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Numero undici
 
Numero undici 2016-04-13 20:36:24 68
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
68 Opinione inserita da 68    13 Aprile, 2016
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Follia della contemporaneità'.


Undici è' un semplice numero, ma può' essere molto altro. Nella narrazione è' un motivo ricorrente, un numero civico, una importante sede politica, una linea del tram, i piani di una abitazione, ( uno in particolare ), un tavolo di un locale, una data a cui fissare un ricordo.
Ma è', in primis, un' ossessione che ritorna, evocazione di accadimenti agghiaccianti stampati nella nostra memoria e, soprattutto, il presente, ovvero l' ultimo libro di Jonathan Coe, il suo undicesimo .
E' un testo che riporta a storie e protagonisti del passato, pur lontani e per lo più' scomparsi ( i Winshaw ), arricchito da elementi della contemporaneità, ed infarcito di tutti i temi che hanno caratterizzato il suo narrare.
Si parla prevalentemente dell' oggi, cercando di portare alla luce verità' già' note ma consapevolmente o inconsciamente ignorate, o superficialmente sottovalutate e evitate.
Sono trascorsi parecchi anni dal governo conservatore della Tatcher, dal mondo aristocratico e snobistico dei Winshaw, da quella Inghilterra degli anni ottanta isolata ed isolazionista, intrisa del ricordo della propria grandezza alla vigilia di crisi economica, austerity, tagli e riforme.
L' oggi è' profondamente diverso, ma il liberismo del governo labour non è' esente da colpe, anch' esso causa di una serie di errori, eccessi, distopie, misteri irrisolti, bugie e molto altro.
L' Inghilterra, ancora così' fiera della propria unicità', è' entrata in pieno nella mass medialita' ', nella globalita' socializzata, in quella contemporaneita' che è' mercificazione e massificazione, in un mondo che vive di disuguaglianze economico- sociali, schizofrenia del quotidiano, ipersocialità' che nasconde solitudini estremizzate.
Coe ci fa viaggiare in questo reale criticandolo aspramente, adeguando il linguaggio espressivo ai temi trattati, lasciando che i personaggi svolgano e sviscerino gli accadimenti.
Tra i cinque racconti, apparentemente scollati, divergenti, che alternano presente e passato, tracce narrative e protagonisti diversi in una interconnessione a rischio cortocircuito, scopriamo elementi insperati che chiarificano ed amplificano certezze già' note.
Il linguaggio si adegua alla narrazione e ne esprime i contenuti.
Tratti gotici, horror, alternati a descrizioni asciutte, tenebrose, cinque capitoli che esprimono diversamente un viaggio tormentato che non ricerca una verità', o solo in apparenza, ma è' semplice descrizione di un mondo , la contemporaneità', così' intriso della propria essenza.
Ed il linguaggio usato, come lo stesso Coe ha dichiarato, è' espressione del nostro tempo, nasce e si nutre con esso, ne esprime i caratteri salienti. I temi ci appaiono chiari, precisi, emergono dai dialoghi e dalla storia.
Coe descrive questo mondo, lo critica aspramente, adeguando il linguaggio espressivo ai temi trattati, lasciando che i personaggi svolgano e sviscerino gli accadimenti.
Rachel ne è' la voce narrante e si immerge in un sentiero della conoscenza alla scoperta di quello che già' sa o non vorrebbe sapere. È' un' anima pura, una delle poche, cosciente, pacata, colta, semplice, dotata di buon senso, circondata invece da un' ordalia di non-sense e brutalita' neppure immaginabile.
Il suo viaggio, dalla infanzia alla giovinezza, tocca i temi della narrazione trasformandosi, strada facendo, in un horror gotico con tratti di suspance.
Ma il racconto è' molto altro, presenta elementi grotteschi, diventa quasi un noir, si trasforma in thriller, ha tratti comici e di satira politica e sociale e diviene una fiaba. Allo stesso tempo indaga l' io più' profondo, i fantasmi della paura, il declino, la perdita dell' innocenza ed il passato che ritorna, di altro vestito.
Ci addentriamo in un universo di boschi selvaggi, di uccelli rapaci, di creature misteriose, di cunicoli, di tunnel, di attese protratte e silenzi parlanti.
Si parte dal mistero della morte di David Kelly, avvenuta nel 2003, scienziato oppositore del governo interventista, guerrafondaio e bugiardo di Blair, l' emarginazione dell' amica di colore Alison, gay, invalida, imprigionata ingiustamente, la brutalità' dei social, quei 140 caratteri che condizionano e stravolgono relazioni consolidate, la decadenza intellettiva e l' abbrutimento descritto nei reality televisivi, la forbice sempre più' ampia tra ricchezza godereccia e povertà' affamata, il potere distorto e sadico dei Winshaw, il predominio della finanza sulla creatività', le sempre maggiori diseguaglianze socio- economiche del paese, l' inadeguatezza di un sistema sanitario che privilegia gli abbienti.
L' occhio di Rachel è' critico, indagatore, è' la visione di Coe che non solo denuncia i mali della contemporaneità', ma accusa tutti noi, consapevoli, ma silenti, in altre parole conniventi di un mondo alla deriva che abbiamo continuamente sotto gli occhi ma che accettiamo indifferenti, anestetizzati da surrogati mediatico- televisivi, aderendo ed alimentando rapacita' e follia del quotidiano eleggendola a norma.
Londra, oggi, è' una megalopoli degli eccessi, svuotata della propria ricchezza, con interi quartieri, i più' abbienti, spopolati, silenti, abitati da fantasmi, con una finanza che impera indisturbata, altrove, e tesse le fila della politica e dell' economia.
Assistiamo al declino dei valori umani, della cultura, della fratellanza, alla crescita di precarietà', fame e di una massa indistinta disperata, inutile e dimenticata.
E che dire dei social, di quella connessione perenne che svuota i contenuti relazionali, li altera e li ridefinisce, ed i mass media, cinici, autocelebrativi, pronti ad osannare e distruggere i propri idolatrati eroi per un momento di celebrità'.
Alla fine, in fondo a quell' undicesimo piano c' e' un tunnel, ed una stanza, in cui una creatura vendicativa, dagli occhi ambrati, compie la sua vendetta che assume forme diverse, come il suo corpo. È' una creatura indomabile ed inclemente, che attacca ciò' che vuole. Non è' arrabbiata, è' la rabbia. Noi possiamo compatire le sue vittime, o lei stessa, liberi di scegliere, come sempre.
Certo, sono argomenti gia' noti, sentiti, discussi, ( si pensi a " Il Cerchio " di Eggers ) ed una direzione, purtroppo, è' da tempo presa e ben avviata. Non ci resta che riflettere sui temi indicati, la letteratura serve anche a questo.

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