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La porta delle lacrime
 
La porta delle lacrime 2011-10-18 12:12:03 daniela domenici
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Opinione inserita da daniela domenici    18 Ottobre, 2011

romanzo epico

La porta delle lacrime è “quell’angusto braccio di mare che separa lo Yemen e il resto dell’Arabia dall’Africa…una sottile crepa che si allarga fino a diventare mar Rosso per allungarsi poi a nord verso l’orizzonte…”: ed è anche il punto d’incontro di tutti gli spostamenti, non solo fisici, dei personaggi che popolano questa saga, che possiamo tranquillamente definire “epica”, di Abraham Verghese, medico chirurgo e autore di “La porta della lacrime” nell’ottima traduzione di Silvia Pareschi e pubblicato da Mondadori.
Già il numero della pagine, 676, potrebbe spaventare chi decidesse di iniziare un viaggio “dentro” questo libro; se poi aggiungo che è intriso di innumerevoli descrizioni di interventi chirurgici e se concludo dicendo che si svolge per la maggior parte della storia in Etiopia con alcuni “momenti” in India e negli Stati Uniti ecco che allora chi legge deve fare i conti con tutto questo.
Se avrà questo coraggio, come la sottoscritta, si troverà immerso in una storia affascinante, commovente, piena di sapori, odori e colori della terra etiope (dov’è nato l’autore) e di quella indiana (di cui sono originari i suoi genitori). Perno su cui ruota tutta la vicenda è il particolarissimo rapporto simbiotico di due gemelli monozigoti, Marion e Shiva, che vengono seguiti nella loro crescita, sia fisica che psicologica, dallo scrittore con un’attenzione e un amore davvero struggenti e con loro tutti i personaggi che li aiutano a diventare delle persone speciali, soprattutto i genitori adottivi, e medici, Hema e Gosh, straordinariamente descritti.
Concludo con le parole della seconda di copertina che mi trovano totalmente consenziente: l’autore è stato paragonato “via via a Dickens e Rushdie, a Vikram Seth e Oliver Sacks, a Khaled Hosseini e alla serie televisiva Grey’s Anatomy: in realtà è difficile decidere quale narrativa abbia il sopravvento sull’altra perché, come nei classici dell’Ottocento, Verghese si cimenta, oltre che con la medicina, con l’amore, l’abbandono, il tradimento, la redenzione, i moti rivoluzionari, le persecuzioni e le migrazioni”.

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