Storia di Neve Storia di Neve

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    24 Febbraio, 2022
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tra orrore e poesia

Questo libro inganna. inizia in modo anche poetico: la bellezza di un paesaggio isolato da tutti. Un piccolo paesi di boscaioli e contadini, che lavorano sodo, forse un po' rozzi ma buoni di cuori e solidali. In questo ambiente nasce Neve: una bambina che subito dimostra di avere qualcosa di speciale. Capace di guarire gli ammalati, indifferente al freddo, pare che lei stessa sia fatta di ghiaccio. solo una cosa le è preclusa: quella di innamorarsi. Se lo facesse si scioglierebbe come neve al sole. Corona raccontandoci la storia di Neve ci presenta anche tutti i suoi compaesani e toglie il velo sui segreti del paese che si dimostra tutt'altro che buono di cuore, anche in alcuni frangenti un cuore non ce l'ha. Violenze inaudite, stupri, imbrogli, assassini, sequestri di persona, immaginate la cosa peggiore che possa fare una persona, e la troverete dentro questo romanzo. Per i miei gusti, ho trovato che l'autore abbia parecchio calcato la mano. immagino sia una scelta ben ponderata, ma trovo che la descrizione di violenza fine a sé stessa possa sempre essere evitata, anche se lo si fa condendo il tutto con qualche battuta, e con una buona dose di espressioni dialettali che aiutano ad alleggerire.

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VITTALBERT Opinione inserita da VITTALBERT    16 Aprile, 2020
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Ci vuole tanta forza per scrivere un libro cosi'

Chi di voi non è rimasto rapito da qualche paesaggio dolomitico. Valli, picchi, natura e paesini da favola incastonati come gioielli in uno scenario indimenticabile. Questo è ora. Mai ci si sofferma a pensare a cosa potevano essere questi piccoli agglomerati di case solo 100 anni fa. Come poteva essere la lotta quotidiana per la sopravvivenza; come poteva essere il rapporto dell'uomo con la natura che lo circondava, il rapporto fra gli uomini e le donne, fra genitori e figli, fra uomini e Dio, Insomma, cosa ci nascondono quei tetti spioventi e quei balconi zeppi di gerani?
Mauro Corona te lo svela in questa saga del suo paese, Erto.
Si sente un bisogno da parte dell'autore di tirare fuori tutta quella sofferenza e tutta quella vita vissuta in maniera cosi totale e cosi brutale. Ci riesce l'autore, eccome se ci riesce.
Ti fa piombare e ti incatena in un susseguirsi di bellezze e bruttezze che sintetizzano perfettamente il vissuto di quegli abitanti. Storie magiche, storie di tradimenti, storie di avidità, storie su storie; davvero tanta tanta roba.
Ma tu come lettore non ne sei mai sopraffatto, perchè lo stupore per il continuo fluire di personaggi e accadimenti ti tengono li, facendoti rifiatare nei tanti momenti lirici in cui Corona dà il meglio di sè, facendoti vivere il freddo, la neve, la sofferenza, la gioia delle feste conviviali, la violenza morale e materiale.
Il classico libro che ti dispiace finire, mentre ti chiedi quale sforzo fisico deve avere sopportato l'autore nel portarlo avanti pagina dopo pagina.
Ecco, secondo me questa è la cifra del libro. Il sentire lo sforzo fisico dell'autore nel partorirlo, nel portarlo avanti. Mai mi era capitato di vivere questa emozione.Ringrazio Corona di avermelo fatto vivere, e penso ci sia riuscito perchè ritengo che per lui con la parola fine non ha dato luce a un libro, ha dato luce a un figlio.

