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La versione di Barney
 
La versione di Barney 2014-09-05 10:15:43 Vincenzo1972
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4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    05 Settembre, 2014
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Vi presento il mio amico Barney

Ci credereste mai che un ubriacone, cinico, scontroso, irriverente ed individuo politicamente scorretto possa risultarvi simpatico, se non addirittura amabile e di piacevole compagnia?
Ah, no? allora provate a trascorrere qualche giorno, quelli necessari per completare la lettura di questo libro, in compagnia di Barney Panofsky e vi ricrederete.
Ma procediamo per gradi. Anzitutto le presentazioni: settant'anni, intensamente e sregolarmente vissuti, tre matrimoni 'sulle' spalle, il nostro caro Barney viene accusato dallo scrittore Terry McIver nella sua biografia dell'omicidio dell'amico Bernard Moscovitch, detto Boogie.
Accusa infondata, come concluso anche dalla sentenza a suo favore emessa in tribunale, ma da cui Barney intende difendersi e per farlo ci racconta la storia della sua vita cercando così di dimostrarci la sua innocenza.
Ma la narrazione non è affatto lineare, soprattutto nelle prime pagine è forte il rischio di perdersi nel caos di digressioni incastrate in altre digressioni rese ancora più aggrovigliate per la moltitudine di personaggi e luoghi introdotti.
L'impressione che ho avuto leggendo il libro è proprio quella di essere seduto al tavolo di un bar con questo nonnino che decide di raccontarmi la sua vita dopo aver bevuto, tutti d'un fiato, una decina di whiskies ed un paio di cognac.
ops! scusami Barney, lo so che detesti essere chiamato nonno:

"Lo trovo indecente. Dentro di me continuo ad avere 25 anni, massimo 33, tò. Certo non settantasette, con quel che ne segue - la puzza di stantio e di sgoni infranti, l'alito cattivo, le gambe che avrebbero un disperato bisogno di una bella lubrificata. E ora che mi è toccato farmi mettere un'anca in vera plastica, non sono neppure più biodegradabile. Gli ambientalisti mi negheranno il diritto alla sepoltura."

E con inesauribile energia, Barney ripercorre tutte le tappe della sua esistenza anche quelle meno importanti, quelle che si presentano solo come rapidi flash nella sua già labile memoria, sempre più incerta e deformata dal morbo di Alzheimer e della cui frequente fallacia egli stesso ne è consapevole e non manca di farmelo presente:

"Ieri notte, quando finalmente stavo per prendere sonno, mi sono reso conto di non ricordarmi come si chiama il coso per tirare se la minestra. Ma tu pensa. L'avrò usato un milione di volte. Lo vedevo come se ce l'avessi davanti agli occhi. Ma quel cazzo di nome, niente.
Non avevo nessuna voglia di alzarmi dal letto e mettermi a scartabellare fra i libri di cucina che Miriam ha lasciato qui, anche perchè mi avrebbe ricordato qualcos'altro, e cioè che se se n'è andata la colpa è solo mia. Senza contare che mi sarei dovuto comunque alzare più tardi, verso le tre, per la pisciatina di metà notte, e allora tanto valeva aspettare.
Pisciatina, ho detto: non l'impetuoso getto schiumante della Rive Gauche, cari miei, proprio no. Adesso è uno stillicidio, plic plic plic, e hai voglia a scrollare, l'ultimo goccetto ritardatario cola immancabilmente sulla gamba del pigiama."

E' un tipo strano questo Barney, sicuramente sincero, colto, un lettore instancabile, ma anche una persona rude, cinica, facilmente irascibile e spesso intrattabile.
Beve troppo, fuma troppo, ultras sfegatato, manda lettere tremende a quelli che odia e anche a quelli che ama, inveisce ferocemente contro tutti, amici, conoscenti, scrittori, ebrei e canadesi, donne altezzose e donne rifatte:

"Al Lord Byng Manor vantiamo anche un buon numero di divorziate avanti negli anni. La mia preferita, un'anoressica con un caschetto di capelli ossigenati, il seno un tempo piatto come una tavola, e due manici di scopa al posto delle gambe, non mi parla più dalla volta che ci siamo incontrati al suo ritorno da una clinica di Toronto specializzata nel riciclo di carampane, dove era andata a farsi dare una tirata alla faccia ed una gonfiatina alle poppe. La incrocio nell'androne e le stampo un bacio sulla guancia. "Che hai da fissarmi?" mi fa lei. "Niente, volevo solo vedere se resta l'impronta."

