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Una cosa divertente che non farò mai più
 
Una cosa divertente che non farò mai più 2015-08-28 19:01:32 Anna_Reads
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Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    28 Agosto, 2015
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Viziati a Morte

Una Cosa Divertente che non Farò mai più – David Foster Wallace, 1997

Nonostante ami l’acqua in ogni sua forma, l’idea della crociera (che tanto appassiona mia mamma) mi ha sempre evocato un istintivo orrore. Non solo per l’odierna – oggettiva – bruttezza delle navi da crociera, ma proprio per la cosa in sé. Un condominio sovrappopolato di sconosciuti, rumorosi, vocianti e smaniosi di divertirsi. Da girone dantesco.
Anche se devo ammettere che dal punto di vista scientifico potrebbe essere interessante…
Una nave è un po’ come un’isola.
Potrebbe essere interessante immaginare un’epidemia o qualche esperimento sociale a bordo.

Quindi, con grande entusiasmo ho affrontato per la prima volta il genio di DFW, su questo delicato tema. E non sono stata delusa.
In poco più di cento pagine, che si leggono agili e veloci, corredate da note continue, a volte veri e propri raccontini all’interno del testo, l’autore fa una serie di ritratti mordaci ed impietosi.
Ai suoi compagni di viaggio, a sé stesso e alla nostra società «perennemente in posa per una fotografia che nessuno sta scattando.»
L’autore si dimostra un osservatore acuto, quasi ai limiti della sociopatologia (e non lo dico solo perché alcune somiglianze mi hanno inquietato!) e permette di fare qualche riflessione.
Alcune molto “facilone” (come non sorridere alle descrizioni – perfette – dei turisti americani?) altre un tantino più insidiose.
A partire da quella, quasi iniziale, che nessuno va in crociera perché ci vuole andare/gli piace andarci.
Tutti ne hanno bisogno. Perché hanno vissuto un periodo di stress, perché hanno avuto una malattia o un lutto. Il nostro è piuttosto “perfido” e gira il coltello nella piaga. Sono gli stessi che non hanno “voglia” di una sigaretta (ma va bene anche dolce, salato, sesso o qualsiasi altra cosa piacevole), ma ne hanno “bisogno”.
Oppure lo fanno per qualcun altro.
Voi non avete conoscenze che sono costrette ad andare in vacanza solo perché costretti da genitori/partner/coniugi/figli/fratelli/amici, che sono preoccupati per loro, poverini, che non si riposano mai? E, ovviamente, se vi azzardate a dire che andate in vacanza perché vi piace, vi guardano con malanimo e scorre il sottotitolo “egoista!!”.
Non sono da prendere amabilmente a sberle fino al momento in cui non avranno davvero BISOGNO di qualcosa (un chirurgo maxillo-facciale, per esempio)?
Perché serve la giustificazione per fare qualcosa che piace?
(e se sapete la risposta, io l’aspetto).

Poi c’è la questione del VIZIARE.
Scopo manifesto della crociera extra lusso è viziare il passeggero.
Non pare esserci nulla di strano. È un termine molto amato dalla pubblicità, tanto che “viziare” è diventato quasi sinonimo di “prendersi cura” o “coccolare”.
Invece il nostro (o il traduttore, non so) lo riporta alla giusta connotazione.
Chi si vizia? I bambini piccoli.
Personalmente il viziare, più che una “coccola” (che in certi contesti ci può stare, come la galanteria), mi pare un’accettazione della palese imbecillità dell’altro: non ce la fai e se ti spiegassi non capiresti. Ergo levati dai piedi e lascia fare a me.
Non faccio qualcosa per te perché ti voglio bene.
Faccio qualcosa che so che faresti male, perché sei troppo stupido e non ho voglia di perdere tempo.
Nel contesto di DFW è ancora peggio, perché ci sono persone pagate (poco) per far sentire il passeggero un imbecille, prevenendo i suoi desideri e rendendolo un bambino vizioso e capriccioso.
[Non vi viene la stessa irritazione quando il mai abbastanza vituperato windows 10 invece di fare quello che VOI gli dite (dannata, stupida macchina) si mette a prevedere quello che potreste volere in base a qualche misterioso algoritmo che sa solo lui?]
E infatti, cosa dice la pubblicità della crociera?
«IL VOSTRO PIACERE», dicono tutti gli slogan delle megacompagnie, «È IL NOSTRO LAVORO».
O come osserva DFW «PENSATE SOLTANTO AGLI AFFARI VOSTRI, E LASCIATE CHE DEL VOSTRO PIACERE CI OCCUPIAMO NOI PROFESSIONISTI, PER AMOR DI DIO».

La tecnica funziona perché si innesca un circolo (vizioso, obviously).
Il “bambino” viziato diventa sempre più viziato e scontento.
E si continua con altre riflessioni piuttosto cupe.
Persone pagate (poco) per trattarti come un deficiente.
«Qui viene alla luce un tratto essenziale delle crociere extralusso: si viene intrattenuti da qualcuno a cui state chiaramente antipatici e si ha la sensazione di meritare l’antipatia nel momento stesso in cui ci si sente offesi.»
Qui non so se lo seguo.
Secondo me la maggior parte delle persone non coglie l’antipatia dello “schiavo” addetto al servizio. Ed è proprio qui la cosa subdola, per me. Molte persone – non necessariamente malate di mente – con cui ho parlato sono convinte che gli animatori dei villaggi turistici si divertano.
Ora possiamo discutere e fare la classifica del dolore. Sicuramente sono peggio le miniere del sale e il Deserto del Gobi, non lo nego. Ma… divertirsi?
Ma d’altro canto ci sono “clienti” convinti che le prostitute “godano” della loro compagnia, quindi non mi meraviglio.
Infine, la cosa forse più orripilante – almeno per me – è l’annichilimento dell’individuo, che non esiste in quanto tale, ma in quanto passeggero e che si deve divertire. Perché sì.
«Non avrete altra scelta se non quella di divertirvi.»
Non sembra un titolo un po’ horror?
«Come fanno a saperlo?»
Si chiede ad un certo punto DFW, chiedendosi come faccia il personale a cercare di anticipare i desideri della clientela.
Semplicemente non lo sanno.
I passeggeri si divertiranno perché hanno pagato per farlo e vengono “viziati”.
Molte gente vorrebbe essere al loro posto.
Quindi si divertiranno, come fanno spesso le persone al veglione di capodanno, alla settimana bianca, alla pizza con i colleghi o in ferie. O su Facebook.
DFW si chiude in cabina, come io mi chiudevo nel loculo della roulotte per sfuggire alle animazioni. Pure un po’ irritata dal dovermi giustificare per questo.
Però in cabina si può godere di un porta sapone scientificamente concepito per fare il suo mestiere.
Non male, no?
(E nel loculo si poteva leggere ed ascoltare la musica).
Anche meglio, vero?

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