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ombraluce Opinione inserita da ombraluce    01 Ottobre, 2013
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L'orrore e la poesia

Premetto che sono abituata al Corona di "Cani, camosci, cuculi e un corvo", di "Storie del bosco antico", di "Venti racconti allegri e uno triste"... Insomma, al Corona dei boschi e delle montagne, quello che non ti stancheresti mai di leggere perché è come una boccata d'aria fresca... Questo libro, invece, a un certo punto mi sono veramente stufata di leggerlo, perché il disgusto superava tutto. Non voglio dirvi quale capitolo, ma qua c'è tutto: horror, blasfemia, sadismo, nonché un abbondante pizzico di vena splatter che proprio non mi aspettavo dal mio Corona delle montagne! Certo, qualcosa del primo Corona rimane e, a tratti, il libro riporta momenti di pura e rara poesia... Ma sono solo tratti, perché subito si ricade in quell'impasto dark che, all'inizio, può anche essere curioso... ma poi, come tutte le esagerazioni, stanca! E mi sono chiesta se è stato perché ha voluto essere più "moderno" o per cosa... Per cosa uno scrittore come lui può scrivere queste cose gettando anche ombre sulla gente della montagna, gente rude, sì, ma che qui viene dipinta in chiave alla S. King... L'unica storia delicata, quella di Neve, è talmente triste che non riesce a permeare del suo spirito tutte le fosche vicende precedentemente narrate. Io ho letto il libro perché mi avevano detto che era uno dei migliori di Corona (addirittura!), e non avevo letto prima la descrizione della storia. Magari sarei stata un po' più preparata... E' la prima volta che non consiglio un libro di Corona, ma se intendete ugualmente leggerlo... al limite fate come me e... saltate certe pagine!!!

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Zine Opinione inserita da Zine    19 Aprile, 2013
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I segreti di un mondo chiuso

Un romanzo che è al contempo storia, fiaba e vivido dipinto della montagna e delle sue regole aspre e antiche. Questo attende chi si appresta ad attaccare le 800 e rotti pagine del poderoso STORIA DI NEVE di Mauro Corona, edito con Mondadori.
Neve è una fanciulla speciale nata nel paesino montano di Erto, nella valle del Vajont. La vita, breve e costellata di dolori, le è stata concessa in funzione di uno scopo ben preciso: ella deve fare del bene, quanto più può, durante gli anni che il fato ha prestabilito. Neve è la parte immacolata e piena d’amore dell’antica strega Melissa, assassinata in maniera atroce e morta nell’odio, imprigionata in un inferno di ghiaccio in cui il Demonio le ha concesso di torturare per cinquecento anni gli abitanti del villaggio di Erto dopo la loro morte, perché possano espiare i loro peccati. Melissa, però, desidera concedere una possibilità alla propria parte buona; per questo, in una gelida notte di gennaio, nasce Neve, la bambina dei miracoli dalla pelle di bianco fino e il corpo che non sente il gelo.
Questa bambina diventa il motore di una valanga che coinvolge, nel bene o nel male, l’intero villaggio di Erto. I suoi miracoli, però, sono un’arma a doppio taglio. Il padre, Felice Corona Menin, decide di sfruttare la fama della figlia per fare soldi, macchiandosi di azioni sempre più orrende ed efferate. Inoltre, la missione della bambina la costringe a stare quanto più lontana possibile dalla sola cosa che può rendere veramente felici: l’amore. Condannata a pensare al prossimo invece che a se stessa, a Neve è severamente vietato amare un uomo. Quando nel paese nasce Valentino, la sua anima gemella, inizia una esistenza di privazioni, di sforzi per tenersi a distanza. Neve, infatti, a contatto con la sua metà si scioglie, perde acqua, svanisce pian piano come un pezzo di ghiaccio esposto al sole.
Cosa porterà questa creatura magica nel prosaico paese di Erto? I suoi ventinove anni di vita promettono di essere indimenticabili, nel bene o nel male.
Corona è uno scrittore sincero, senza fronzoli, che usa con sicurezza e senza pretese intellettuali il linguaggio diretto e antico della fiaba. Come una fiaba, infatti, Storia di Neve si dipana tra magie, misteri, povera vita quotidiana, streghe e orrori. Le favole, d’altra parte, sono piene di orrori. Questa non fa eccezione, l’uomo non può vivere senza e in presenza di miracoli il Male lavora alacremente sulla fetta di anime che gli spetta.
Gli abitanti di Erto sono come le montagne che governano la loro esistenza. Chiusi, incrollabili nel loro mutismo, nel rifiuto a lasciar entrare nei loro affari chiunque venga dall’esterno, laico, gendarme o esponente della Chiesa che sia. Quello che succede in paese resta in paese, si tratti di una disgrazia, di un omicidio o di un felice segreto. Solo i miracoli di Neve si spargono nelle valli come portati dai canti degli uccelli, ma questo perché il padre è un traditore, un uomo che farebbe qualsiasi cosa per denaro e per l’effimera gioia di essere il più potente e il più ricco della valle.
La magia corre come una lama sottile attraverso il paese, i monti, i corsi d’acqua. Permea ogni cosa, rivelandosi nel testardo rancore delle streghe di Erto, una per una violate e uccise e per questo fautrici di terribili vendette che si protraggono ben oltre la morte del loro corpo. Gli animali sono veicolo di forze terribili, incarnazioni di qualcosa che non si può né capire né fermare, pur in un’epoca ormai moderna come quella in cui si svolge la vicenda.
I bassi istinti degli esseri umani fanno a gara con i sentimenti più puri e dolci, prendendo spesso il sopravvento. Poter osservare non visti i silenzi degli abitanti di Erto è un onore alquanto dubbio. E’ la vicenda di un’intera comunità quella che si va a leggere, non tanto la storia della sfortunata Neve.
Vi aspetta un romanzo carico di significati, una bella lettura. Forse un po’ lungo, ma meritevole del tempo trascorso nelle sue pagine.

