Se una notte d'inverno un viaggiatore Se una notte d'inverno un viaggiatore

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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    27 Gennaio, 2024
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Un romanzo fatto di inizi

«Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza oggetto. Ma come potrebb’essere costruito, un libro simile? S’interromperebbe dopo il primo capoverso? Prolungherebbe indefinitamente i preliminari? Incastrerebbe un inizio di narrazione nell’altro, come le Mille e una notte?»

“Se una notte d’inverno un viaggiatore”, pubblicato da Italo Calvino nel 1979, ebbe fin da subito un grande successo di pubblico e critica. Si tratta di un grande gioco a incastro nel quale l’Autore ha voluto scrivere un romanzo fatto solo di incipit. La narrazione che segue una continuità cronologica, come nel romanzo ottocentesco, qui è esplosa: siamo di fronte a una serie di possibilità che prendono forma e consistenza loro propria, un romanzo plurale, o un “iper romanzo” come amava definirlo lo stesso Calvino.

Il personaggio principale è un Lettore, che acquista l’ultimo libro di Italo Calvino e inizia a leggerlo. Dopo poche pagine però si rende conto che non può continuare la lettura a causa di un errore di impaginazione. Ritorna allora in libreria per cambiarlo e qui incontra Ludmilla, la Lettrice, alla quale è accaduta la stessa cosa. I due continuano a frequentarsi e si innamorano, mentre cercano inutilmente di completare la lettura di tutta una serie di altri romanzi (ben dieci!) che appartengono a generi letterari molto diversi e dei quali riescono sempre a leggere solo le prime pagine. Si va dal thriller psicologico, al racconto erotico giapponese, dal romanzo rivoluzionario russo, all’epos latinoamericano. Calvino passando da un romanzo all’altro cambia stile, lessico, ritmo. E intanto dialoga con i personaggi, soprattutto con il Lettore, a cui si rivolge con un incosueto “tu”.

Senza dubbio la scommessa di Calvino può dirsi vinta, il romanzo ha avuto e ha tuttora moltissimi estimatori e un posto di riguardo nella nostra Letteratura.
Personalmente purtroppo non ho trovato così avvincente il protrarsi delle vicende caotiche e il moltiplicarsi senza limiti delle riflessioni sulla lettura, sulla scrittura, sulla letteratura. Ho apprezzato come sempre l’ironia di Calvino e la ricerca di una nuova espressività creativa.

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Franca_95 Opinione inserita da Franca_95    06 Mag, 2020
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SE UNA NOTTE D'INVERNO UN LETTORE

Che cos’è Se una notte d’inverno un viaggiatore se non una lettera d’amore alla letteratura? E allo stesso tempo cos’è, se non un inno alla realtà? Calvino con questa opera si propone di, non solo, raccontare/spiegare al “Lettore” un’opera letteraria e come questa funzioni, ma si propone anche di demistificarla e mostrarcela per quella che è: un’opera di finzione. Protagonista di questa storia è il Lettore, che in una cornice, come le Mille e una notte ci ha insegnato, vive le sue peripezie e insegue letteralmente dei romanzi incompiuti. La sua “quest” è trovare quei romanzi e concluderli. Ma cosa ci insegna invece il nostro autore/narratore? Lui ci dà dei consigli; non su cosa leggere ma sul come leggerlo. Lui ci invita ad una lettura immersiva ma consapevole, trasognata ma intrisa di realtà, lui ci insegna il piacere della lettura che non deve coincidere con la fuga dalla realtà, perché non è questa la letteratura. Il Lettore, pagina dopo pagina, scopre se stesso come in una sorta di romanzo di formazione tutto calviniano, sino all’apice, cioè quello della sua moltiplicazione.

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Clangi89 Opinione inserita da Clangi89    25 Settembre, 2019
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L'inizio sospeso

Dieci sono i racconti che iniziano sotto gli occhi attenti del lettore e, parallelamente, dieci sono le storie che restano sospese senza giungere ad una fine.
Il Lettore cammina tra le pagine, le tocca, vede quei caratteri neri stampati e sente il ritmo mutevole delle parole che si susseguono. Da un percorso che pare scombussolato nascono sensazioni, collegamenti ed impressioni che Calvino vuole provocare nel Lettore, il quale è posto al centro del vortice. Viene infatti esaltata la parte più pura della lettura che mette in collegamento il detto con il non detto ad opera dell'autore. Quest'ultimo non ha consistenza, è un artefice, un creatore ed è marginale allo stesso tempo.
Calvino intende smentire se stesso creando dieci inizi di romanzi del tutto differenti in contenuto, velocità e sensazioni e l'effetto è garantito. Volutamente, credo, alcuni tratti sono decisamente difficili da seguire perchè mutevoli. Tuttavia alla fin fine risulta propro questa difficoltà la chiave di volta per sviluppare innumerevoli legami tra i tempi ed i piani incrociati che si delineano.
I limiti tra la scrittura e la lettura che toccano l'apice all'interno delle pagine rilegate si frantumato. Non sappiamo più distinguere la volontà dell'autore di dare un ritmo e guidare il Lettore, dalla ricerca del Lettore stesso che vuole sapere, vuole avventurarsi, vuole immaginare o anche solo farsi cullare verso "lo scrivibile che attende d'esser scritto".
Se una notte d'inverno un viaggiatore è un libro ostico, a mio parere, non semplice perché prende il Lettore e sfliaccia, ad uno ad uno, i fili conduttori che con fare ostinato vorrebbero strutturarsi nella sua mente.
Un Lettore, una Lettrice, due vite si amalgamo tra dieci romanzi che si intrecciano secondo un ordine caotico perché "al romanzo da leggere si sovrappone un possibile romanzo da vivere".
Storie di libri e del posto che essi rivestono nella quotidianità di chi, tra un ritaglio di tempo e l'altro, si immerge nelle pagine scritte. Infatti "la tua casa essendo il luogo in cui tu leggi, può dirci qual è il posto che i libri hanno nella tua vita, se sono una difesa che tu metti avanti per tenere lontano il mondo fuori, un sogno in cui sprofondi come una droga, oppure se sono dei ponti che getti verso fuori, verso il mondo che t'interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso i libri".
L'autore analizza molti aspetti legati all'editoria, alla scrittura, all'estro creativo ed al valore che il contenuto dei libri acquisisce per chi legge, a prescindere da tutto ciò che l'autore stessa avrebbe voluto trasmettere o meno. La "lettura è solitudine" e la storia è quella percepita dal lettore, non a caso, la scrittura "continuerà ad avere un senso solo quando verrà letta da una persona singola tramite i suoi circuiti mentali".
Al pensiero di quanto NonDetto si trae da questo breve volume vengono alla mente quante possibilità si celano nelle PAROLE. Parole che una volta scritte nero su bianco assumono mille forme, mille varianti a seconda dei Lettori nei cui occhi le parole si riflettono per riflettersi ancora. L'apice di ciò che la scrittura può e vuole donare che consiste nella libertà che ne deriva. Un elogio alla scrittura, un elogio al Lettore, ecco come va preso questo romanzo eclettico, unico particolare, a mio parere.

