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Full of life
 
Full of life 2011-09-18 13:20:31 Leoni
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Leoni Opinione inserita da Leoni    18 Settembre, 2011
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IL PASSATO, IL PRESENTE ED IL FUTURO

Sono profondamente convinta della necessità di "far decantare" un libro prima di scriverne la recensione.
Bisogna attendere, pazientare, osservare, aspettare che le parole si sedimentino, si acquietino, si plachino e poi, certosinamente, indagare su quello che hanno lasciato e su quello che, con il loro passaggio, hanno modificato.
Nulla che passi senza lasciare la minima traccia merita una recensione, nella letteratura e nella vita, nel bene e nel male.
Orbene...Ad oggi, ad oltre un anno di distanza da quando riposi il libro nello scaffale, cosa rimane di "Full of LIfe"?
Rimane, nonostante l'evidente pleonasmo, la pienezza, la turbinosità e l'irrefrenabilità della vita.
Fante descrive, con il solito humour e la solita, ineguagliabile, penna, il percorso psicologico e familiare che conduce alla paternità, attraverso il confronto di se stesso con l'ineluttabile padre Nick, unico riferimento possibile, "il più grande muratore della California".
Così come Nick distrugge e trasforma le cose, le case ed i caminetti, Fante distrugge e trasforma la propria vita lavorativa e sentimentale, in un inevitabile gioco degli specchi. Così come Fante odia ed ama Nick, odia ed ama anche la moglie Joyce, con la stessa passione e profonda incomprensione che nutre il suo sentimento per il padre ed ad entrambi rimarrà sempre, inesorabilmente, legato.
E' un romanzo sulla paternità nel suo complesso, sulla paternità subita e su quella compiuta, su di un figlio che diventa padre senza aver saputo, nel mentre, essere completamente uomo.
Ma non solo.
Fante piange, lotta, combatte, è vivo ed è pieno di vita "presente" così come Joyce è piena della vita "futura" e Nick lo è di quella "passata". Tutte queste diverse vite convivono, coesistono, non senza scontri, ma procedono ed avanzano. L'italianità di Nick si scontra con la modernità del figlio ma trova terreno fertile nella nuora Joyce, simbolo del sogno americano, alla ricerca di solide radici su cui costruire il futuro.
Nell'unico modo possibile per uno scrittore, incontestabilmente, italiano, Fante descrive la genesi non solo di una paternità "privata" ma anche di una paternità "collettiva", confermando che anche i sogni, siano essi condivisi o strettamente personali, hanno sempre bisogno di radici per poter crescere e trasformarsi in realtà, così da non degenerare in semplici illusioni.

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