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DieLuft Opinione inserita da DieLuft    28 Gennaio, 2013
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Una ruvida poesia incantatrice

Devo ammettere che è uno di quei pochi libri su cui è difficile dare un giudizio ben articolato.
Leggerlo dà una sensazione a metà tra lo sconcerto, l'inquietudine e lo stupore. Ho riletto interi capitoli due volte. Corona ha ben impastato alcuni elementi intrinsechi all'essere umano: tradizioni di un tempo lontano, storie fantastiche, un pizzico di soprannaturale, sesso e assassinio; il tutto contornato dalla poesia di una regione di montagna.
Veramente strambe le modalità con cui si commettono gli omicidi. Non è sadismo ma certe volte mi sono realmente trovata con un sorriso ebete sul volto pensando: "Ma è veramente possibile?".
Ha dei toni cruenti come cruenti sono la maggior parte dei suoi personaggi. È un po' come leggere un trattato sull'uomo allo stato di natura, preso dalla lotta per la sopravvivenza in un ambiente più o meno ostile, che si accoppia ovunque e più spesso possibile, l'uomo che elimina fisicamente il rivale o il possibile nemico senza rimorso o coscienza (non troppo) sporca.
È un romanzo particolare. Le sue circa 800 pagine però sanno incantare un po' come la protagonista Neve: uno dei pochissimi personaggi che dimostrano umanità... Forse perché lei totalmente umana non è.
Che dire... Questo libro contiene un po' della magia dei boschi. Una lunga fiaba che non si ha voglia di smettere di leggere.

PS.
Letto d'inverno, durante le giornate umide e poco luminose, vicino al caminetto con una bevanda calda accanto è il top :)

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nicari92 Opinione inserita da nicari92    18 Dicembre, 2012
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Aria di montagna

Ho cominciato al lettura di questo romanzo affascinato dalla personalità di Corona dopo aver visto le sue interviste a Le Invasioni Barbariche.
E' un bel romanzo, a mio parere non eccezionale, ma piacevole. Il tema di sottofondo, ricorrente, che da carattere al libro è certamente l'ambientazione, la montagna, il susseguirsi delle stazioni, le abitudini, che da un lato permettono di immergerti nella storia, dall'altro, assieme allo stile dello scritto (rude, semplice, ma poetico) tendono a produrre (forse) un'eccessiva ripetitività.
La storia, la vita di Neve, è certamente affascinante, ti spinge a proseguire la lettura ed a non annoiarti. E' intrigante, alla fine commovente, contornata dalle innumerevoli storie dei suoi compaesani e dalle loro brutalità che danno un carattere molto interessante al romanzo.
In conclusione un libro da leggere, ma forse non da rileggere.

