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La ragazza delle arance
 
La ragazza delle arance 2015-04-24 12:51:26 MAZZARELLA
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MAZZARELLA Opinione inserita da MAZZARELLA    24 Aprile, 2015
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La ragazza delle arance

“Non credevo mi avesse notato, ma improvvisamente alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e mi guardò dritto negli occhi. Così mi colse con le mani nel sacco, perché capì che era da un po' che la stavo contemplando. Mi fece un sorriso pieno di calore, e quel sorriso, Georg, avrebbe potuto sciogliere il mondo intero, perché se il mondo l'avesse visto avrebbe avuto la forza di fermare tutte le guerre e tutte le inimicizie del pianeta, o almeno di interrompere per lungo tempo l'uso delle armi.”

Le storie d'amore nascono così, per caso, come un fulmine al ciel sereno, come una botta in testa, come il temporale in una giornata di sole...l'amore non avvisa e non si presenta con dolcezza nella vita, ma irrompe con tutta la forza che possiede. Sta a noi non farcelo sfuggire, anche se all'inizio fa paura, ma ci sono paure più belle del coraggio. In amore non vince chi fugge, ma chi lotta fino all'estremo. L'amore è eterno e quest'eternità dipende solo dalla nostra forza di volontà.
In questo romanzo, “per amore” l'autore Gaarder intende tutto, soprattutto l'amore di un genitore, che imprime anche a distanza temporale, il ricordo di sé nel cuore del proprio figlio.
Questa incredibile ed eccitante storia narra quindi da un lato, l'amore tra un uomo ed una donna e dall'altro, l'amore di un padre verso il proprio figlio.
Georg ha quindici anni e conduce una vita tranquilla, finché un giorno trova una lunga lettera che suo padre Jan gli aveva scritto prima di morire. In questa lettera, Jan si confida con il proprio figlio, immaginandoselo già grande, e gli racconta la storia di una giovane con un sacco pieno di arance, da lui incontrata un giorno per caso, quando era ancora uno studente universitario, su un tram di Oslo. L'incontro non è per niente romantico, anzi, il nostro protagonista maldestramente fa rovesciare l'intero sacco della ragazza per terra, la quale, quasi indispettita, si allontana. Tuttavia ormai per Jan è un colpo di fulmine e decide di cercarla, trascorrendo i giorni successivi a chiedersi dove la misteriosa "ragazza delle arance" potesse trovarsi. Si rincontrano nuovamente in un bar dove si guardano intensamente per circa un minuto tenendosi la mano, ma l´atmosfera viene interrotta da un altro incidente del giovane, dopo cui la ragazza scappa via con le lacrime agli occhi, portando con sé il solito sacco di arance. Ma chi è questa misteriosa ragazza? Perché porta sempre le arance? Perché fugge via?
Georg rimane inizialmente turbato per questa lettera, tuttavia appassionandosi alla storia, prosegue nella lettura (che durerà molto tempo), scoprendo alla fine, che il racconto del padre è in realtà, esattamente ciò che è accaduto prima della sua nascita.

Grazie al suo stile, Jostein Gaarder riesce a coinvolgerci in questa storia d'amore circondata da un alone di mistero, ma che nasconde significati profondi. Chiave del romanzo è soprattutto la lettera che non è altro un'eredità, un modo come un altro per un padre di trasmettere a distanza i suoi pensieri, le sue emozioni ma soprattutto i suoi insegnamenti. Ecco che il protagonista usa le parole su di un foglio per ricordare al proprio figlio che nella vita non bisogna arrendersi, che avere dei sogni è già un'immensa ricchezza e che niente è impossibile.
”Sognare qualcosa d’improbabile ha un proprio nome. Lo chiamiamo Speranza”.

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