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Cecità
 
Cecità 2011-09-14 18:45:48 alan smithee
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
alan smithee Opinione inserita da alan smithee    14 Settembre, 2011
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Il mal bianco

Nel bel mezzo del traffico cittadino di una imprecisata citta’ di uno stato non menzionato, nel presente o in un immediato futuro, un cittadino comincia improvvisamente ad accusare problemi seri alla vista.
Dice di vedere tutto bianco, rivolto disperato ai primi soccorritori. E’ l’inizio di una apocalittica epidemia, soprannominata “il mal bianco”, in quanto, a differenza della cecita’ comune, che immerge nelle tenebre coloro che ne sono afflitti, questa volta invece la malattia, che ha anche una repentina propagazione virale, avvolge i malcapitati in una patina bianca lattiginosa che li rende completamente ciechi.
I primi episodi vengono isolati in un ex manicomio fatiscente, dove vengono accolti da un lato i ciechi, dall’altro i possibili contagiati. Il panico si diffonde presto, la polizia innalza un regime marziale ricorrendo alla forza ogni qual volta si renda necessario.
Il romanzo si sviluppa attraverso le vicende e testimonianze di un gruppo di otto/nove malcapitati, tra i primi ad essere contagiati, e ne segue i drammatici sviluppi di fronte ad una societa’ che crolla su se stessa, e che, nonostante il dilagare della malattia, non rinuncia alla sopraffazione da parte dei piu’ violenti, ai danni dei piu’ deboli.
Saramago, con la sua scrittura tutta particolare, che prevede dialoghi strutturati senza interlinee e come se in realta’ le frasi pronunciate dai protagonisti venissero riferite da un terzo narratore che le riporta alla lettera, dà vita ad un romanzo – tra i suoi piu’ famosi – realmente angosciante: l’agonia di una razza umana che forse merita la fine alla quale e’ destinata, ma che non smette di lottare nonostante le mostruosita’ che la paura umana crea in ognuno di noi non appena perdiamo la percezione di cio’ che ci sta accanto.
Siamo dalle parti del Mc Carthy di La strada, salvo indulgere in questa notevole opera di Saramago ad un lieto fine, seppur piuttosto amaro; ma qui la catastrofe che incombe e’ ancor di piu’ una punizione divina in quanto l’uomo, almeno apparentemente, ne e’ solo vittima e non la causa.
Guidati dall’unica donna che si conosca risultata indenne all’epidemia, il gruppo dei protagonisti parte avantaggiato rispetto agli altri che brancolano nel biancore accecante, ma sara’ ancor piu’ di questo la capacita’ di aggregazione a permettergli di sopravvivere alla brutalita’ di un mondo tornato alle regole dell’istinto e della sopravvivenza animale.
Verso la fine, quando la situazione pare in miglioramento, la conclusione drammatica (ancor piu' moralmente che fisicamente) a cui giungera' uno dei protagonisti (l'oculista, marito dell'unica vedente) sara' che "secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono".
L’anno scorso il bravo regista brasiliano Fernando Mereilles (quello di City of God e di The Costant Gardner) ha trasposto piuttosto fedelmente sul grande schermo questo interessante romanzo, ambientandolo negli Stati Uniti, con un cast eccellente che annovera fra gli altri Julianne Moore, Marc Ruffalo e Gael Garcia Bernal fra i protagonisti. Tutto cio’ non e’ bastato affiche’ la miope organizzazione distributiva italiana procedesse alla regolare fruizione cinematografica, relegando il film ad una frettolosa uscita in dvd. Ne consiglio pertanto un recupero sotto tale formato per coloro che hanno apprezzato l’opera del grande scrittore portoghese.

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