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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    03 Mag, 2018
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IL LETTORE (E LA LETTRICE)

Quando apri un libro e incominci a sfogliarne le pagine, di solito ti comunica sempre qualcosa.
Se una notte d'inverno un viaggiatore, invece ti parla direttamente, ti addita, ti classifica come Lettore e Lettrice descrivendo accuratamente quello che fai, dapprima per entrare in possesso del libro, schivando i "Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D’Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D’Essere Stato Scritto", driblando i "Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono" e scansando i "Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque È Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu oltre che a cercare di ignorare i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere, i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli, i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento, i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza, i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest’Estate, i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale, i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile" per arrivare infine, stanco e trafelato, alla tua meta.

Impossibile non rimanerne colpiti.
La voracità con cui ho letto il primo capitolo però, si è presto smorzata e le 221 pagine della mia edizione mi hanno richiesto molto più tempo del solito.
Il mio problema è stato che, pur riconoscendo l'estro e l'originalità dell'opera, non riuscivo ad appassionarmi alle varie storie mai portate a termine in questo romanzo e presto sbadigliavo, appogiando la testa al cuscino.
Insomma mi sono persa più e più volte nella lettura che sono riuscita a portare a termine soltanto grazie a diversi intervalli.

Poi giri pagina e tu povero lettore sfortunato, ti aggiri per trovare i pezzi rimanenti dei libri appena iniziati che dal principio della trama si sono moltiplicati a dismisura. e trovi frasi che "caspita, questo potrei essere proprio io Lettrice"

È una di quelle letture che va fatte, una lettura che mi è entrata nel cuore anche se non l'ho amata molto.

"Domani, Lettore e Lettrice, se sarete insieme, se vi coricherete nello stesso letto come una coppia assestata, ognuno accenderà la lampada al suo capezzale e sprofonderà nel suo libro; due letture parallele accompagneranno l’approssimarsi del sonno; prima tu poi tu spegnerete la luce;
reduci da universi separati, vi ritroverete fugacemente nel buio dove tutte le lontananze si cancellano, prima che sogni divergenti vi trascinino ancora tu da una parte e tu dall’altra."

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kafka62 Opinione inserita da kafka62    27 Aprile, 2018
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IL METAROMANZO DI CALVINO