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Opinione inserita da rosdp    04 Agosto, 2012

inquietante è il termine giusto

Mauro Corona è un autore che amo. Confesso, all’inizio sceglievo i suoi libri per comodità, visto che i miei pargoli digeriscono testi che “pesano” poco, e che si leggono in fretta. Ma con il tempo è cresciuto l’amore per come scrive questo montanaro selvatico e sapiente, istintivo e profondo. “Voci del bosco” è diventato parte di me e ancora oggi ricerco le piante che meglio mi rappresentano. Quando è uscito “Storia di Neve”, l’ho acquistato fiduciosa. Così non è stato. Il libro non mi è piaciuto. “Possibile che gli esseri umani siano solo bestialità e avidità?” Ammetterlo sarebbe troppo deprimente, e sono certa ci sia qualcosa di più in noi. Per un anno non ho più letto nulla di Corona. Poi ho ripreso, forse perché lo shock era passato o perché ciò che si ama non si abbandona. Ora sto leggendo “Come sasso nella corrente”. Mi piace.
Concordo con chi suggerisce di non scegliere “Storia di Neve” come lettura iniziale di Corona. I lettori che invece lo conoscono possono affrontare anche questo libro stranissimo

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Opinione inserita da elena parodi    08 Giugno, 2012

capolavoro inquietante

Non consiglio la lettura a chi Corona non lo ha mai letto, a chi lo avesse già letto direi: vedi che questo libro è diverso dagli altri, lo stile è lo stesso, una mano impeccabile, ti sembra di esserci lì in quelle storie, ma il contenuto qua è veramente disgustoso, crudele, descrizioni di particolari raccapriccianti di violenza inaudita.... Ho continuato a leggerlo solo per fedeltà ad un autore che nei libri precedenti mi ha dato soddisfazione. Ma vorrei poter fare una domanda a Corona: ...ma è proprio tutto inventato ciò che scrive nei suoi libri?

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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    08 Aprile, 2012
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Poetico e crudele

E’ un libro forte, scritto da un uomo che non mostra nessuna inibizione nel far vivere nei suoi “quaderni” le proprie fantasie e soprattutto ossessioni. Un uomo che si è forgiato in una natura aspra e temibile, che non può essere domata, ma domina incontrastata nei lunghi inverni “da paura”, a contatto con uomini che non sono mai amici, ma antagonisti con cui confrontarsi giorno dopo giorno. La sopravvivenza è determinata da questi due fattori: sfruttare la natura del periodo estivo per resistere nel gelo e uscire vittoriosi dallo scontro con gli altri uomini. Solo nella disgrazia più disarmante i compaesani sono disposti a dare una mano, ma non bisogna mai fidarsi troppo.
Le donne vivono in un universo parallelo rispetto alla voce narrante, che le prende in considerazione solo quando deve raccontare di monte, stupri e agguati che vanno via come il pane.
Gli unici personaggi veramente positivi sono Neve, che però guarda caso è la parte buona della terribile strega Melissa, Valentino che è l’anima di cui Neve fatalmente si innamora fin dal primo incontro in fasce e le matte Accione, che la danno via molto facilmente , sono sceme e non infastidiscono nessuno.
Dopo questa premessa sembra che il libro non mi sia piaciuto, e invece no. Corona ha un suo stile personalissimo e originale che viene dalla parlata delle sue montagne; a tratti se ne infischia della bella letteratura e va dritto per la sua strada, tutto intento a portare avanti la sua storia, come appunta all’inizio dei capitoli con un metodo e una costanza che fanno tenerezza, dove dice che lo scrivere rappresenta per lui un antidoto al vizio dell’alcolismo.
Il racconto della vita di Neve è poetico e fantasioso, anche se troppo infarcito di truci delitti tra topi, pantegani, calce viva, visioni e oracoli di streghe che si succedono a Erto una dopo l’altra e una dopo l’altra vengono barbaramente trucidate da uomini che, fregandosene dei loro magici poteri prima soddisfano il loro attrezzo e poi le fanno fuori.
Qualche sforbiciata a delitti ripetitivi nelle modalità non sarebbe guastata, ma devo dargli quattro stelle perché Corona è riuscito a costruire un romanzo che non si fa dimenticare.

