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Sottomissione
 
Sottomissione 2015-06-13 14:05:08 Filippo1998
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Filippo1998 Opinione inserita da Filippo1998    13 Giugno, 2015
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Sull'orlo del precipizio, tra utopia e distopia




Siamo in un futuro prossimo datato 2022. La storia si trova di fronte a uno snodo cruciale, un avvenimento memorabile, da un certo punto di vista quasi inspiegabile poiché apparentemente rifiutato dalla maggioranza. Infatti, la Francia è testimone di una “rivoluzione” che ben presto coinvolge l’Occidente tutto, contro ogni pronostico e ogni logica, a dimostrazione del fatto che, in fin dei conti, il tanto discusso “libero arbitrio” umano resta un qualcosa di molto fragile. Ma in “Sottomissione”, la bilancia non si pronuncia tanto a favore del meccanicismo cosmologico, in termini democritei ,ossia una totale casualità degli avvenimenti, quanto a una volontà superiore, quella di un’entità che noi umani definiamo “Dio”.
In questo romanzo di Michael Houellebecq il Dio in questione, e unico, è Allah che ha finalmente deciso di imporre la propria egemonia.
Il suo portavoce è Ben Abbes, leader di un nuovo partito francese denominato Fratellanza musulmana, che in seguito a una crescita esponenziale di assensi, si ritrova a capo del Paese sostituendo l’ormai logora e fallimentare repubblica.
Ben Abbes non è lo stereotipo del musulmano chiuso mentalmente, unicamente interessato a imporre la propria religione e magari disposto anche a ricorrere alla violenza pur di raggiungere i propri obiettivi. E’, piuttosto, intelligente, diplomatico, accattivante e MODERATO, caratteristica raramente accostata a un fedele della shari’a; un mix di novità e conservatorismo che gli permette di farsi strada tra le menti dei francesi, che riversano in uno stato di totale inerzia in seguito a quella che pare più una visone onirica che mera realtà.
Michael Houellebcq, costruisce attraverso una lingua chiara e impeccabile un romanzo che può essere spunto di riflessioni profonde su un tema centrale come quello della convivenza tra le religioni. Si diverte a ritrarre- e lo fa in modo magistrale-, grazie alla sua fantasia –o semplicemente al suo senso storico -una realtà politica fittizia ma al contempo estremamente plausibile immaginandone l’impatto sulla gente comune.
Francois, protagonista e narratore, effettivamente è “un uomo di una normalità assoluta”, un individuo incapace di adattarsi alla sua grigia vita da docente universitario sprovvisto di vocazione, che più di una volta ha seriamente preso in considerazione l’idea del suicidio.
Solamente grazie alla via della conversione riuscirà a ritrovare l’orientamento, a testimonianza del fatto che la “sottomissione” è ciò di cui l’uomo realmente ha bisogno.

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