Ricordo che un giorno di tanti anni fa mi recai presso la biblioteca comunale della mia città per chiedere in prestito una copia del “Fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello. Quando, dopo le consuete formalità burocratiche e una paziente attesa la ricevetti e, giunto a casa, mi accinsi alla lettura, ebbi la sgradita sorpresa di scoprire che il volume era privo dell’intera prima parte. Ciononostante lo lessi, ma mi rimase per lungo tempo la curiosità di conoscere come la bizzarra vicenda di Mattia Pascal era incominciata. Mi occorse cioè l’esperienza esattamente opposta a quella del Lettore protagonista di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”. O forse sarebbe meglio dire che, siccome l’anonimo Lettore simboleggia tutti i lettori, me compreso, di questo come di ogni altro libro esistente al mondo, mi sono trovato a rivivere una seconda volta, nelle sue peripezie e nel suo ogni volta rinnovantesi senso di frustrazione, quella mia esperienza originaria. Infatti “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è un libro per così dire di secondo grado (il romanzo parla di un Lettore che cerca di leggere proprio questo romanzo di Calvino, e i dieci racconti che si dipanano, tutti quanti inopinatamente interrotti dopo poche pagine, sono al tempo stesso – se così si può dire – il soggetto e l’oggetto della narrazione, il motore attivo della trama e la sua rappresentazione, il contenuto e il contenente), il quale libro, mentre cerca (o meglio fa finta) di raccontare una o più vicende, riflette in realtà sulla letteratura nel suo farsi: innanzitutto evidenziando il bisogno che ogni lettore ha di una storia, di una trama, di un finale (infatti, proprio negandoglieli, sia pure attraverso il trucco del differimento, della procrastinazione, Calvino ne sancisce l’importanza e l’insostituibilità); in secondo luogo esibendo consapevolmente tutti i meccanismi del processo creativo e della finzione letteraria (mentre stiamo leggendo quelli che sono i pensieri e le azioni dei personaggi di invenzione siamo sempre coscienti della presenza invisibile e demiurgica di un Autore e di un Lettore). Calvino gioca con le regole che stanno a monte e a valle della narrazione: dapprima – come si è visto – immagina il Lettore che si reca in libreria ad acquistare proprio il libro che stiamo leggendo; successivamente, grazie all’entrata in scena di una Lettrice, si sofferma sul ruolo e la funzione dei libri all’interno dell’esistenza quotidiana, sul rispecchiamento tra letteratura e personalità, e via via, grazie alle visite all’università e alla casa editrice, su tutti i vari aspetti (critici, produttivi, linguistici, distributivi…) della scrittura, fino a configurare “Se una notte d’inverno un viaggiatore” come un meta-romanzo, straniante e perennemente in fieri, caratterizzato da un continuo e avvincente gioco di specchi. Ad esempio, è interessante esaminare le pagine sulla reciprocità tra scrittura e lettura, con l’immagine del romanziere che spia col cannocchiale una donna intenta a leggere, e si convince che ciò che sta leggendo è proprio il libro che in quel momento egli sta scrivendo, o addirittura il libro, l’unico vero libro, che egli non riuscirà mai a scrivere. “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è zeppo di riflessioni di questo genere, che lo rendono un romanzo caleidoscopicamente geniale.
Con l’ingresso di personaggi come Lotaria ed Ermes Marana subentra nel romanzo un sottile, ma non per questo meno evidente, intento satirico. Calvino ne approfitta per ironizzare sulla spregiudicatezza di certi ambienti letterari e soprattutto sull’ottusità di certa critica, che pretenderebbe di analizzare il valore delle opere usando come metro di riferimento non già elementi poetici bensì criteri quantitativi, come ad esempio la minore o maggiore frequenza nel testo di alcuni vocaboli chiave, riducendo la letteratura ad una dimensione omogeneizzata e anodina, riproducibile magari da un qualsiasi elaboratore elettronico debitamente programmato. Qui emerge l’eclettismo e la inesauribile fantasia di Calvino, che approfitta di ogni occasione (ad esempio le lettere che Marana invia da ogni parte del mondo alla sua casa editrice) per moltiplicare all’infinito gli spunti e i pretesti narrativi, in una sorte di versione aggiornata de “Le mille e una notte”, anche se certi cedimenti caricaturali non sono certo tra le cose migliori del libro.
Resta da dire dei dieci racconti, o meglio dei dieci inizi di romanzo. Calvino, fin dai suoi esordi, è stato prima di ogni altra cosa uno scrittore di novelle, e anche con “Se una notte d’inverno un viaggiatore” è rimasto fedele alla sua vocazione originaria, scrivendo quello che tutt’al più può essere considerato un “finto” romanzo, nell’accezione che si è vista più sopra. In questi abbozzi di storie, comunque, Calvino dà sfoggio del meglio della sua arte, con il suo inconfondibile virtuosismo tecnico, fatto di periodi lunghi, complessi e psicologicamente elaborati, i quali conducono sempre a dei veri e propri corto circuiti del senso, a un disorientamento che, come nella migliore novellistica europea del Novecento, esprime benissimo la mutata percezione che l’individuo ha di sé stesso e della realtà che lo circonda. E tutto questo Calvino riesce a farlo in maniera mai uguale a sé stessa, ma saltando da un genere letterario all’altro, dal thriller al romanzo classico, dal romanzo psicologico a quello avventuroso-filosofico, dalla letteratura russa alla Pasternak a quella sudamericana alla Borges. E’ proprio Borges, prima di altri grandi short writers come Kafka e Buzzati, il vero nume tutelare di questo libro: nel settimo, nell’ottavo e nel nono episodio, il continuo riferimento agli specchi, alle combinazioni moltiplicatorie degli eventi, alla parcellizzazione microscopica delle percezioni, alla figura del doppio e al ripetersi ineluttabile del passato, ricordano diversi racconti del maestro argentino, come ad esempio “La morte e la bussola”, “Funes, o della memoria” o “Biografia di Tadeo Isidoro Cruz”.

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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    27 Gennaio, 2018
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Originale, ma non un capolavoro

E’ indubbio che Italo Calvino sia stato uno dei più importanti narratori e intellettuali italiani del novecento, mai fossilizzandosi su una corrente letteraria, ma sempre pronto ad aderire alle nuove tendenze, sia pur tenendo una linea autonoma e volta a ulteriori approfondimenti. Forse più noto al grande pubblico per il periodo fantastico (Il barone rampante, Il cavaliere inesistente, Il visconte dimezzato) riveste successivamente un ruolo di primo piano in un nuovo modo di fare letteratura, interpretata ora come puro artificio, ora come gioco combinatorio; in quest’ultimo caso la scrittura si definisce combinatoria perché il sistema che consente di scrivere non è più un mezzo, ma assume un ruolo prioritario all’interno della produzione letteraria. In poche parole per Calvino l’aspetto linguistico ha di fatto estromesso la realtà e così il romanzo non è altro che un meccanismo risultante da un gioco artificioso praticato combinando le parole stesse. E’ in quest’ottica che nel 1972 scrive Le città invisibili e nel 1979 Se una notte d’inverno un viaggiatore, opera quest’ultima in cui accentua il meccanismo combinatorio, intraprendendo una ricerca sulla scrittura in sé e soprattutto sui vari ed eterogenei rapporti fra autore e lettore. Nel romanzo sono presenti dieci spunti, o meglio ancora dieci indizi, ognuno corrispondente a un diverso tipo di narrazione; la struttura è imperniata su un lettore che tentando di leggere un romanzo dal titolo Se una notte d’inverno un viaggiatore è costretto, per motivi sempre diversi, a interrompere e a passare a un altro testo. L’opera, congegnata in tal modo, diventa un vero e proprio esercizio, o meglio ancora un gioco letterario, in cui ciò che più conta è la schematicità a incastro piuttosto che i contenuti, insomma, a voler ben guardare, è il risultato di un lavoro intellettuale al servizio degli intellettuali. Secondo me, pur ravvisando tanti meriti, questo è il suo limite, perché in effetti si tratta di un lavoro che ha una sola finalità: se stesso. Apprezzabile, indubbiamente, originale, su questo non ci piove, ma la fine arguzia, la satira precisa con le metafore del periodo fantastico per me sono altra cosa; posso apprezzare l’abilità stilistica dell’autore in Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma non mi emoziono, come se mi trovassi di fronte a una bella donna, fredda al punto tale da impedirmi di accendere la passione.
Non metto in dubbio la grandissima abilità di Calvino, ma può anche essere che io sia un lettore difficile, con esigenze mie peculiari che non coincidono con quelle di molti altri, ma più di considerare questo romanzo un bel libro non mi sento; non mi va insomma di gridare al capolavoro.

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Le città invisibili,di Italo Calvino
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    30 Mag, 2017
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Se un pomeriggio d'estate un lettore...

