoisticamente anche noi .

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