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Cecità
 
Cecità 2015-07-29 17:16:10 ferrucciodemagistris
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    29 Luglio, 2015
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Caduta nel vortice dell'incubo bianco

José Saramago, tramite il suo peculiare stile narrativo letterario, ha il non comune pregio di far immedesimare il lettore in situazioni al limite della razionalità come intesa dalla stragrande maggioranza delle persone nelle innumerevoli e variegate società e culture presenti nel nostro pianeta. Possiamo considerare tale razionalità come risultanza di tutto l’insieme di regole, tradizioni, usi e costumi che si sono sviluppati, in altrettante circostanze, in tutti i continenti e in ogni nazione nel corso di decine di secoli.

In questo sublime ancorché sconcertante romanzo (l’ossimoro è d’obbligo), lo scrittore propone un accadimento in cui gli abitanti di una certa comunità cittadina, non meglio specificata, iniziano a perdere la vista; il fatto è immediato senza che ci siano, almeno all’apparenza, sintomi premonitori e cause. La prima persona che subisce questa grave inabilità sta guidando l’auto durante una tranquilla giornata come tante altre; all’improvviso si rende conto di non vedere più, o meglio di vedere come se fosse stato immerso in un mare lattiginoso; una cecità bianca differente dalla “normale” e ben conosciuta omonima patologia dove le tenebre e l’oscurità hanno il sopravvento.

La malattia, considerata contagiosa dalle autorità, si propaga a macchia d’olio e colpisce in maniera veloce ed estremamente casuale.
Il governo e i responsabili delle forze armate cercano, nella loro inconsapevolezza che li trova impreparati, di arginare l’epidemia segregando i malati in edifici abbandonati e fatiscenti, quali ex manicomi, dove i malcapitati e sfortunati sono sottoposti a una disciplina ferrea e inumana con leggi particolari che prevedono anche la fucilazione immediata qualora si trasgredisca alle disposizioni impartite.

E’ in questo contesto di sub-società formata da ciechi costretti in spazi lugubri, senza igiene e con cibo razionato, che si manifesta quella parte dell’animo umano che non vorremmo mai venisse fuori: crudeltà, violenza, perversione sono gli ingredienti principali di questa nuova vita all’insegna del mal bianco. L’essere umano, quando privato del minimo sostentamento alimentare, si trasforma in una sottospecie abietta che perde tutti i valori coltivati fin dalla nascita e pur di nutrirsi commette nefandezze e orrori che nulla hanno più di umanità; una regressione totale che porta a un livello primordiale dove la dignità, il pudore, il rispetto verso il prossimo e ancor più verso se stessi, sono svaniti in un coacervo di spettri, morti viventi che si aggirano tentoni senza una meta, senza un futuro.

L’essere umano si abitua a tutto: la dualità bene-male, civilizzato-animalesco è insita in ognuno di noi; in determinate situazioni di coercizione psichica e fisica la mente si astrae dalla ragione facendo prevalere il male e con esso la bestia, che si nasconde nei meandri reconditi del nostro animo, è libera di agire.

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Ciao Ferruccio, il tuo bel commento mi ricorda la potenza delle immagini create da Saramago: si sono profondamente radicate nel mio immaginario tanto che certe volte si fanno spazio nella mia mente e allora mi capita di "vedere" la scena del semaforo o tante altre che non voglio citare per evitare dannose anticipazioni. A mio tempo quando lo commentai dimenticai di evidenziare questa potente capacità descrittiva che ora la tua recensione mi ha fatto sovvenire.
Ti ringrazio Laura; concordo con quanto dici riguardo la profondità descrittiva dell'autore e certe situazioni narrate che rimangono impresse nella nostra memoria. Ciao.
Ferruccio
Salve, Ferruccio.
Il tuo bel commento induce alla lettura del libro. Personalmente ho sempre avuto titubanze verso l'autore, del cui motivo non ho consapevolezza, considerato che di lui non ho mai letto nulla.
Con quali testi sarebbe opportuno cominciare?
Fortissima Ferruccio questa lettura che prima o poi affronterò.
Mi piace pensare che la cecità di cui parla Saramago, sia una metafora a vari tipi di cecità...e non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere...
Oggi mi cogli particolarmente presa da questo argomento.... proprio oggi che ho avuto la piacevole sorpresa in questo sito un utente...uno!...che si è accorto...che ha visto quello che mi sta succedendo...non essere vista e considerata dalla Qredazione, è motivo per me di grande sconforto...
Scusa lo sfogo..ma come dice Bill Maher
"Non diventare così tollerante da tollerare l'intolleranza"
Grazie, Pia
Ciao Ferruccio, complimenti per la recensione che apprezzo. Saramago è tra i miei scrittori preferiti tra l'altro!
Consiglio anche "saggio sulla lucidità" che pur affrontando un argomento diverso (i cittadini della capitale che hanno deciso di non votare in massa nell'ultima tornata elettorale) è l'ideale prosecuzione di Cecità in quanto vi si ritrovano alcuni personaggi!
Ti ringrazio Emilio; devo dire che prima di iscrivermi in questo spazio letterario conoscevo il Nostro solo perché sentito nominare in maniera superficiale; grazie alle recensioni e ai consigli degli amici ho scoperto le alte capacità narrative e introspettive di Saramago. Ho iniziato leggendo "Le intermittenze della morte" (anch'esso recensito) che consiglio anche a te. Ciao.
Ferruccio
Grazie mille Pia; sempre attenta, puntuale e analitica nei tuoi commenti; ti consiglio vivamente di leggere quest'opera di Saramago...ne vale la pena anche se molto cruda quando descrive l'altra faccia nascosta dell'essere umano in tutte le sue accezioni. Ciao.
Ferruccio
Ti ringrazio Gabriele; ottimo il tuo consiglio che sarà nella lista dei numerosi libri da leggere. Ciao.
Ferruccio
Grazie, Ferruccio.
Bellissimo commento. Un libro che é piaciuto molto anche a me.
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