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staralfur Opinione inserita da staralfur    21 Febbraio, 2012
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storia di neve

Un inizio dantesco e un susseguirsi di drammaticità alla "Cent'anni di Solitudine".
Un tranquillo ed isolato paese di montagna si trasforma nel paese dell'orrore. La debolezza degli uomini pronti a cedere per nulla; l'avidità di un padre pronto ad arricchirsi approfittando dei poteri della sua bambina speciale; una violenza dopo l'altra si frappone alla dolce storia d'amore della delicata e fragile Neve con un ragazzino nato dal fuoco.

Una lettura non facile che toglie comunque il fiato.

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mantoz Opinione inserita da mantoz    25 Gennaio, 2011
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il bene e il male

"storia di neve" è un bellissimo romanzo di Corona che mi ritrovo a leggere oggi per la decima volta. in questo romanzo si viene a conoscenza di quanto siano vicini e inscindibili il bene e il male. sia in ambito familiare (dal fatto che il padre, così cattivo e perverso, generi una figlia paragonabile a una "santa") sia in ambito sentimentale (l'impossibilità di Neve di stare con il suo innamorato) e sia in ambito spirituale (Neve racchiude in sé la potenza del Bene e quella del Male). penso che Corona volesse proprio dare il messaggio che in ognuno di noi c'è un Dio e un Diavolo. sta a noi scegliere chi essere. a volte lo scrittore arriva al grottesco ma mai a danno della lettura, che rimane incalzante, briosa e a tratti persino divertente. sono convinta che con questo romanzo pochi non si appassionerebbero allo stile apocalittico che da un po' di tempo affascina corona. un romanzo molto bello, toccante e per certi versi spirituale.

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toffoli Opinione inserita da toffoli    21 Novembre, 2010
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Un mondo cattivo.

L'inizio è difficile, non per la scrittura che è quella solita di Corona, semplice, ruvida e diretta, con ripetizioni fatte apposta per imprimerti in testa alcuni concetti fondamentali. E' difficile perchè cattivo. Cattivo un inverno tremendamente rigido, cattiva una comunità montana composta da uomini spietati, senza cuore, inclini alla violenza e votati al dio della vendetta. Non ne esce un bel ritratto dell'uomo.
Ma in mezzo a tanto sangue ci sono anche belle storie. Come quel padre che, nonostante la figlia sordomuta non riesca ad ottenere il miracolo tanto bramato, ringrazia il perfido Felice per il sorriso che Neve è riuscita a scrivere sulle labbra della figlia.
C'è la storia di un amore impossibile tra Neve e Valentino.
O quella del vecchio del paese che sentendo vicina la morte si rifuga nel bosco ad abbracciare uno storto larice.
Non è un libro facile da finire, in alcuni punti può prevalere il disgusto per certi accadimenti. Però merita.

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patty81 Opinione inserita da patty81    07 Novembre, 2010
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una tragedia illeggibile

come 100 anni di solitudine, non l'ho mai terminato:non ce la facevo più a leggere di montanari perfidi,maschilisti, avidi,assassini e stupratori.le donne in questo libro sono vittime passive della violenza dei loro mariti, padri e fratelli e sono distinte tra mogli e poco di buono. il male regna sovrano in in posto che dovrebbe essere quasi un paradiso terrestre.non l'ho proprio digerito questo libro,tra l'altro troppo lento e descrittivo.

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100 anni di solitudine
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Frederic Opinione inserita da Frederic    29 Settembre, 2010
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Uno scenario fra l'umano e il disumano

Non è Marquez questo è ovvio ma, almeno per ora, non ricordo altro scrittore italiano che abbia congegnato una saga su un intero paese così come ha fatto Mauro Corona. So che ho comprato questo libro dopo avere sfogliato una pagina a caso come faccio solitamente: non sapevo nulla dell'autore e la lettura mi ha convinto per l'uso delle parole e la costruzione delle frasi che avevo davanti. Nessun cedimento ai facili neologos letterari, nessuna ricerca fine a se stessa: semplice, diretto ma capace nell'utilizzare la nostra bistrattata lingua italiana.
Non ho ancora terminato il libro ma credo che Corona sia uno scrittore che merita rispetto per la tracimante vitalità che emana, per questo suo raccontare un mondo che sta a metà fra la sconfitta e la magia, anche nera, e, non ultimo, perché dalle parole emerge una persona frastagliata ed intera nello stesso tempo che fa del contatto con la realtà un trampolino per la fantasia più noir e veritiera che abbia incontrato negli ultimi trent'anni.
La brutalità della vita quando è dura come la roccia segna questo racconto, la ferocia diventa un elemento del vivere quotidiano: in questo verosimilmente risiede un nucleo di "verità storica" che si preferirebbe rimuovere ma che Corona ci "sbatte" sotto il naso proiettandoci in un contesto che appartiene più al '600 che al '900. In fondo Neve, a ben pensarci, è figlia di una strega e pure cattiva.....

