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L'uomo che sussurrava ai cavalli
 
L'uomo che sussurrava ai cavalli 2013-08-28 11:12:03 SARY
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
SARY Opinione inserita da SARY    28 Agosto, 2013
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Sacrificio

Grace è una tredicenne traumatizzata dall’incidente avuto con il suo cavallo Pilgrim, ha lesioni ben visibili sul corpo e ferite nascoste nell’anima e nella mente. Entrambi, cavallo e cavallerizza, intraprendono un percorso di guarigione presso una fattoria del Montana, sotto la guida di Tom, cowboy serio capace di addestrare ed entrare in sintonia con gli animali e le persone.
Grace non parte sola, è accompagnata dalla madre, Annie, giornalista d’assalto con qualche problema interiore irrisolto. Il papà Robert, affermato avvocato newyorkese, è una figura marginale. Tom salverà il trio dai loro demoni?
La prima parte del libro è noiosa, la trama è piuttosto banale, i personaggi e le situazioni sono al limite del ridicolo, insulsi, nulla di toccante nonostante l’accaduto lo dovrebbe imporre. Una madre che si ritrova con una figlia menomata, segnata dal dolore come dovrebbe comportarsi? Lanciarsi sul lavoro? Dedicarsi con anima e corpo al recupero della sua bambina? O iniziare una storia extraconiugale? No, non bisogna giudicare, ognuno la sofferenza la vive e l’affronta a proprio modo, quello di Annie secondo me è discutibile. Ma torniamo alla trama. Fino a metà libro, la narrazione procede a rilento con un’accozzaglia di episodi che appesantiscono e stonano, allungano il minestrone senza insaporirlo, poi, finalmente, tra uno sbadiglio e l’altro arriva anche il piacere, l’autore lancia l’esca, il pesce sognatore ed anche un po’ patetico, ammetto, proprio non si avvede dell’amo ed abbocca. Non è per tutti i palati, solo quelli romantici. La parte razionale di me ha mantenuto il distacco e il disappunto per l’ovvietà e la pochezza del contenuto, ma la parte irrazionale e mielosa è caduta nella trappola. Il finale è, perfetto, calza a pennello, lascia l’amaro in bocca, l’esatto contrario di ciò che il lettore si aspetta.
Evans scrive bene, una penna semplice, evocativa e figurativa. Senza pretese tratta dell’amore incondizionato, cosa è giusto e cosa è da condannare? Può nascere la felicità dalla sofferenza?
Una lettura da ombrellone, giusto per salutare l’estate in partenza.

“Immagino che sia proprio così la vita. Una lunga catena di attimi. E immagino che tutto ciò che si può fare è cercare di viverli uno per uno, senza stare troppo a pensare a quelli appena trascorsi o che stanno per arrivare”.

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Commenti

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Che bella Sary...e d'accordissimo con la frase finale!
Ciauuu, Pia.
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SARY
28 Agosto, 2013
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Grazie Pia!
L'ho letto condensato anni fa in un volume del Reader's Digest, quindi epurato dalle parti più pesanti, e tutto sommato condivido la tua opinione. Il film è molto meglio.
Concordo sul finale inaspettato che un po' effettivamente delude, ma la storia è molto coinvolgente
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