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Il profumo
 
Il profumo 2014-02-08 14:46:32 Queen D
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Queen D Opinione inserita da Queen D    08 Febbraio, 2014
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Un personaggio che non si dimentica

La prima domanda che mi sono fatta leggendo la prefazione del libro è stata: “Come ha fatto l'autore ad acquisire la conoscenza e l'abilità necessarie per descrivere il mondo etereo e inafferrabile degli odori?”; un conto è far immaginare al lettore la bellezza di una donna, ripercorrendo con le parole le forme del suo corpo, il colore dei suoi occhi, l’affabilità o la malvagità del suo carattere, o l’eccezionalità di un oggetto particolare, descrivendone le fattezze o l’uso, o ancora un paesaggio, un animale, il sole stesso. Tutto ciò può essere individuato, scomposto in parti e analizzato, ricomposto e descritto al lettore per far capire quello che la fantasia partorisce.
Ma un odore? Come si può esprimere a parole l’odore delle rose? O di un frutto? O di un pezzo di carne marcia? O, peggio, di una persona? Una cosa simile sembra inconcepibile. Non ci sono termini di paragone, possiamo solo affibbiare a ciascun odore, che noi crediamo gradevole o sgradevole, un aggettivo: acido, dolce, fresco, pungente, disgustoso e così via. Ma si dà forse un’idea esauriente dell’essenza di una cosa, solo con un misero attributo? Sicuramente no.
Ed è in questo esatto nodo pulsante che sta l’eccezionalità di Süskind: con le parole è riuscito nel compito impossibile, innanzitutto di trovare il modo di descrivere gli odori, con delle associazioni e delle metafore assolutamente geniali, e poi di farli salire al nostro naso direttamente dalle pagine del libro.
Un’altra domanda che mi sono posta: “Perché chiamare il protagonista proprio Grenouille?”. In francese “grenouille” significa rana; ora la rana, per diventare tale, deve attraversare, come ben sapete, diversi stadi evolutivi: da girino alla forma definitiva finale. Per questo motivo ho scoperto che la rana, in varie culture, rappresenta la metamorfosi, l’adattabilità, la transizione e, piuttosto ovviamente, la trasformazione. Ed è per questo che credo non sia un caso che l’autore abbia dato questo nomignolo al personaggio principale.
Nato senza alcun odore, Jean-Baptiste, brutto,deforme e inquietante, ha una sola e decisiva qualità che lo farà emergere dal fango in cui è nato: un senso dell’olfatto eccezionalmente sviluppato, tanto che, cito testualmente, “a sei anni aveva già una percezione totale del suo ambiente dal punto di vista olfattivo…presto riconobbe all'odore non soltanto il legno, bensì diverse specie di legno, legno d'acero, legno di quercia, legno di pino, legno d'olmo, legno di pero, legno vecchio, giovane, putrido, marcio, muscoso, persino singoli ceppi di legno, frammenti e schegge di legno; e all'odore ne percepiva le diversità con una chiarezza che altri non sarebbero mai riusciti ad avere con gli occhi. Similmente avveniva con altre cose. Che quella bevanda bianca che Madame Gaillard somministrava ogni mattina ai suoi pupilli venisse comunque chiamata latte, quando per la sensibilità di Grenouille ogni mattina aveva un odore e un sapore del tutto diversi, a seconda che fosse più o meno calda, a seconda della mucca da cui proveniva, di quello che la mucca aveva mangiato, della crema che vi era stata lasciata e così via... che il fumo, una struttura olfattiva in cui si riflettevano centinaia di singoli aromi, che di minuto in minuto, anzi di secondo in secondo si trasformava in un miscuglio nuovo, come il fumo del fuoco, possedesse appunto soltanto quell'unico nome «fumo»... che la terra, il paese, l'aria, che a ogni passo e a ogni respiro erano colmi di un odore diverso e quindi animati da un'identità diversa, potessero essere definiti soltanto da quelle tre grossolane parole... tutte queste disparità grottesche tra la ricchezza del mondo percepito con l'olfatto e la povertà del linguaggio facevano sì che il ragazzo Grenouille dubitasse del senso del linguaggio in genere, e si rassegnasse a farne uso soltanto quando i rapporti con altri esseri umani lo rendevano indispensabile” .
Tutta la sua straordinarietà lo porterà, a suo giudizio insindacabile, a immaginarsi come il Grande Grenouille, capace di catturare l’essenza delle cose, ma soprattutto l'anima delle persone. E’ così che la sua “fame” di conoscenza e di riscatto lo porterà a compiere efferati omicidi, senza il minimo rimorso o consapevolezza. Importa solo che la sua mente trattenga quei meravigliosi effluvi e che li faccia suoi per sempre, con lo scopo di riutilizzarli quando arriverà il momento: il momento della trasformazione, appunto, da essere repellente, capace di adattarsi alle peggiori situazioni, a creatura adorata e venerata da quegli umani che lo disgustano con i lori odori mediocri, quegli umani che lui, da sempre odiato e scartato dalla società, vuole sottomettere sotto una forma di amore perverso. E saranno proprio quegli umani che segneranno poi alla fine il suo destino, in una beffarda conclusione che forse merita, o forse no.
Potente, visionario, assolutamente geniale, “Il profumo” è un’allegoria della malvagità, della pazzia e del genio dell’umanità, alla ricerca costante di un modo per essere riconosciuti, amati e accettati, e non per quello che si è, ma come esseri speciali, al di sopra degli altri, migliori degli altri e per questo, più degni. Una metafora dell’uomo che vuole essere a tutti i costi il più bravo, il più bello, il più intelligente e per questo, il più adorato.

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Commenti

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Bellissima recensione. Complimenti.
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Queen D
08 Febbraio, 2014
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Grazie! Mi è piaciuto tanto questo libro e quindi non potevo non esprimerlo :)
Stupenda recensione!
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Queen D
10 Febbraio, 2014
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Grazie mille :)))))))))
Bella analisi.
Vero e' impressionante come parli degli odori, e' un libro unico, bellissimo!
In risposta ad un precedente commento
Queen D
10 Febbraio, 2014
Ultimo aggiornamento:
10 Febbraio, 2014
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Grazie C.U.B.! Il personaggio di Grenouille mi è veramente rimasto impresso..non so perché, ma in qualche modo gli sono solidale..alla fine vuole solo essere accettato dalla società, ma il modo lo decide lui, per questo mi piace tanto :)
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