Il mio primo incontro con Italo Calvino non poteva essere più strano. Mi ha sinceramente spiazzato, considerando anche le recensioni entusiastiche e i voti altissimi che ho trovato in giro per il web. Forse ho cominciato con il libro sbagliato per approcciarmi all'autore.
Lo stile di Calvino è abbastanza complesso, ricercato, intricato. Richiede una lettura più che attenta ed è facile ritrovarsi a vagare con la mente. Se da una parte mi inchino e apprezzo la bravura di un grande scrittore come Calvino, dall'altra rimango leggermente perplesso dalla sua spasmodica ricerca di una complessità che ho trovato a volte artificiosa al punto da diventare insostenibile, e che in certi momenti a parer mio poteva essere evitata. La trama di questa storia poi, volutamente frammentaria, non fa altro che accentuare questo senso di estraniamento del lettore.
Comunque, a parte tutto questo, Calvino è bravo a mettersi nei panni di un generico lettore, perché è chiaro che "Se una notte d'inverno un viaggiatore" ha come unico obiettivo quello di sviscerare questa figura in tutte le sue forme.

La vicenda vede come protagonista, per l'appunto, un "Lettore", un semplice uomo come voi e me, che si ritrova tra le mani l'ultima fatica di Italo Calvino: "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Entusiasta, il lettore si lancia in quest'ultima avventura cartacea, ma scoprirà presto che quest'opera è vittima di un orrido errore di stampa: molte delle pagine sono mancanti e quelle poche che ha letto non appartengono al libro che credeva di leggere ma ad un altro, di un autore polacco. Da questo frainteso, alla ricerca del libro perduto, il Lettore si ritroverà a leggere vari incipit di vari romanzi, tutti spacciati per quello che ha appena interrotto ma che sempre si rivela tutt'altro e che ogni volta si ritroverà costretto a interrompere, per un motivo o per un altro. L'incubo di ogni lettore.
Il protagonista si ritroverà intrappolato in una rete di intrighi letterari arditi da un individuo losco, che si diverte a falsificare e diffondere romanzi incompiuti di sedicenti autori, il tutto allo scopo di prevalere in una sfida e dimostrare alla controparte femminile (la Lettrice), che la letteratura non nasconde nulla oltre a quello che si legge di primo acchitto. La Lettrice, invece, è colei che cerca sempre un significato profondo in quello che legge, una porta verso un'altra dimensione dove quello che viene scritto non è altro che una parte dell'infinito del "non detto". Quando legge, lei cerca l'anima delle cose oltre le parole.
Lettore e Lettrice si incontreranno e percorreranno un curioso viaggio in questo mondo fittizio fatto di falsità e peculiarità letterarie, di libri proibiti e incompiuti.

" [...] d'una lingua scritta è sempre possibile desumere un vocabolario e una grammatica, isolare le frasi, trascriverle o parafrasarle in un'altra lingua, mentre io sto cercando di leggere nella successione delle cose che mi si presentano ogni giorno le intenzioni del mondo nei miei riguardi. e vado a tentoni, sapendo che non può esistere alcun vocabolario che traduca in parole il peso di oscure allusioni che incombe nelle cose. "

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siti Opinione inserita da siti    14 Agosto, 2015
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NON È, NON HA

Avete una lista di libri da leggere? Bene, fate compiere un balzo al primo posto a questo.

Non è un libro qualsiasi, non potrebbe neanche esserlo, visto l’autore.
Non è un libro in senso stretto, è invece un libro in divenire che pare compiersi all’atto della lettura, è un libro che parla di se stesso, è un libro che parla di tutto ciò che il lettore apprezza.

Non ha trama o meglio ne ha una molto complessa.
Non ha personaggi, invero ne pullula.
Non ha un finale ma è tutto proteso verso di esso. Di contro echeggia di bellissimi incipit.

Ha fatto la storia della letteratura contemplando la rete invisibile che lega autore, ispirazione, atto della scrittura, lettore, atto della lettura, passando per i meccanismi della scrittura, la postura del lettore, le sue aspettative, la sua identità. Ci siamo tutti, compreso il non lettore.

Sociologia della letteratura, semiologia, critica letteraria fino ad arrivare alla negazione dell’autore
(“Che importa il nome dell’autore in copertina?”) o alla nostalgica evanescenza scaturita da un nome vicino al titolo in copertina.

La sensazione di un gioco di prestigio: un cilindro magico dal quale scaturisce il puro processo creativo.
Mille altri elementi, sparpagliati, disseminati, frantumati...caleidoscopici.

Si può recensire la magia?
Leggete le infinite possibilità della lettura e della scrittura, il mondo che ruota loro intorno poi offrite voi la vostra risposta.

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Marcello Priore Opinione inserita da Marcello Priore    15 Agosto, 2014
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L'artificio del romanzo

Se una notte d’inverno un viaggiatore è l’ultimo romanzo di Italo Calvino, scritto nel 1979 durante il soggiorno parigino, ed è l’opera che meglio rappresenta la concezione Calviniana di letteratura come artificio.
Mi sono avvicinato a questo libro dopo aver letto il Marcovaldo e alcuni estratti di Palomar, affascinato dallo stile semplice ma ricco di sfumature di Calvino di raccontare storie, anche se già da molto tempo, colpito dal titolo dell’opera (errore spesso commesso dai così detti ‘lettori casuali’), mi ero promesso di doverlo leggere.
Protagonista della vicende è il Lettore, che apprestatosi a leggere l’ultimo capolavoro di Calvino (intitolato proprio Se una notte d’inverno un viaggiatore), si accorge che il libro presenta un difetto di stampa che non permette di procedere nella lettura dell’opera. E così si imbatte in un viaggio che lo porterà a conoscere la sua controparte femminile, la Lettrice, Ludmilla, a leggere dieci romanzi tutti diversi tra loro e tutti che s’interrompono improvvisamente, fino ad arrivare a contatto con una cospirazione mondiale romantica di manipolazione di testi ad opera di un losco individuo di cui non si trovano più tracce chiamato Ermes Marana.
Calvino si era proposto di scrivere un romanzo sul piacere di leggere romanzi, identificandosi non più come l’autore, ma come il lettore di essi, cimentandosi così nella stesura di dieci testi apocrifi (attribuiti falsamente ad un autore) tutti diversi da loro sia per temi sia per stile, ma che possono essere facilmente riproposti seguendo lo schema che lo stesso Calvino suggerisce (posseggo l’opera edita da Oscar Mondadori, con presentazione di Giovanni Raboni): “Se una notte d’inverno un viaggiatore” romanzo della nebbia dal forte stampo noir, “Fuori dell’abitato di Malbork” romanzo dell’esperienza corposa, “Sporgendosi dalla costa scoscesa”, romanzo simbolico interpretativo (mi ha colpito particolarmente), “Senza temere il vento e la vertigine” romanzo politico-esistenziale, “Guarda in basso dove l’ombra s’addensa” romanzo cinico-brutale, con forte componente pulp, “In una rete di linee che s’allacciano” romanzo dell’angoscia, tipico esempio di post-modernismo americano con il quale lo stesso Calvino entrerà in contatto nel suo ultimo periodo, “In una rete di linee che s’intersecano”, romanzo logico-geometrico, “Sul tappeto di foglie illuminato dalla luna” romanzo erotico della perversione, “Intorno a una fossa vuota” romanzo tellurico-primordiale, e in fine “Quale storia attende laggiù la fine?” romanzo apocalittico.
Il romanzo dunque presenta una struttura molto originale, presentando un racconto sempre interrotto (spesso nel climax, proprio quando iniziava a catturarci e avremmo voluto saperne di più) e poi un intervallo che ripropone le peripezie del Lettore e della Lettrice Ludmilla.


