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L'ospite notturno
 
L'ospite notturno 2014-10-20 13:41:32 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    20 Ottobre, 2014
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La tigre, minaccia e libertà

È sorprendente come una scrittrice giovane quale Fiona McFarlane, australiana, sappia immedesimarsi nella condizione fisica e psicologica dell’anziana protagonista del suo romanzo, Ruth, e ne sappia interpretare le ansie, i malesseri e le ossessioni tipiche della terza età.
Questa è un’opera sulla fragilità e la vulnerabilità di quanti, rimasti soli, si ostinano a coltivare l’illusione che tutto possa continuare come prima, nonostante il vuoto, il silenzio, l’immobilità che li circonda.
Riesce molto bene la McFarlane a descrivere il rapido decadimento dell’anziana Ruth, dal momento in cui, rimasta vedova e con i figli lontani, resta a vivere nella casa sulla spiaggia, che era stata scelta in un primo tempo come una casa di vacanze per riunire la famiglia. È schiacciante la solitudine di questo luogo lontano dal movimento cittadino, dove gli unici rumori sono la risacca del mare e il volo degli uccelli. È una solitudine che allunga il tempo, moltiplica i minuti e le ore, rende interminabili le notti e popola la casa di spettri. Unica compagnia per Ruth sono i suoi gatti, che la seguono dovunque. In queste notti interminabili, nei momenti sempre più frequenti di insonnia, l’anziana signora si convince che una tigre venga a passeggiare nel suo salotto, ne sente il respiro ansimante, ne annusa l’odore aspro e poco alla volta si lascia pervadere da un forte senso di disagio. Ancora presente a se stessa, ma con qualche cedimento psicologico, Ruth accetta di buon grado la compagnia di Frida, che giunge inaspettata, dichiarando di essere stata inviata dal governo per assisterla. Da questo momento in poi, Ruth comincerà a perdere la sua autonomia, i suoi mali si accentueranno, gli unici momenti piacevoli delle sue giornate saranno quelli spesi nel ricordare il passato, nel rivivere quell’amore giovanile che l’aveva lasciata delusa e addolorata. Sarà il momento in cui, sostenuta dall’apparente sollecitudine di Frida, accoglierà per un fine settimana il suo ex amore e, ormai così avanti negli anni entrambi, si uniranno in un rapporto delicato e appassionato.
Rimasta nuovamente sola, la mente di Ruth si offusca ancora più rapidamente, perde sempre più frequentemente quella lucidità che sarebbe la sua unica difesa e ritorna la tigre, metafora della minaccia che incombe su quella fascia d’età che si chiude in una solitudine nociva, lontano da ogni relazione affettiva. Sarà, tuttavia, proprio la tigre a restituire a Ruth la libertà.
I personaggi del romanzo sono ben delineati, le situazioni a volte un po’ eccessive. La condizione degli anziani qui descritta non può né deve essere intesa come una realtà che ineluttabilmente riguardi tutta questa fascia d’età, ma è indubbiamente una presa di coscienza di ciò che spesso può accadere.
Dal punto di vista stilistico si nota qualche asperità narrativa, ma certamente si tratta di un’opera scritta con passione.

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Commenti

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ti ho letta con gran piacere perchè non conosco l'autrice!
tu Anna Maria avevi già letto altro?
No, Silvia. Questo è il primo romanzo della McFarlane. Prima ha scritto solo racconti. Non è male, ma non mi ha entusiasmato. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi....caso mai dovessi leggerlo.
Anna Maria, ho letto la tua bella recensione.
Devo dire che della letteratura australiana non conosco nulla.
Tu hai letto altro? Qualche autore consolidato ?
UAO! Che bella recensione!
L'ho messo tra i libri da leggere, nella mia luuuuunga lista! :-)
Caro Emilio, anch'io sono piuttosto a digiuno di letteratura australiana...certamente una lacuna da colmare! Questo testo però non mi ha convinto del tutto. Se lo leggi, fammi sapere che ne pensi. Un caro saluto.
Grazie Antonella ! Spero che ti piaccia! Attendo riscontri...
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