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Cent'anni di solitudine, La Chimera
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Frans Opinione inserita da Frans    31 Agosto, 2010
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Quei Cattivi montanari

Forse l’errore che ho commesso acquistando questo libro e stato nelle aspettative che mi sono fatta
Adoro la montagna, apprezzo la scrittura italiana, locale, di provincia. Amo le favole nere. E mi aspettavo qualcosa di diverso.

Si chiama “Storia di Neve” ma sembra piuttosto la storia di quel cattivo di suo padre e degli abitanti di Erto, ognuno con la sua storia personale, nella maggior parte dei casi fatta di sangue e malefatte Neve, quasi una santa destinata ad elevare un paese teatro delle più turpi bassezze, rimane a far da sfondo, diventando solo il pretesto da cui si dipana la trama. Finito di leggerlo sono rimasta con la sensazione di non conoscerla affatto, si entra poco nella sua testa.

D’altra parte l’attenzione è catturata: la pietas umana è ad un livello così basso che porre fine ad una vita non basta. Diventa necessario torturarla, violarla, sbranarla, scioglierla, cuocerla. Visto con gli occhi di Corona Erto è un paese in cui ogni uomo è carnefice, ogni donna è una inevitabile vittima, dove anche i fantasmi sono vendicativi. E la vendetta viene servita sempre, sia fredda che calda. Con morbosità Corona si compiace, anche troppo, della violenza ricercata e ripetuta. Questi montanari si strappano la vita a vicenda.
Solo di fronte alla natura la cattiveria degli ertani si ferma: nessuno osi tagliare un albero se non è necessario. E’ una valida ragione per far fuori chi viene sorpreso a farlo

Come i suoi personaggi Corona dedica uno sguardo benevolo solo ai luoghi in cui è inserita la storia. Descrive la natura del paesaggio con tratti appassionati, ci fa vedere i suoi colori che cambiano, ci pare di sentire i rumori dell’operosità dei boscaioli, degli intagliatori. E si capisce che da alpinista e scultore ci mette tutto se stesso.

Non è stata una delle mie migliori letture ma non lo sconsiglio perché Corona è un ottimo scrittore, leggendo non ho avuto nessun deja-vu, il suo stile è unico. Il linguaggio immaginifico caratterizzato dai dialettismi locali, aspro e diretto come le immagini che evoca, come i suoi personaggi e le sue ambientazioni. In “Storia di Neve” Mauro corona è scritto sulla copertina, come autore. Ma in realtà è un abitante di Erto, e uno dei protagonisti della storia.

Però che cattivi.

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Gabriella79 Opinione inserita da Gabriella79    25 Giugno, 2010
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indimenticabile

Premesso che sono a tre quarti di libro, io lo reputo un capolavoro, lo sconsiglio a chi ama i romanzi a lieto fine, e chi legge solo storie belle. Questo libro parla dell'umanità, dell'uomo crudo, insensibile in contrasto con chi sceglie di essere buono e perfetto, ma deve sottostare a chi non lo è. Qualcuno quando sono andata in libreria mi ha detto: mah, al sud nessuno legge corona. io sono pugliese, e consiglio vivamente questo libro, appassionante, avvolgente, popolare, fiabesco. Mauro Corona stesso paragona questo libro a cent'anni di solitudine, io li rispondo che Marquez non parla di gente reale, ma di caratteri esageratamente fantastici, Corona è reale, e nella realtà pizzica la curiosità, la fantasia... Ragazzi leggetelo, non vi stanca, non vi amareggia anche quando pensate: oh, ma... finisce bene o male???
Bellissimo!!!

