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Il giardino di cemento
 
Il giardino di cemento 2014-04-10 10:32:51 Giovannino
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    10 Aprile, 2014
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Bella l'idea, meno tutto il resto.

Ne avevo sentito parlare tanto di questo libro, ma non avevo mai letto nulla di McEwan, così l’altra volta tra le offerte della libreria trovo questo libricino di 150 pagine e decido di acquistarlo. Beh, onestamente, non mi ha convinto per niente. Fin dalle prime pagine la storia (che trasuda tristezza da tutti i pori) sembra originale, e poi effettivamente andando avanti con la lettura quest’idea viene confermata, ma a mio avviso è sviluppata poco e male. Il romanzo parla della storia di 4 bambini che, a distanza di poco tempo, perdono per malattia sia il papà che la mamma, così per evitare di finirre in mano ai servizi sociali, decidono di nascondere il cadavere della mamma in un baule in cantina e di coprirlo con una colata di cemento. Subito dopo iniziano a vivere come una vera famiglia, con i due ragazzi più grandi (poco più che adolescenti) che fanno le veci della mamma e del papà, e i due fratellini più piccoli vengono invece trattati come dei figli da accudire. Finchè una terza persona, Derek, il neo fidanzato della “mamma” non arriverà a turbare la quiete familiare, e ad interrompere la sintonia “mamma”/sorella – “papà”/fratello che iniziava a farsi sempre più incestuosa. La storia, come già detto, è molto originale e intrigante, ma molti aspetti vengono toccati di sfuggita e non approfonditi (come ad esempio la chiusura in se stessa della sorella piccola e la voglia di diventare una bambina da parte del fratellino), e alla fine del libro lasciano un po’ l’amaro in bocca di quello che, magari con un po’ più di pagine poteva diventare un gran bel libro, ed invece resta un libro carino, ma nulla più. La scrittura è abbastanza lineare e fluida, i personaggi vengono descritti spesso in maniera cupa e triste, soprattutto quando il protagonista ci racconta dei suoi sogni. Diciamo che il soprannome che gli viene affibbiato di Ian “Macabre” (per via della scrittura cupa, appunto) non è campato in aria, e lo si deduce subito dopo poche pagine. In conclusione un libro che si legge, ma che onestamente almeno a me, non ha lasciato nulla.

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Commenti

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Anche per me fu il primo Mc Ewan e non l'ho più lasciato.
Questo libro è grottesco più che macabro, perché tocca in modo quasi accennato i pensieri ancora acerbi di una famiglia devastata, il disperato bisogno di una vita normale che gli è negata.
La meravigliosa e geniale prospettiva è quello che viene criticato in questa recensione e io non sono d'accordo sulla poca profondità dei profili psicologici.
McEwan ci fa vedere il mondo attraverso gli occhi dei suoi piccoli protagonisti privi di qualunque guida e il loro punto di riferimento diviene il tentativo di ricreare le figure genitoriali in un modo seppur particolare senza dubbio credibile e realistico.
Lo stile è lineare, come sempre lo è questo autore, ma il lessico utilizzato e il periodare che ritma tutta la vicenda dimostrano al ricerca attenta e precisa.
Io credo che sia un ottimo testo per conoscere l'autore, ma ti consiglio di leggere gli altri suoi titoli.
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Giovannino
10 Aprile, 2014
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Sia chiaro, non intendevo dire che mancasse la cura del linguaggio, nè tantomeno che il racconto risulti superficiale, intendevo dire che secondo me alcuni aspetti potevano essere maggiormente approfonditi, ,magari forse con qualche pagina in più avrebbe reso in maniera differente, ma è solo la mia opinione. Leggerò sicuramente qualcos'altro per vedere se riesce a convincermi di più :)
Anche io sono dell'idea di Silvia, sebbene non abbia letto il libro che recensisci.
Ti consiglio, perciò, di leggere "Solar": non giustificherebbe il nome "Macabre" di cui tu parli, perché il registro grottesco è ben accentuato e rende il libro una piacevole e arguta lettura.
Chiaro, poi, che ognuno ha i suoi gusti, ma, se ti va davvero di riprovarci, prova questo titolo. Ciao.
In risposta ad un precedente commento
silvia t
10 Aprile, 2014
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Anche "L'inventore di sogni" è di una dolcezza incredibile.
Io considero Mc Ewan uno tra i migliori tra i contemporanei anche perché riesce a gestire tutti i registri e raggiunge il suo apice nei racconti per cui ti consiglio anche questi....
In risposta ad un precedente commento
Giovannino
10 Aprile, 2014
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Grazie a entrambi, sicuramente ne leggerò altri, penso sempre che prima di bollare un autore si debbano leggere almeno tre suoi libri e questo è solo il primo :)

23 Luglio, 2014
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E' uno dei suoi lavori migliori, denso, non retorico, potente, aperto (le parti che consideri "non approfondite" sono perfettamente congeniali al meccanismo narrativo e al fine di evitare il didascalico, la spiegazione).
Lo lessi quando uscì, ho letto poi molti, troppi, altri suoi libri (quasi tutti, credo) constatando una costante e progressiva tendenza all'"inutilità", la cristallizzazione di uno stile funzionale alla trasposizione di concetti e ideologie. Spento.

23 Luglio, 2014
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Aggiungo che ho dato un'occhiata ai titoli e ai tuoi pareri e constatato che la stragrande maggioranza è roba buona, buonissima, e solo in pochi casi dissento dai tuoi giudizi. Ho segnato un paio di titoli, grazie.
(P.S.: una sintesi formidabile delle due anime di Murakami, con un tocco di poesia -per noi forse più difficile da cogliere, perché legata alla cultura giapponese- la trovi in "Kafka sulla spiaggia", nel caso non l'avessi letto, all'epoca)
Ciao.
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