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Così ha inizio il male
 
Così ha inizio il male 2016-05-15 18:31:20 Rollo Tommasi
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
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3.0
Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    15 Mag, 2016
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Quel che resta da seppellire

“In questo paese sono state commesse molte vigliaccherie per molti anni, ma abbiamo sempre convissuto con coloro che le hanno commesse, e alcuni ci hanno fatto anche dei favori. Ci toccherà convivere finché non saremo tutti morti, solo allora le cose cominceranno ad appianarsi e nessuno si metterà più a rivangare il passato.”

Fresco di laurea, il giovane Juan De Vere viene chiamato dal famoso regista Eduardo Muriel a fargli da assistente. Sarebbe meglio dire da “factotum”, visto che l'aiuto non è tanto al Muriel regista (ormai in fase discendente) quanto al Muriel marito e padre. Essendogli data la possibilità di pernottare nella casa di Eduardo e Beatriz, Juan inizia a conoscere le dinamiche di un matrimonio “zoppo”, nel quale la donna cerca in ogni modo di riguadagnare dal marito la considerazione che una volta doveva avere e che, chissà come, ha perso.
Casa Muriel è anche un luogo abitualmente frequentato da amici di famiglia: intellettuali o persone di un certo rango. Tra queste l'anziano e ambiguo dottor Van Vechten, il pediatra di casa. E' sul suo passato che ad un certo punto si trova a indagare Juan, per richiesta dello stesso Muriel: il regista sostiene di aver sentito delle storie poco nobili sul conto del dottore, e non tollererebbe di continuare a dar credito ad un uomo che si sia macchiato di comportamenti “indecenti” nel periodo della dittatura franchista.
E' l'inizio di una ricerca che aprirà a Juan uno squarcio sulle vicende di una famiglia e di un periodo buio della storia spagnola.

Javier Marias ha uno stile narrativo fluido e invogliante, che però si annacqua in una certa tendenza a dilungarsi (ed è davvero un peccato): una maggiore snellezza gioverebbe di certo.
L'escamotage utilizzato nelle prime cento pagine è di presentare uno dopo l'altro i personaggi principali della vicenda, attraverso gli occhi del giovane De Vere: prima Eduardo Muriel, uomo colto e rigoroso dotato di un certo magnetismo; poi Beatriz Noriega, moglie devota e sensuale, ma infelice; infine il “respingente” dottor Van Vechten.
Da quel momento, la storia prende corpo su un doppio binario: il racconto del controverso amore tra Beatriz ed Eduardo ed il disvelarsi degli abusi commessi nel periodo della dittatura militare.
Su quest'ultimo argomento, il libro offre una validissima visione, che non lascia spazio a tesi di comodo: qualunque malsano dittatore o oppressore di popoli è così vigliacco, quando cade in disgrazia, da affermare d'essere solo un capo come altri, e che la condanna è data solo dall'essersi trovato dall'altra parte rispetto a chi si arrogava il diritto di scrivere la storia (si possono considerare Saddam Hussein o Ceausescu come gli esempi più recenti). Javier Marias sgombra il campo da ogni equivoco: l'infamia di un regime è dimostrabile da quello che ad alcuni individui – quelli “organici” ad esso – è consentito di fare nei confronti di altri.
Peccato per il romanzo – ancora una volta – che i due “binari” narrativi, quello riguardante il matrimonio e quello sugli orrori storico-politici, non paiano trovare un convincente denominatore comune, se non nel passo di Shakespeare che dà il titolo al romanzo.

“Che senso ha cercare di sventare, evitare, vigilare, punire e perfino venire a saperle, certe cose? La storia è piena di piccoli abusi ed enormi bassezze contro i quali nulla possiamo perché sono legione, a che serve conoscerli? Tutto quello che accade è già accaduto e non si può cambiare, questa la terribile forza dei fatti, o il loro peso che non si solleva più. Forse conviene dare un'alzata di spalle, annuire e far finta di niente, accettare che questo è l'andazzo del mondo. 'Thus bad begins and worse remains behind' è quel che dice Shakespeare nella sua lingua. Solo dopo quell'alzata di spalle, solo dopo che abbiamo annuito, solo allora il peggio resta indietro, perché se non altro è passato. E così ha inizio il male, che ancora non è arrivato.”

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Commenti

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Bel commento, davvero: mi tenta nonostante i (miei) precedenti fallimentari con Marias. Ogni volta lo abbandono. Troppo discontinuo, alterna pagine di ottima scrittura con digressioni estenuanti, prive di una minima tensione narrativa.
Commento interessante, Rollo.
Non conosco l'autore, se non di fama. Su di lui ho letto opinioni divergenti. Fino ad ora l'ho accantonato : mi pareva ci fosse sempre qualcosa di meglio da leggere (probabilmente non mi sbagliavo).
Dello stesso autore ho letto "Gli Innamoramenti" e condivido la tua opionione: terribilmente verboso, ed è un peccato.
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
17 Mag, 2016
Ultimo aggiornamento:
17 Mag, 2016
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Grazie per i commenti. Ho risposto a voi tre ma devo aver seguito una strana via, perchè la mia risposta è ora sottoposta all'approvazione della redazione. Attendo, e prometto di essere più attento e meno "sperimentatore" alla prossima.
E che risposta sarà mai stata?! :-)
Una "lamentela" - rivolta soprattutto a noi veterani - sul fatto che sul sito ci si confronta molto meno di u a volta sui libri che proponiamo. Non è stata (ancora) pubblicata per un errore esclusivamente mio. Probabilmente lo sarà a breve
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