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cent'anni di solitudine, la casa degli spiriti, i malavoglia
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    18 Giugno, 2010
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Un po' horror, un po' Marquez, un po' noia mortale

Questo è stato il mio primo libro di Mauro Corona ed ad essere sinceri non so se ce ne sarà un secondo. Perché tanto odio? Perché nemmeno la chance di una seconda opportunità? Perché “Storia di Neve” mi è rimasto così indigesto da causarmi incubi e malumori. Il libro ha una storia interessante, diversa, bella. Di quelle che piacciono a me, insomma, popolate di miti e suggestioni con l'aggiunta di una natura violenta e testarda. Ma l’autore si compiace troppo del contesto, è prolisso come solo il prete del mio paese sa essere, tocca picchi di noia che nemmeno Brooke di Beautiful nei suoi soliloqui. E soprattutto, invece di tratteggiare una storia onesta, si crede un Garcia Marquez friulano e tenta in tutti i modi di trasportare Macondo ad Erto. Ma non ce la fa, ed è anche giusto così.
“Storia di Neve” aveva tutte le potenzialità per essere un bel libro di 400 pagine: Neve è un bel personaggio, la tipicità del luogo e del linguaggio è caratterizzante, lo scenario naturalistico bellissimo. Ma più di 800 sono troppe, davvero troppe, anche per me abituata alle lunghe percorrenze.
E ci si sente disgustati da ratti assassini, uomini corrotti, donne puttane o sottomesse, personaggi a cui manca un cuore e che vengono tratteggiati con indoli non dissimili dalle capre che allevano.
Io ho finito per pregare il fiume Vajont di fare piazza pulita.
Forse non ne ho percepito la magia, forse non era il momento giusto per leggerlo.
Fattostà che arrivare in fondo è stata una liberazione.

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leadger Opinione inserita da leadger    30 Aprile, 2010
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Bello

Questo eclettico scrittore mi ha trascinata in un mondo pieno di personaggi grezzi, duri, amabili e commuoventi dei quali ci si innamora a tal punto da trovare difficoltà a liberarsene. E' il primo libro che ho letto di Mauro Corona ma non sarà sicuramente l’ultimo. E' stata una bella esperienza. Corona mi ha accompagnata per mano tra le vie del paese e nella vita dei suoi personaggi.
Questo libro è a metà tra una favola e un libro molto più complesso sul quale ragionare a tratti quasi un horror. Molto bello. 800 pagine che consiglio a tutti di leggere.

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Opinione inserita da red_cat    02 Aprile, 2010

semplicemente stupendo

devo dire che questo libro mi ha lasciato un segno profondo, non avrei mai creduto di appassionarmi così ad una storia!
mentre leggevo mi sentivo partecipe dei dolori e della felicità dei personaggi come se fossi un tutt'uno con loro!
non so se troverò mai un libro così nudo e crudo come questo, con scene violente degne di horror... certo è forte come descrizioni, ma anche i sentimenti positivi sono esaltati in egual modo come quelli negativi, la storia mi ha trascinato con sè fino alla fine impedendomi quasi di staccare gli occhi dalle pagine. bravo Corona! continua così... e rimarrò tua fan per sempre!!!
saluti da Red_cat

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Opinione inserita da fra    02 Agosto, 2009

storia di neve

Un libro ispirato a una vita vissuta lì tra le montagne in un paesino dimenticato da Dio...Erto...con tutte quelle atmosfere magiche, i boschi,il canto degli uccelli e quella gente strana,chiusa,segnata da dolori profondi...

Un libro crudo e violento ma anche romantico e poetico...Da non perdere!!

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Opinione inserita da Luca    29 Luglio, 2009

storia di neve

Francamente ho apprezzato molto di più i vecchi libri di Mauro Corona, quando parlava di cose che al giorno d'oggi pochi menzionano: l'amore per la natura, il silenzio "parlante dei boschi", le magie di una realtà che a volte è più bella di qualunque sogno, e scorci di vita in paesi dimenticati dal mondo. Erano sicuramente messaggi più positivi che richiamavano i lettori all'amore per l'essenza della vita ed al fatto che in natura il necessario per la vita esiste già, oltre all'esortazione per il rispetto della montagna e della sacralità della natura in generale. Ho trovato questo romanzo in molti punti piuttosto cattivo e persino sadico. Questo romanzo menziona cose che nominano già abbondantemente giornali e televisione: violenze cattiverie e delitti. Niente di nuovo sotto il sole, e niente che non sia già stato scritto dagli scrittori dell'horror.

