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Suttree
 
Suttree 2015-08-30 19:12:17 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    30 Agosto, 2015
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Sul fiume e intorno ad esso

Naviga, Suttree.
Naviga sulla superficie melmosa e torbida del fiume, dove carpe e pesci gatto sono la sua moneta di scambio: li tira su, li apre e ripulisce dalle interiora, li avvolge nelle pagine dei giornali locali e li rivende in città, alle pescherie o a chi li cucinerà per i propri avventori.
Naviga, Cornelius “Buddy” Suttree.
Naviga tra gli ultimi di Knoxville (Tennessee), i disperati, i miserabili, chi si arrangia per vivere: ladri, cenciaioli, ruffiani e sgualdrine, debosciati, vecchie megere con la nomea di fattucchiere, ubriaconi, ex galeotti come lui... gente rissosa, ma abituata a dividersi l'ultimo goccio rimasto di fetido whisky.
In fondo – sebbene suoni così spiacevolmente autoironico – si è tutti sulla stessa barca.
Anche Gene Harrogate, il ragazzino finito in carcere perché sorpreso a spappolare delle angurie in un campo: provava a scoparsele! E' a lui, più che a ogni altro, che Suttree dedica una parte del suo tempo; compassionevole verso quel giovane che tenta in ogni modo – lecito o al limite – a non rassegnarsi ad un posto ai margini dell'umanità.

E' indiscutibilmente la mano di Cormac McCarthy quella che dipinge questo affresco di miseria, ambientato negli Stati Uniti del sud.
Immediata, eppure sempre raffinata, la sua maniera di ritrarre: persino il modo in cui descrive l'estrema povertà è accurato e, a tratti, poetico. La sua penna riveste di grandezza quei piccoli momenti che ciascuno di noi ha vissuto o visto vivere, senza nemmeno prestarci grande attenzione. Ma, leggendo, si avverte distintamente quanto l'autore di “Suttree” abbia ragione: tutti quei momenti – anche quei momenti – hanno la loro straordinarietà e la loro poetica.
Molti ritengono questo libro il suo capolavoro, la “summa” dei suoi sguardi sui mondi di confine.
Il miglior McCarthy pare invece essere un altro: quello che racconta l'eroismo dei normali, il sussulto di orgoglio e aspirazione alla giustizia che si oppone alla violenza naturalmente insita nella specie umana. In “Suttree” questo aspetto è quasi assente, a meno di ritenere che vivere in situazioni di estrema miseria sia un unico e continuo atto di eroismo. Facile rispondere, però, che è prima di tutto una condizione obbligata (tanto è vero che nel personaggio di Harrogate si compendia la figura di chi vorrebbe sottrarsi a questo stato e non vi riesce). Il libro racconta piuttosto del fatalismo, della mancanza di riscatto per chi è al margine e di quanto possa essere spietatamente illusoria la speranza che il domani sia diverso.
In definitiva, bel personaggio Cornelius Suttree. Ma gli manca la potenza dolente del padre che protegge il proprio figlio ad ogni costo (“La strada”) o la determinazione di John Grady Cole nel rischiare la propria vita per darle un senso (“Cavalli selvaggi”, “Città della pianura”).
Così “Suttree” resta un libro da leggere, anche se sono altre le opere dell'autore statunitense dall'autentico respiro epico.

“Passò sotto un ponte di cemento e alcuni ragazzi intenti a pescare lo chiamarono ma lui non alzò lo sguardo. Sedeva nello schifo con le mani in grembo e i palmi all'insù incrostati di sangue secco e scuro. I suoi occhi guardavano senza vederlo il paesaggio che attraversava. Un uomo che non aveva propositi, né di tornare da dove era venuto né di raccontare quello che aveva visto.”

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
e apprezzato Jack Kerouac.
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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Rollo, ho apprezzato il tuo commento.
Dell'autore ho letto solamente "La strada". Da come l'hai presentato, ho capito che questo libro non fa per me, nel senso che la letteratura è colma di libri belli e bellissimi, quindi cerco di evitare quelli così così, non solo ovviamente quelli brutti.
Comunque questa tua opinione invoglia alla lettura.
Rollo Tommasi
31 Agosto, 2015
Ultimo aggiornamento:
31 Agosto, 2015
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Ad Emilio forse questo libro potrebbe piacere più di quanto è piaciuto a me: prescindendo dalla forza o meno del messaggio (che io inguaribilmente ricerco) è un libro stilisticamente ben fatto.
A Cristina non so se piacerebbe...
Grazie ad entrambi per gli apprezzamenti.
molto chiaro ,Rollo, hai espresso dei concetti e dei punti di vista che non ho trovato in altre recensioni.
interessante!
C.U.B.
01 Settembre, 2015
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Un commento molto bello e stimolante, anche a me hai fatto venire una gran voglia di McCarthy.
Valerio91
01 Settembre, 2015
Ultimo aggiornamento:
01 Settembre, 2015
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Hai analizzato bene questo libro Rollo. Inutile dire che io sono di parte, perchè amo letteralmente questo libro, il mio preferito di McCarthy e nella mia top 2 assoluta. McCarthy è un autore difficile, ed è ancor più difficile dare un giudizio obiettivo sui suoi romanzi, talmente è profonda, talmente è personale la percezione che si ha di ciò che si legge tra le sue pagine. Io in questo libro ci ho trovato un capolavoro assoluto, ma mi piace molto sentire opinioni ben motivate anche se in contrasto con la mia. Come la tua. Complimenti.
Vale.
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
01 Settembre, 2015
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Grazie, Silvia e C.U.B.. McCarthy è un autore da leggere, almeno una volta: si può iniziare anche con questo libro, anche se qualcosa mi dice, a naso, che le lettrici potrebbero essere affascinate di più da "Città della pianura" o da "Cavalli selvaggi".

Valerio, io continuo a preferire "La strada", che considero choccante e intelligentissimo nel suo "dolore". Mi convince, però, la tua opinione sulla percezione personale: è probabile che le opinioni possano essere molto variabili. Tieni conto - nella recensione lo dico - che il livello dello stile mi è sembrato davvero di alto livello.
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