Se una notte d’inverno un viaggiatore è un libro piacevole da leggere, che ci illude, ci accudisce, ci vizia, ci fa innamorare e poi ci risveglia bruscamente, senza mai arrivare ad una vera conclusione. I dieci romanzi apocrifi sono quasi tutti di alto livello e, almeno personalmente di quasi tutti avrei piacevolmente continuato la lettura (eccezion fatta per “In una rete di linee che s’intersecano”, “Intorno a una fossa vuota” e “Quale storia attende laggiù la fine?”). Non posso dire lo stesso per la parte narrata del lettore e della lettrice, che è solo un mero intermezzo necessario al corretto compimento di questo esperimento Calviniano, ma che non presenta nessuna peculiarità, nessun colpo di scena rilevante e nessun momento di particolare riflessione.

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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    28 Mag, 2014
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Viaggio tra i viaggi.

Questo libro l'ho voluto rileggere perché mi ricordavo che fosse geniale ma volevo avere una riconferma. Infatti l'ho avuta.
Questo libro fu pubblicato nel 1979 e fu subito un grande successo, soprattutto negli Stati Uniti dove fu eletto come esempio di letteratura postmoderna. Detto questo, andiamo brevemente alla trama: Abbiamo una storia d'amore tra il Lettore e Ludmilla che si intreccia tra un incipit e l'altro di 10 libri diversi. Tutto parte con il Lettore che inizia a leggere il nuovo libro di Italo Calvino, " Se una notte d'inverno un viaggiatore " ma non riesce a proseguire nel vivo della storia perché si rende conto che per problemi di rilegatura si ripetono le stesse pagine appena lette per tutto il libro. Parte così la sua ricerca sfrenata del continuo di questo racconto, portandolo così a conoscere e ad innamorarsi della Lettrice, Ludmilla.
La cosa geniale di questo libro è che è tutto un pretesto dell'autore per dimostrare al lettore due cose:
1. Non è possibile conoscere la realtà, per quanto si cerchi di arrivare in fondo ad una cosa (che sia anche un libro), non ne troveremo mai una fine vera e propria, non ne sapremo mai a sufficienza.
2. Farci vedere quanto è bravo a scrivere romanzi.
Alla fine è un viaggio alla scoperta del piacere del leggere, sei tu il Lettore protagonista della storia, non un essere al di fuori della vicenda. Sei lì che leggi ogni nuovo incipit sapendo che la storia non proseguirà oltre ma speri comunque che ciò non accada e che Italo sia stato tanto generoso da concederti qualche altra pagina in più. Invece no. Finisci il capitolo e, come il protagonista, ti trovi spiazzato e di nuovo alla ricerca del continuo di ciò che avevi iniziato a leggere. Questo libro catalizza l'attenzione sull'importanza del leggere con passione, ti cattura perché come sfondo di mille incipit c'è una storia d'amore che pare quasi poliziesca e misteriosa perché Ludmilla è una figura sfuggente che pare quasi un'entità mistica aggiunta alla storia per distrarti continuamente dal tuo unico obiettivo: trovare il continuo di ogni libro iniziato.
Così ho riletto consapevole che avrei sofferto alla fine di ogni capitolo perché sì, ogni storia inventata da Calvino è così bella che vorresti non finisse di lì a poche pagine, ma saresti disposto a supplicare chiunque per averne una copia completa.
Un bel libro che consiglio a chiunque, si legge bene, è avvincente e non annoia.
;)

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veronic Opinione inserita da veronic    08 Gennaio, 2014
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Stai per cominciare a leggere IL NUOVO ROMANZO..

Un romanzo che non scade mai, è sempre Il nuovo romanzo per eccellenza, un libro pubblicato nel fine degli anni 70 del novecento ma che ancora oggi mantiene tutto il sapore della letteratura innovativa.
Se una notte d’inverno un viaggiatore è uno stupefacente esempio stilistico, sia per magnati della letteratura che lettori alle prime armi.
L’originalità del suo stile, accompagnato da una trama brillante ed avvincente, hanno inevitabilmente proclamato la sua immortalità.
Libro da leggere e rileggere, per imparare a sentirci in quanto lettori parte attiva, fondamentale, in connessione con la scrittura.