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murialdog Opinione inserita da murialdog    23 Gennaio, 2009
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Mauro Corona ha mollato la "stua"

In effetti si esce talmente frastornati dalla lettura di questo strepitoso romanzo di Mauro Corona che diventa difficile darne un giudizio conclusivo.

Leggere Storia di Neve vuol dire entrare in un castello incantato e degli orrori ma comunque indimenticabile.

Corona ha detto: “Gli altri miei libri erano più costruiti ed io ero più frenato. Questo libro l’ho scritto in tredici mesi, sempre di notte, mi è scappato via senza un piano, senza una scaletta. Ho mollato la “stua”, la diga di tronchi, per dar sfogo a me stesso, alla violenza, alla ferocia umana, ma anche alla dolcezza. Mi spaventavo persino delle cose che mi venivano…".

Questo è un romanzo imperdibile , scritto di getto, ispirato dalla natura e dalla vita e che non sarebbe mai uscito da nessuna scuola di scrittura.

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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    08 Dicembre, 2008
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Un libro magico

Raramente mi è capitato di leggere un romanzo così lungo (817 pagine), eppure così intenso.

Vi è assicuro che è un’esperienza altamente coinvolgente, al punto tale che come si inizia la lettura si desidererebbe andare sempre avanti, senza mai fermarsi, per giungere alla fine. Va da sé che invece sono necessarie delle interruzioni, anche per riflettere e spunti e motivi ce ne sono in abbondanza.

Il teatro della rappresentazione è come al solito Erto, il paese natio, ma la vicenda, questa storia di Neve Corona Menin, l’unica bimba nata nel gelido inverno del 1919, è qualche cosa di straordinario, come del resto lo è la protagonista. Sospeso fra realtà e fantasia, con escursioni anche nel campo dell’horror, il romanzo ha una forza travolgente, grazie a un testo vitale e particolarmente suggestivo.

Neve è la parte buona della strega Melissa, tornata nel mondo per porre rimedio ai torti commessi in vita, una specie di santa in grado di miracolare, come in effetti ogni tanto fa, ma vittima della cupidigia del padre teso ad arricchirsi grazie alle straordinarie qualità della figlia, in un egoismo cieco e sordo, che porterà a una serie di disgrazie e di delitti di raccapricciante efferatezza.

Il contrasto fra l’essenza spirituale della fanciulla e la bestialità materiale del genitore riesce a dare all’opera quella continuità logica che è indispensabile per sostenere l’impatto con una storia particolarmente lunga.

In questo contesto si inserisce la vita del paese, la coralità dei suoi abitanti nei riti annuali della primavera e dell’autunno, nella fienagione e nel taglio delle piante, nelle sere trascorse all’osteria, un microcosmo reale, pulsante di umori, anche primitivo, talvolta violento e chiuso, oltre che omertoso.

I caratteri dei personaggi, le descrizioni delle stagioni, le pagine dedicate ai rigidi e nevosi inverni sono tutti elementi che nobilitano questo romanzo.

Pur se la vicenda di fantasia è preminente, si rimane stupiti di fronte alla soavità, quasi poetica, che l’autore dedica a immagini della natura, con albe, tramonti, i vortici del fiume Vajont, le cime, i boschi, una sorta di concerto che accompagna tutta l’opera.

Nell’insieme Corona è riuscito a mantenere in adeguato equilibrio la violenza e la bontà, l’orrore e la nobiltà dei sentimenti, un gioco difficile e anche pericoloso condotto tuttavia con mano sicura dalla prima all’ultima pagina.

Chiuso il libro ci si sente come frastornati dalla forza della macchina narrativa, ma è solo un momento, perché ci si accorgerà ben presto che questa splendida storia lascia dentro un senso di grande serenità e di Neve serberemo il ricordo come della parte migliore di ognuno di noi, quella platonica ingenuità infantile non condizionata dalla realtà e di grande aiuto per superare gli scogli della vita, pur se rifugiandosi solo in un sogno.

Storia di Neve è un libro magico.

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