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Il cottage sull'oceano
 
Il cottage sull'oceano 2015-10-20 06:29:27 Natalizia Dagostino
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Natalizia Dagostino Opinione inserita da Natalizia Dagostino    20 Ottobre, 2015
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storia gotica e solitaria

Mi attraggono le storie gotiche, i respiri dei luoghi, i silenzi delle case, le memorie che le pareti custodiscono. Parlo, ma non sono da sola, negli spazi della mia storia, rinnovo sempre il "saluto alla casa", insegnamento antico. Temo le località addormentate, senza anime, ma, ancor più, i luoghi delle feste, quelli falsamente vivaci, briosi e in superficie; posti, solo, spaventati e confusi.

Dorothy Hewett, scomparsa nel 2002, australiana, docente di letteratura, è, con le sue lettrici, donna riflessiva e generosa, paziente e luminosa.

Ci sono solitudini organizzate che sono belle, solitudini privilegiate, di nicchia, come quella di Jessica Sorensen, cinquantacinquenne che si allontana da Melbourne per abitare il mare e decide di trovare dimora presso il cottage sull’oceano appartenuto a Miss Hannah, misteriosamente scomparsa, forse ancora viva!

Zane è un piccolo villaggio sulla costa meridionale dell’Australia e diviene presto per Jessica lo spazio spirituale del cambiamento di sé e delle relazioni: con Tom, fratello sieropositivo, con la figlia Beth e la nipote Lulu, con il primo marito, morto suicida e con il secondo, arrogante e anaffettivo.

Jessica è vecchia ed è ancora giovane, è giovane e si sente già vecchia. Come ogni persona, si porta addosso un sacco di anni, molti di più dell’età storica. Perchè il cambiamento umano origina, anche, dal tempo di ogni ambiente che ci segna e che è modificato dalla nostra esperienza vitale.

Le persone veramente solitarie, solitarie non per difesa ma per godimento, sentono gli spiriti e vivono lo spaesamento dei territori. I luoghi ci insegnano, ci cercano, ci lasciano andare oppure ci tengono stretti perché proteggono la libertà. Ci aspettano.

"Le donne sono incredibili" borbottò. "Si ricordano sempre. Tengono i registri del mondo intero". "Qualcuno deve pur farlo". p.79
“Non è certo un futuro roseo, pensò, ma sopravviverò a modo mio. C’era persino una punta di perversa eccitazione in questo. Come la casa in cui abitava, restava salda al suo posto, ad affrontare gli elementi.”p.118
"Perché eri una veggente, non come la maggior parte dei musi bianchi, che non riescono a vedere più in là dei loro bei nasi a punta. Ecco perché ti sei ammalata, non per la broncopolmonite, ma perché hai sempre negato quella parte di te, l’hai tenuta lontana e così ti ha mutilato." p.164

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