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Nelle terre estreme
 
Nelle terre estreme 2015-03-18 09:25:57 DieLuft
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
DieLuft Opinione inserita da DieLuft    18 Marzo, 2015
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Nella comprensione

Duecento pagine d'intensità e trasporto emotivo del tutto inaspettati. Nonostante mi sia sentita "ingannata" sin dalla prima pagina, questo racconto è stato in grado di sorprendermi e ripagarmi di tutte le fatiche e tutti i compromessi che ho dovuto fare con l’autore, con il tipo di impostazione, con la storia e il suo protagonista... Praticamente col libro stesso.

Avviare la lettura è stato talmente impegnativo da rasentare il ridicolo, suscitare lo sdegno e l'autoironia. Rileggere ad oltranza gli stessi due capitoli in oltre un mese (dopo gli innumerevoli tentativi già avviati in precedenza) è stato materia di autocommiserazione per una che si autoproclamava con orgoglio "fervida lettrice".
Ho acquistato il libro in modo compulsivo, conoscendo vagamente la storia e commettendo lo stupidissimo errore di scambiare l'autore per il protagonista. Sono sviste che si pagano col prezzo del disgusto, perché quando si crede di iniziare la lettura di un'opera autobiografica e invece ci si ritrova nel mezzo dei tentativi di rintracciare la vita altrui, la delusione è dietro l'angolo. E questo è stato il primo impatto con il libro: la delusione nel leggere quello che mi pareva si delineasse sempre più come un reportage su di un giovane morto in Alaska e delle buone impressioni che aveva lasciato nella gente nella quale si era imbattuto. Niente filosofia, nessun discorso in prima persona... Solo descrizioni paesaggistiche, mappature degli spostamenti e collezione di impressioni.
Una volta finalmente accostumata allo stile e quasi superata l'iniziale illusione, ciò che ha iniziato a deludermi è stato il personaggio stesso di Alexander Supertramp alias Christopher J. McCandless. Dopo averlo etichettato come eroe della sua stessa storia, artefice del suo destino, Krakauer, cambiando interlocutori, inizia a ripercorrere il passato di Chris e lì ci si rende conto di quanto un "outsider per scelta" possa cadere nella stereotipizzazione. Premetto che le storie dei personaggi alla "Jack London/Thoreau/Tolstoj“, che vanno a vivere per strada o nei boschi volontariamente, non hanno mai attirato le mie simpatie o consensi. E meno che meno quelli che lo fanno perché hanno una storia irrisolta con la famiglia, problemi con figure paterne autoritarie, non sanno scendere a compromessi, fanno scempio dei loro naturali talenti e si ribellano nei modi più "alternativi". Perché è questo che, superficialmente parlando, ho creduto essere alla fine Alex/Chris: il tipico ragazzo che scappa dalla famiglia, conduce una vita diametralmente opposta a quella dei genitori e fa tutto questo solo per sfregio, per testardaggine, per mancanza di un livello minimo di umiltà, convinto di essere nel giusto. Neppure il suo inserimento nei miti americani di una vita nella wilderness o della ricerca della felicità sono riusciti in un primo momento a distrarmi da questa etichetta.
A rendere speciale Chris e a dimostrarmi il fatto che stavo ragionando in maniera del tutto convenzionale e aderente ai luoghi comuni è stato Krakauer stesso. Con il semplice riportare i commenti sulla morte di Christopher, ha acceso in me l’idea che stessi leggendo il libro in una prospettiva del tutto scorretta, che stessi ricercando un tema errato, che volessi un “outsider secondo i miei canoni e ideali”. Quando Chris cessa di riferirsi a se stesso come un’altra persona, come Alex, diventa ineffabile, il suo diario diventa un capolavoro di alta spiritualità.
Una volta giunto alla piena maturazione del suo viaggio -che è insieme ribellione, ricerca e crescita personale- la natura lo “ricompensa” con la morte del suo corpo fisico. Nonostante persino nel libro, la morte del protagonista sia stata suggerita come una svista dovuta alla sua ignoranza, poiché ignaro della “tossicità stagionale” di alcune parti vegetali; ho preferito leggere l’accaduto come se la natura stessa avesse voluto scegliere e fondersi con il suo asceta all’apice della sua comprensione.

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Commenti

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Interessante, bella, recensione, tuttavia c'è un punto che non mi è chiaro: ripeti più volte che il problema principale è sorto dal fatto che ti sei approciata in maniera errata al libro ma che alla fine hai capito il genere e hai apprezzato, però allo stile dell'autore dai 2/5, quindi non ti è paciuto comunque il suo stile. Ma non l'hai oggettivamente ritenuto adeguato alla tipologia di testo, oppure è più una cosa personale ovvero che, malgrado tutto, non sei riuscita a superare il "passo falso" iniziale? Grazie. Ciao
A me Krakauer ha fortemente deluso in questo libro, ha riportato sì gli spostamenti, le cartine, ma il piglio giornalistico e' troppo secco. Manca l'anima. Krakauer non mi ha saputo trasmettere nulla emozionalmente parlando, lo spirito di Chris, maledettamente libero e maledettamente incosciente mi e' mancato.
La penna di Terzani, per esempio, ne avrebbe fatto una meraviglia (secondo me).
In risposta ad un precedente commento
DieLuft
19 Marzo, 2015
Ultimo aggiornamento:
19 Marzo, 2015
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Lo stile di Krakauer non mi è piaciuto perché anche se è stato in fondo adatto all'opera, al ripercorrere le tappe di Chris, non ha fatto trasparire molto della spiritualità del viaggio del protagonista. Nel libro appare evidente che lavora come giornalista o che comunque è abituato a riportare eventi. Diciamo che lo stile e il contenuto ultimo del libro vanno in direzioni opposte perché la storia è ricca trasporto emotivo, che però viene "smorzato" da una penna che non è abituata a scrivere su determinate tematiche. Probabilmente un autore diverso (non giornalista) avrebbe riportato la storia da una prospettiva completamente differente, avrebbe magari dato peso alla spiritualità di questo ragazzo, cosa che Krakauer lambisce appena.
Personalmente parlando, si arriva ad apprezzare il libro quando si scinde dallo stile dell'autore, che comunque ha fatto del suo meglio per le proprie abilità, e la storia di Christopher.
Spero di essere riuscita a rispondere alla tua domanda, ciao!
In risposta ad un precedente commento
DieLuft
19 Marzo, 2015
Ultimo aggiornamento:
19 Marzo, 2015
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In effetti un autore come Terzani sarebbe stato azzeccatissimo in questo contesto, avrebbe certamente colto Chris. Krakauer ha fatto del suo meglio ma... Ma fare il giornalista e parlare di spiritualità sono due mondi opposti. E' comunque da ringraziare perché ha portato alla luce l'esperienza di Chris altrimenti rimasta ignota. L'unico vero aiuto che ho trovato è stato l'inserimento dei frammenti di opere letti (o supposti letti) dal protagonista. Senza quelli avrei cestinato in maniera definitiva.
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