Ci racconta l’avventura di un lettore medio, definito dall'autore con il pronome personale “Tu”, il quale, alle prese con la lettura dell’ultimo romanzo di Calvino, si ritrova per un apparente problema di stampa, interrotto al primo sedicesimo d’impaginazione.
Il lettore parte alla ricerca del continuo della sua lettura, e si imbatte sempre in altri testi, di cui però, per un motivo o per un altro riesce sempre a leggere solo gli incipit.
La sua ricerca è affiancata da un’altra coprotagonista che a differenza di lui, è dotata di un nome: Ludmilla.
Ecco che così noi lettori ci ritroviamo con dieci incipit di storie di diversi generi, intermediati da altri dodici capitoli che ci narrano le avventure dei nostri protagonisti.
E’ un intreccio razionale-fiabesco, che ci presenta dei prototipi narrativi, e dei prototipi di vita dei lettori medi, insomma, dei prototipi di vita testuale e meta testuale.
La narrazione va costruendosi, per selezione e compromessi, tra l’attrazione del lettore e l’interesse dell’autore a soddisfare i suoi virtuosismi letterari. Un vero e proprio laboratorio di scrittura a cielo aperto.
Con entusiasmo e spirito d’avventura, saltella tra vocaboli e storie, carpendone solo il meglio, cercando così di mostrarci il suo ambizioso obbiettivo poetico: raggiungere la leggerezza.
Leggerezza, raggiunta attraverso la cancellazione del superfluo per giunge esclusivamente all'essenza delle cose, alla squisitezza dei termini, donati al lettore nella maniera più colloquiale possibile.
Mi viene in mente un esempio pittorico coevo del romanzo, o meglio l’arte della cancellatura di Emilio Isgrò, come l’artista con i segni neri evidenzia ancor più ciò che rimane, così Calvino, lasciando in sospeso i romanzi, ancor più nel romanzo apocalittico finale, non fa altro che evidenziare ciò che rimane: L’incipit più saliente delle cose.

Una volta che sei riuscito a prescindere da qualcosa che credevi essenziale, t’accorgi che puoi far a meno anche di qualcos'altro, poi ancora di molte cose. Eccomi dunque a percorrere questa superficie vuota che è il mondo.

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chicca Opinione inserita da chicca    12 Agosto, 2013
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Geniale

Non può mancare questo romanzo nella biblioteca di un qualsiasi appassionato lettore, esso infatti racchiude in s? tutto ciò che noi lettori siamo e cerchiamo.
Si tratta di un romanzo labirintico, filosofico ed intellettualmente molto stimolante.
Calvino sperimenta diversi generi narrativi, parlando direttamente al lettore, il quale ad un certo punto incontra una lettrice ed insieme iniziano a passare da un libro all’ altro poiché i romanzi si interrompono tutti dopo il primo capitolo.
Trovo davvero difficile recensire questo romanzo, trovare altre parole oltre alla genialità, è un libro che rileggerò sicuramente perché sono convinta che ad ogni lettura mi lascerà qualcosa di nuovo,uno dei romanzi più intelligenti che abbia mai letto.
Imperdibile.

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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    17 Giugno, 2013
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Sul più bello

Idea geniale. Modalità di scrittura straordinaria. Inizi la lettura di queste pagine immedesimandoti nel Lettore ed il grigiore della nebbia della stazione e del bar in cui ti trovi immerso ti avviluppa, facendoti sentire subito catturato nella vicenda. Poi c'è un'interruzione. E l'interruzione dell'intreccio è un motivo strutturale del libro, che è un continuo flusso ingorgato di circostanze, coincidenze, discordanze. E' un libro dedicato ai lettori ed alla lettura. Il lettore medio è il doppio protagonista, doppio perchè si scinde in un Lettore ed in una Lettrice. Io mi sono molto riconosciuta in questa Lettrice. Perchè leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e nessuno sa ancora cosa sarà. Leggere è confrontarsi con qualcosa che non è presente, che fa parte del mondo immateriale, invisibile. Leggere vuol dire spogliarsi di ogni intenzione e di ogni pregiudizio, per essere pronti a cogliere una voce che si fa sentire quando meno te l'aspetti, una voce che viene non si sa da dove. Tutto il libro è un incantesimo, al continuo inseguimento del libro interrotto, per le cause più disparate, e ci vuole davvero fantasia ad immaginarle. Ogni libro, e sono dieci quelli di cui si affronta la lettura, ha una diversa impostazione stilistica ed un diverso rapporto con il mondo. Per questo motivo, oltre ad essere una storia, è un romanzo davvero molto intellettuale. Che merita di essere letto più volte. Che necessita di essere letto più volte per essere pienamente compreso in tutte le sue sfaccettature.

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Venenix Opinione inserita da Venenix    21 Ottobre, 2012
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Cosa stiamo cercando esattamente?

Questo libro mi è stato consigliato come lettura estiva dalla mia professoressa di italiano. E tra i lamenti e le preghiere dei miei compagni di classe che, tornati dalle vacanze, non avevano neanche provato ad aprirlo [forse non l'avevano neanche comprato], io ero la macchiolina nera sul foglio bianco, che non solo l'aveva comprato, ma l'aveva anche letto. Due volte.
Raramente i libri che mi consigliano/mi forzano a leggere a scuola li leggo due volte, perché di solito sono sempre libri ambientati durante la seconda guerra mondiale, quei libri tristi e grigi che ti fanno solo salire un profondo senso d'angoscia e magari, nei casi più rari, un senso di colpa che si estinguerà solo pochi giorni dopo. Quei libri che di solito lasci a metà, ma dici di aver letto per auto compiacimento. E forse anche per autoconvincimento, perché se riesci a convincere te stesso, forse riesci a convincere anche gli altri.
Invece sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Se Una Notte d'Inverno un Viaggiatore è l'esempio di metalibro. Se c'è una cosa che adoro di Calvino sono le tecniche sperimentali che usa. Per l'autore ogni libro era sempre una sfida con sé stesso, un voler provare, calibrare e scegliere con attenzione quasi maniacale delle tecniche di narrazione, di stile, di linguaggio. Il protagonista del libro? Noi.
Noi lettori, noi lettrici, noi bibliofili che cerchiamo con la passione negli occhi il seguito di un libro che, per un errore di stampa, non prosegue. E lo cerchiamo disperatamente, legando con un lungo filo rosso tantissimi lettori, proprio come noi!, che cercano, cercano come delle anime in pena, il seguito di quell'altro libro che non era il seguito del primo, ma era il seguito di un terzo libro che finirà per sfociare in un quarto, in un quinto, in un sesto, e non si sa più se si stia cercando il seguito del libro o il motivo per cui noi lettori siamo libro-dipendenti.
Perché?
Naturalmente questo libro non ci dà risposte definite, ma altre domande, che anelano a delle risposte, che però non riusciremo a trovare. E quindi cosa possiamo fare? Ahimé, io non ho la risposta, sono solo una modesta lettrice che cerca delle risposte proprio come voi.
Ma forse posso cercarle in quel libro che aspetta di essere letto nella mia libreria o quel libro dimenticato in biblioteca che può portare lontano, ma nessuno vede...
Forse la bellezza dei libri sta proprio qui; non il trovare delle risposte, ma il cercarle attraversando un lungo filo che si chiama storia.