Ecco, ma cos'ho fatto? Ho parlato di donne... un velo di tristezza cala sul volto del nostro Barney, e giù un altro whisky.
Eh già, le donne, croce e delizia... o meglio, ho l'impressione che le donne per Barney si dividano in due categorie: Miriam e tutte le altre.
Miriam è l'unica donna che Barney abbia amato veramente, un amore che traspare dalle parole bellissime con cui ricorda i momenti più felici della loro vita coniugale ed in particolar modo il loro primo incontro, il colpo di fulmine:

"Quando mi ritrovavo a passeggiare in quelle stanze nel cuore della notte, con l'ennesimo bicchiere in una mano ed il miliardesimo Montecristo nell'altra, chiudevo gli occhi e ripensavo a Miriam, a come mi era apparsa il giorno delle mie nozze con la Seconda Signora Panofsky. La donna più bella che avessi mai visto. Lunghi capelli neri come l'ala di un corvo. Occhi blu da perdere la testa. Un vestito da cocktail di chiffon azzurro, e una grazia meravigliosa, meravigliosa. Dio, quella fossetta. E quelle spalle nude... Sono tre anni che Miriam se n'è andata, ma continuo a dormire da una parte del letto, e appena mi sveglio la cerco. Miriam, mia adorata Miriam."

Ma Barney è stato capace di perdere anche Miriam, l'unica donna che lo ha amato sino in fondo ed accettato per quello che era.
Beh.. questo è un libro che lascia l'amaro in bocca.. indubbiamente.. è la storia di un uomo che sa di aver trovato un tesoro, l'unica persona con cui valga la pena condividere la vita e con cui riesce a dare un senso alla propria formando una famiglia, dando al mondo dei figli che lo amano e non lo abbandonano nella vecchiaia e nella solitudine... ma che, nonostante ciò, riesce comunque a farsi sfuggire.
Non so quanto ci sia di autobiografico in questo libro... suppongo molto però, per il dettaglio con cui sono state descritte certe situazioni vissute da Barney e per quel poco che ho letto in giro in merito all'autore Mordecai Richler, ma mi piace immaginare cosa abbia potuto provare la 'vera' Miriam leggendo queste pagine; io credo che in questo romanzo Barney non voglia tanto discolparsi della morte del suo amico quanto, piuttosto, dichararsi pentito per aver tradito la fiducia della donna amata... perchè non ho mai letto parole più toccanti ed intense di quelle che usa per Miriam, la sua adorata Miriam.
Questa non è la storia di un uomo perfetto, virtuoso.. Barney ha molti difetti più che pregi.. non è il tipo di super-uomo, extra-terrestre, incolume ed insensibile alle tentazioni terrestri... è un uomo che ha sbagliato, ha perso ciò che di più prezioso aveva nella vita e se n'è reso conto. Forse troppo tardi?.. sì, forse, ma è così che va la vita sulla terra.

"Ma la verità è che nulla mi delizia quanto una biografia da cui apprendo che questo o quel presunto grande in realtà era una vera merda.... Se dei personaggi ci viene mostrato solo il lato migliore, restiamo sconfortati, perchè riteniamo impossibile imitarli in alcunchè. I grandi scrittori descrivono anche le azioni più basse degli uomini, non solo quelle virtuose. E questo sortisce un effetto benefico, perchè risparmia all'umanità la disperazione".

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Commenti

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Ti ho letto con molto piacere. Ho apprezzato le tue forti e intense considerazioni.
Bravissimo Vincenzo.
Pia
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Vincenzo1972
05 Settembre, 2014
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Grazie Pia.
Davvero bella e appassionata la tua recensione.
Conosco poco libro e autore (mi pare che tempo fa sia uscito un film ispirato al romanzo), ma mi hai fatto proprio venire voglia di conoscere...il tuo amico Barney!
In risposta ad un precedente commento
Vincenzo1972
07 Settembre, 2014
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Se ti è piaciuto il commento, Domitilla, sono certo che il libro non ti deluderà. Te lo consiglio senza alcun dubbio e molto più del film che, per quanto ottimamente recitato, non offre una visione di Barney a 360 gradi, in tutto il suo splendore insomma.
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