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La zia Julia e lo scribacchino
 
La zia Julia e lo scribacchino 2013-09-11 14:52:32 silvia t
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia t Opinione inserita da silvia t    11 Settembre, 2013
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La zia Julia e Lo scribacchino

Cosa accade quando ironia, talento e fantasia si fondono insieme? Si ha la realizzazione di una piacevole opera letteraria che oltrepassa i limiti delle comuni regole narrative.
Questo libro può essere letto tutto d'un fiato o a piccoli sorsi, assaporato e gustato parola per parola per essere trasportati in quel mondo lontano, fatto di famiglie numerose e romanzi radiofonici, nella totale assenza della televisione, riscaldati dal dolce sole peruviano e circondati dall'atmosfera rarefatta e piena di suoni e colori che solo il Sudamerica riesce a creare e solo i più grandi scrittori riescono a trasmettere.
Per giungere a questo stato di grazia sono necessari tempo e pazienza; la narrazione inizia in una fase di transizione della vita del protagonista, quell'età che dalla notte dei tempi risulta la più carica di stupidità e di potenzialità: quella post adolescenziale.
Il piano narrativo è quasi banale, la storia, senza dubbio sopra le righe, racconta un amore, ma come spesso accade non è il cosa che conta, ma il come.
La sensazione è quella di star ascoltando una sinfonia in cui due linee musicali si cercano, si trovano e si fondono, infatti non c'è un solo filo narrativo, ma due, uno dei quali formato da infinite piccole fibre indipendenti una dall'altra.
La struttura narrativa è molto complicata, nei capitoli dispari si narra di Mario, la Zia Julia e la loro rocambolesca storia d'amore, nei capitoli dispari si raccontano dei romanzi radiofonici che sono la creazione dell'altro grande protagonista, il boliviano Pedro Camacho, entità quasi mistica che incarna lo scribacchino del titolo.
All'aumentare del numero dei capitoli cresce anche il ritmo del racconto ed è incredibile come il lettore sia risucchiato da un vortice in cui si racchiude tutto, ma la cosa che più colpisce è come riesca ad essere rappresentazione appunto di quell'età in cui tutto sembra imminente, in cui qualunque cosa possa apparire come fugace, come il tempo sembra sfuggire tra le dita pur avendone davanti così tanto. Con virtuosismi stilistici, cambi di ritmo repentini, rielaborazione della struttura narrativa il lettore è sballottato da una storia ad un'altra, da un estremo ad un altro, precipita in tante piccole storie che ne raccontano altre, che si fondono in altre fino a disorientare e quasi farlo smarrire, ma quando è circondato da figure che non conosce, in un luogo sconosciuto e alieno ecco che Llosa gli indica la strada e gli fa intravedere la chiave di lettura ed è in questo momento che il ritmo si fa serrato, le vicende si spingono all'eccesso, la follia metaforica e reale si fa strada e come un'esplosione le storie si compiono, gli argini si svuotano, gli incendi si spengono, la tempesta di placa, l'adolescenza lascia il posto all'età adulta e la realtà diviene più tangibile, più concreta, ma non per questo meno interessante.
Molti sarebbero i piani di lettura da analizzare, uno tra i tanti la figura dello scrittore che si evolve, ma che per emanciparsi deve fuggire da quel Sudamerica che soffoca, che costringe, che tarpa le ali verso quell'Europa che è culla della letteratura: Mario è Llosa e in parte il romanzo è autobiografico.
Carta vincente è senza dubbio il registro ironico che diverte il lettore e lo intrattiene, ma tra le righe, tra la musica assordante, tra i bisbigli e le urla dei peruviani attraverso i personaggi secondari caratterizzati in modo eccellente senza rubare mai la scena ai protagonisti, si narra la malinconica tristezza di un popolo che arranca, che cerca di emanciparsi senza riuscirsi, che rimane ancorato ad un passato pesante e ad un presente difficile, al quale può rispondere solo con una leggerezza nel vivere e un'ironica risata che stempera la tensione.
Una lettura importante che rappresenta uno degli ultimi tentativi di sperimentazione narrativa, che oltre a divertire fa pensare.

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l'ho letto qualche anno fa e no ho un piacevole ricordo...grande Camacho :-)...ottima analisi Silvia
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silvia t
11 Settembre, 2013
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Grazie Enrico.
Camacho è una figura affascinante ed è incredibile come attraverso i personaggi, diciamo secondari, Llosa riesca a definire un'epoca e un paese. Tra le altre cose è davvero interessante veder come all'inizio la vicende potrebbe svolgersi in qualunque luogo e come con lo svolgersi del racconto o dei racconti quel luogo diviene l'unico possibile.
Sulla figura di Camacho penso si potrebbe parlare per ore.
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