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Artemisia* Opinione inserita da Artemisia*    24 Agosto, 2012
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E' ancora possibile il romanzo?

Impossibile seguire questo testo senza prima aver liberato la mente da tutto ciò che può ingombrarla. E' come se Calvino ci inviti alla lettura delle storie di personaggi comuni e straordinari al tempo stesso, e questi personaggi sono di volta in volta uguali e diversi tra loro. Un romanzo sull'impossibilità del romanzo, una contraddizione in termini forse, ma chi ha letto il Calvino de "Il castello dei destini incrociati" o della trilogia, sa che non c'è nulla da stupirsi. Calvino è un autore ben oltre la realtà e oltre la fantasia. E' un surrealista, un dadaista, un prestigiatore che fa apparire e riapparire i suoi personaggi in questo scritto che sa di una ricerca, la ricerca infinita di una risposta e di un senso al quale forse è impossibile accostarsi.
E si può leggere questo "romanzo" in qualsiasi posizione si voglia (chi ha letto il libro mi capirà...chi non lo ha letto spero che lo faccia presto perchè ne vale la pena), la problematica non si risolverà mai : è possibile ancora nel mondo moderno il romanzo?
A giudicare da quest'opera sublime di Italo Calvino potremmo forse credere che non è possibile. Eppure se andiamo ancora in libreria, se ancora apriamo un volume con la speranza che quell'odore di carta stampata colpisca le nostre narici, ecco forse noi ci crediamo che il romanzo sia ancora possibile.

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Yoshi Opinione inserita da Yoshi    16 Luglio, 2012
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Con lode!

Ammetto che mi trovo un po' in difficoltà a dover recensire un libro di questo spessore perché c’è il rischio di banalizzarlo o di non rendere l’idea della magnificenza di questo testo.
Ho provato, parlandone, a fare un breve riassunto a voce ma è praticamente impossibile e rischi di allontanare il curioso da una bellissima lettura.
Nessun riassunto può rendere l’idea, secondo me, ma posso parlare delle sensazioni che ha scatenato ed è ciò che so fare meglio.
Fin dall’inizio ero intimorita all’idea di leggere questo colosso della letteratura italiana tanto che ne ero tanto attratta quanto scettica. Per non parlare di tutte quelle persone che mi hanno detto “Calvino non è semplice da capire” oppure “ha una scrittura complessa” ecc ecc.. Tutti giudizi che non aiutano, visto anche il periodo estivo e la necessità di leggerezza.
Mi sono fatta coraggio, ho preso il libro, ho letto due frasi, l’ho lasciato, l’ho ripreso, ho letto altre due righe...
Come se fosse necessario lasciare decantare dentro di me quelle prime parole perché raggiungessero il giusto livello di curiosità. E dopo poco mi ha completamente assorbito.
La prima cosa che salta all’occhio è la scrittura che sembra incastrarsi perfettamente parola dopo parola come fosse un puzzle. Sembra che ogni parola sia stata calibrata e misurata per creare quel testo scorrevole e fluido come pochi sanno creare nonostante il continuo passare da un pensiero all'altro, cambio di narrazione continua e anche persona.
Con questo libro in mano non ti stanchi mai di scoprire dove vuole portarti perché ogni pagina è una sorpresa da scoprire.
Ti ritrovi a camminare dentro le pagine del libro, in questi sogni dai contorni offuscati dove nessun personaggio ha una faccia ben precisa, ma basta solo sentirne parlare che ti sembra di conoscerli da sempre. Lo stesso vale per i luoghi.
E’ un sogno fantascientifico e surreale a forma di infinito in cui tutto è collegato.
Ti ritrovi con un sacco di parole messe in fila perfettamente assemblate con armonia che creano un susseguirsi di fatti narrati straordinariamente.
Un po' di mistero, di fantasia, realtà, amore ed erotismo, lavoro e passione mescolati per creare queste storie surreali da cui farsi cullare.
Passatemi l’associazione: quando lo leggevo avevo la costante sensazione che questo libro fosse come uno dei quadri di Dalì.
Vi siete mai trovati davanti ad un suo quadro cercando di dargli confini definiti? Io credo che più si cerca di capire e definire un quadro di Dalì, più ti perdi nella banalità razionale della nostra psiche in cui tutto deve avere un significato terreno, razionale e materiale.
Invece se osservi il quadro assorbi le sensazioni che ti fa riaffiorare e lasci che i pensieri scorrano naturalmente riesci a trovarti nella giusta rotta e sembra di comprendere in pieno il significato.
Secondo me è la stessa cosa per questo libro.
In conclusione, mi sento di consigliarlo perché è un viaggio psichedelico e fuori dal normale che è giusto provare.

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charicla Opinione inserita da charicla    24 Marzo, 2012
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Un libro non semplice

Ecco un libro sul piacere di leggere i romanzi … in cui il protagonista, chiamato semplicemente Lettore è costretto ad abbandonare la lettura sul più bello e a causa di svariate coincidenze.
Un libro non semplice e dalla trama abbastanza intricata. Una lettura complicata e frastagliata che si snoda su un percorso poco chiaro e disseminato di fuorvianti particolari, in cui nemmeno la presenza della giovane e ammaliante Ludmilla, servirà a renderlo più lineare.
Calvino è uno scrittore che ama giocare con la realtà e con le parole, infatti, in più occasioni si perde completamente il filo della narrazione e ci si ritrova scaraventati dentro un nuovo contesto.
Interessanti le riflessioni sul piacere della lettura ma a mio avviso, nonostante la grandezza di questo grande scrittore, non c’è molto altro da sottolineare.

