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I privilegiati
 
I privilegiati 2016-01-05 08:18:49 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    05 Gennaio, 2016
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Fortuna favet fortibus

Il romanzo è a tratti arguto, a tratti scontato e dal messaggio non chiaro. Forse se il messaggio fosse stato più chiaro, tipo la ricchezza non fa la felicità, il libro sarebbe irrimediabilmente precipitato nel banale. Io credo che l'autore se ne sia reso conto restando perciò un po' più sull'indecifrabile e lasciando al lettore la scelta del messaggio nascosto perchè da un simile romanzo uno si aspetta un messaggio nascosto.
Io scarterei la ricchezza non fa la felicità perchè allo stesso modo nemmeno la povertà la fa e probabilmente la felicità non è di questo mondo. Il protagonista Adam si occupa di finanza e l'autore ci lascia ben capire che è un uomo senza scrupoli morali nel suo lavoro che non esita a azzardare con il danaro altrui per non far mancare il superfluo alla famiglia e soprattutto alla moglie che ama. Il figlio ci suggerisce che l'amore è la chiave di lettura. Nella sua famiglia un po' strana l'amore è l'unica cosa che conta: il resto è solo in vestito da sera. Non c'è secondo me una vera morale se non quella latina: fortuna favet fortibus. Tanta ricchezza bisogna avere le spalle robuste per sopportarla come il protagonista Adam e forse (meno) sua moglie se no può avere effetti collaterali pericolosi. Loro forse se la sono meritata anche se a scapito di chi non la merita. Ma questo per l'autore non conta, non dà un giudizio morale sulla ricchezza e le modalità truffaldine di procurarsela come fa in un certo senso Jorge volpi nel suo Memoriale dell'inganno.
Certo i figli di Adam, cresciuti da una madre troppo tenera, non sono altrettanto in gamba da sopportare il vuoto di una vita senza problemi in cui i soldi risolvono velocemente ogni questione per cui si crea un eccesso di tempo libero, una specie di vuoto interiore, che attira i figli della coppia, soprattutto April in droga, frequentazioni di gente losca e pericolosa ecc... Ma anche Jonas il figlio, che sembrerebbe sopravvivere bene alla ricchezza dei suoi dimostra debolezze simili a quelle delle sorella, per cui alla fine dei conti, l'autore conclude il romanzo buttandosi sull'amore. Ma anche a proposito d'amore ha la stessa visione confusa che aveva sulla ricchezza.

Al ritorno ho cominciato a temere che il nostro rapporto stesse diventando troppo intimo. Ti lascio. Ti avevo lasciata, poi ho cambiato idea e sono tornato. Vuoi sposarmi? .....Al ritorno sono finito in un fosso. Sono stato rapinato, ho battuto la testa e ho avuto un'amnesia. Non ricordo più nulla di ciò che è successo prima di ieri. Ho trovato il tuo indirizzo nel portafogli. Non ricordavo più il tuo nome. Non lo ricordo ancora. Andiamo a procurarcene di nuovi. Offro io.

La conclusione confusa è la parte che preferisco del libro.

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Memoriale dell'inganno
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Commenti

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Sembra interessante sia per il soggetto che per la scelta "confusa" di svolgerlo.
Da quello che ho capito gioca con lo stereotipo "broker=squalo" cercando in qualche modo di confutarlo.
Già in "resistere non serve a niente" di Siti questo tema viene analizzato in modo secondo me molto intenso.
Mi hai incuriosito senza dubbio...
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
05 Gennaio, 2016
Ultimo aggiornamento:
05 Gennaio, 2016
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In realtà l'intensità non c'è. Non so se c'è nemmeno la consapevolezza del broker squalo. C'è più una amoralità che porta a pensare che un essere superiore alla morale per capacità intellettuali e forza d'animo possa porsi al di sopra della morale e al di fuori delle leggi che condizionano i comuni mortali. Ma questo vale solo per certe persone. Però l'idea non è svolta con toni superomistici ma retorico-borghesi per cui il risultato lascia un po' perplessi sia per il contenuto che per la via attraverso la quale ci si arriva.
Il libro non è male, ma non direi che è particolarmente interessante, non voglio illudere nessuno. Tutto sommato la lettura resta un po' superficiale.
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