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taxan Opinione inserita da taxan    17 Dicembre, 2011
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La poetica calviniana

Noticina pignola ma utile, perché il titolo di questo libro è: "Se una notte d'inverno un viaggiatore", che è un perfetto endecasillabo, verso principe della tradizione letteraria italiana, che non si può rovinare in "Se in una notte d'inverno un viaggiatore".
Comunque, il libro è un'intelligentissima, ironica e straordinaria scrittura sull'intertestualità letteraria, oltre che libro nel libro, o come già notato anche qui, un metalibro, a colloquio tra l'autore e il suo lettore. In questo Calvino è maestro insuperabile.

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OedipaDrake Opinione inserita da OedipaDrake    21 Ottobre, 2011
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Il meta-libro per eccellenza

Un libro che in realtà è un meta-libro, perché parla di libri, romanzi, lettura, lettori (e lettrici), scrittori, giocando sottilmente con tutti questi attori, miscelando stili, situazioni, istantanee scattate da diverse prospettive. Un mosaico all’apparenza caotico, i cui pezzi man mano si intrecciano abilmente per sottendere il significato di cosa sia davvero tanto la scrittura che la lettura: ovvero, la risposta non c’è, non può essere univoca, ma sfaccettata quante sono le emozioni legate ad un libro, sia dalla parte di chi scrive che di chi legge.
Il tutto condito dall’immancabile e intelligente ironia del miglior Calvino, che ama sgretolare le certezze con fantasiosi paradossi, perché ognuno vada alla ricerca della propria verità interiore.

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.doc Opinione inserita da .doc    10 Febbraio, 2010
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Il piacere del capolavoro.

Calvino lo dice apertamente: questo è un libro sul piacere di leggere. Uno splendido capolavoro sul piacere di leggere, sarebbe il commento più adatto. L'avventura del protagonista è una chiara ricerca spirituale e una, neanche troppo celata, indagine sulla "cosa in sè" della lettura, come dimostrano gli incipit che si hanno il piacere di leggere con regolarità nel prosieguo del racconto.
Il finale stesso è uno dei più sorprendenti che si potesse porre a un racconto del genere.

Non è un libro che i vostri Padri Letterari avrebbero potuto concepire, sia chiaro. La sua particolare struttura potrebbe scoraggiare più di un lettore, magari un pò troppo affezionato alla canonica struttura di inizio-fine. Insomma è un libro tipicamente novecentesco, pur restando abbastanza fuori dal filone caratteristico del secolo scorso.

In ogni caso, la piacevolezza del libro è garantita anche dalla incredibile capacità narrativa di Calvino, mai più a questi -inarrivabili- livelli, che integra la fin troppo nota caratteristica combinatoria con incredibile scorrevolezza. E' difficile parlare del suo valore senza anticipare nulla riguardo il libro, ma sarà chiaro a chi lo leggerà.

Saluti.

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galloway Opinione inserita da galloway    28 Mag, 2008
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Se in una notte d'inverno un bibliomane...

Mi sono accorto di non avere ancora parlato in questo posto virtuale, dedicato alla bibliomania, di un libro, anzi di un classico della letteratura sui libri, su chi scrive, su chi legge e su chi viaggia con i libri. Ed ecco la ragione per la quale ho titolato il post deformando il titolo del libro di Italo Calvino. Mi ha sempre colpito il suo incipit, la sua semplicità ed allo stesso tempo la capacità da parte del narratore ad introdurre il lettore in serie intrigata di scene e riferimenti che prendono la forma di un labirinto che non è solo fisico e spaziale ma sopratutto mentale ed intellettuale. Sei spinto a leggere parola dopo parola senza fermarti, quasi calandoti nelle varie situazioni descritte ed arrivi ad immedesimarti nel narratore dal quale non vuoi e non sai più separarti. Il libro l'ho letto anche in inglese e, chissà perchè, mi sembra molto più bello, elegante, pieno di risonanze, suoni, colori, impressioni, come se la tensione che pervade tutto il libro fosse più tesa, misteriosa, inaspettata. Un libro da non perdere, da leggere e rileggere, specialmente nelle notti d'inverno...

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo piú forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.

Prendi la posizione piú comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull'amaca, se hai un'amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giú, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.

Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Una volta si leggeva in piedi, di fronte a un leggio. Si era abituati a stare fermi in piedi. Ci si riposava cosí quando si era stanchi d'andare a cavallo. A cavallo nessuno ha mai pensato di leggere; eppure ora l'idea di leggere stando in arcioni, il libro posato sulla criniera del cavallo, magari appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sembra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi per leggere; tenere i piedi sollevati è la prima condizione per godere della lettura...

Dunque, hai visto su un giornale che è uscito Se una notte d'inverno un viaggiatore, nuovo libro di Italo Calvino, che non ne pubblicava da vari anni. Sei passato in libreria e hai comprato il volume. Hai fatto bene. Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento dei Libri Che Non Hai Letto che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti.

Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'Essere Stato Scritto. E cosí superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Piú Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza

i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere,

i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,

i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,

i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,

i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'Estate,

i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,

i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.

Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.

Ti liberi con rapidi zig zag e penetri d'un balzo nella cittadella delle Novità Il Cui Autore O Argomento Ti Attrae. Anche all'interno di questa roccaforte puoi praticare delle brecce tra le schiere dei difensori dividendole in Novità D'Autori O Argomenti Non Nuovi (per te o in assoluto) e Novità D'Autori O Argomenti Completamente Sconosciuti (almeno a te) e definire l'attrattiva che esse esercitano su di te in base ai tuoi desideri e bisogni di nuovo e di non nuovo (del nuovo che cerchi nel non nuovo e del non nuovo che cerchi nel nuovo).

Tutto questo per dire che, percorsi rapidamente con lo sguardo i titoli dei volumi esposti nella libreria, hai diretto i tuoi passi verso una pila di Se una notte d'inverno un viaggiatore freschi di stampa, ne hai afferrato una copia e l'hai portata alla cassa perché venisse stabilito il tuo diritto di proprietà su di essa....

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