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Piccoli colpi di fortuna
 
Piccoli colpi di fortuna 2016-07-16 07:24:21 pierpaolo valfrè
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    16 Luglio, 2016
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FUGA Y MISTERIO

Per essere felici bisogna avere anche fortuna. Ma molte persone non sono fatte per la felicità e sembrano nate per vivere in un perenne stato di malessere. Per loro non è la fortuna che conta, non sarebbero nemmeno capaci di approfittarne, non la vedrebbero passare o si girerebbero dall’altra parte. A rendere più accettabile e più dolce la vita di queste persone sono sufficienti “piccoli colpi di fortuna”, quelle lievi increspature del destino che pur non potendo risarcirle dei colpi subiti, possono però deviare la loro traiettoria di perdenti e offrire un po’ di consolazione, di pace, di lenta scoperta di molti “perché”.
Non si può dire nulla della trama di questo bellissimo romanzo senza incorrere negli spoiler. Claudia Piñeiro ha scritto una storia in cui sensibilità e mistero si fondono perfettamente e sarebbe un peccato rovinare la suspence che la scrittrice usa per accompagnare il lettore nel viaggio alla scoperta dei sentimenti e delle emozioni molto intime, molto femminili, della protagonista.
Posso solo darvi degli indizi e assicurarvi che prenderete in simpatia “la donna danneggiata”, apprezzerete “la gentilezza degli estranei”, volerete tra Boston e Buenos Aires e guarderete con molta apprensione i treni. Inoltre, ogni libro parla di altri libri. Questo è pieno di citazioni, di rimandi, di probabili fonti di ispirazione per l’autrice e di altrettanti inviti alla lettura: Le bambine restano (Alice Munro), Un tram chiamato Desiderio , Una donna spezzata , Frammenti di un discorso amoroso, Wakefield (N. Hawthorne).
Pur non avendo ancora letto nulla della Munro, giunto a pagina 162 di questo romanzo ero pronto a scommettere che l’idea,lo spunto iniziale fosse stato dato alla Piñeiro dal racconto del premio Nobel 2013, cui è anche dedicata l’epigrafe iniziale: “ Questo dolore acuto. Diventerà cronico. Cronico vuol dire che perdurerà anche se forse non sarà costante. Può anche voler dire che non ne morirai. Non te ne libererai ma non ti ucciderà. Non lo avvertirai in ogni istante però non passerà molto tempo prima che torni a farti visita. E imparerai alcuni trucchi per mitigarlo o tenerlo a bada, cercando di non distruggere ciò che tanto dolore ti è costato”.

Ringrazio molto Anna Maria Balzano che mi ha consigliato questo libro. I libri parlano sempre di altri libri, ma in genere prestiamo più ascolto ai consigli delle persone intelligenti cui vogliamo bene.

“E sorrido rendendomi conto che nonostante sia morto continua ad accompagnarmi, a fare le cose per me, non dall’aldilà in cui per altro non credo, ma cose che ha lasciato già fatte qui, in questo mondo, prima di andarsene, e riesco a vederle soltanto adesso”.

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Grazie Pierpaolo per aver condiviso con me il piacere della lettura di questo stupendo romanzo. Personalmente mi sono totalmente immedesimata in qusto personaggio e ho partecipato alla sue sofferenze. Sono felice che ti sia piaciuto. A presto.
Anna Maria è una garanzia. Lo cercherò . Grazie per la recensione.
Ciao Pierpaolo.
Bella e interessante recensione. Non conosco assolutamente la scrittrice.
Grazie Anna Maria, un caro saluto
Libro bello e interessante da leggere per diletto. Emotivamente coinvolgente per tutti, ma soprattutto se si hanno delle ferite a cui non puoi fare a meno di pensare. In questo caso difficilmente lo dimentichi.
Nemmeno io la conoscevo, e mi è venuta voglia di leggere altro di lei. Dalla breve biografia reperibile sul web si sa che è laureata in economia e che prima di fare la scrittrice ha fatto per dieci anni la commercialista. Questo me la fa prendere in simpatia, numeri e lettere non necessariamente confliggono e anche la "scienza triste" può formare artisti....
Strano, su questo romanzo ho letto stroncature di prim'ordine: linguaggio sciatto, stile assente, sentimentalismo. Addirittura c'è chi consiglia alla scrittrice di tornare ai gialli.
Mah, non so. Io questa scrittrice non la conoscevo, ma questa storia emotivamente mi ha molto coinvolto e colpito. Lo stile non l'ho trovato affatto sciatto. Non ho timore di dare giudizi negativi, quando mi capita di leggere un libro brutto, anche se magari gode di buone recensioni o ha addirittura vinto dei premi. Non mi sono documentato prima di iniziare a leggere questo libro e quindi mi ci sono accostato senza precise aspettative, forse solo un po' influenzato dal consiglio di un'amica. Cerco di trovare il minimo spunto x giustificare una stroncatura e sinceramente non ne trovo. Ma le stroncature sono venute da uomini o donne? Ecco, se posso fare un'ultima osservazione è che questo libro esprime una sensibilità e un punto di vista molto femminili. Un uomo non l'avrebbe mai scritto così. Forse non l'avrebbe proprio scritto. Ma è proprio un ultimo sforzo x giustificare le critiche. Più di così, non mi riesce di fare.



In risposta ad un precedente commento
Cristina72
18 Luglio, 2016
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Le stroncature, ben argomentate, sono di due donne, una delle quali è una fan della scrittrice (vedi Anobii). Personalmente, la scrittura al femminile la considero un limite, perché verte sempre un po' verso il rosa.
Ero troppo curioso e sono andato a vedere. Credo di aver trovato almeno una delle due . In effetti si tratta di una stroncatura molto dura, espressa con un tono che ho trovato un po’ saccente e irritante. L’autrice della critica non ne fa una questione di gusto personale, ma muove precise accuse di sciatteria e di inconsistenza, dunque di queste bisogna parlare.
Riguardo alla sciatteria, si citano alcune (poche) frasi, che io nemmeno ho notato, assorbito com’ero dalla storia e dal contesto, o magari perché non sono abbastanza smaliziato o competente. Però sono pronto a scommettere che se ci mettessimo a cercare, troveremmo che forse l’80% degli scrittori contemporanei scrive frasi simili o anche peggiori di quelle tre o quattro contestate in queste duecento pagine . Alessandro Manzoni non mi sembra esattamente lo standard odierno. Eppoi, la tesi qual è? Che la sua beniamina, dopo aver scritto grandi capolavori, improvvisamente non sa più scrivere? Che sa usare i congiuntivi quando scrive un giallo, salvo dimenticarseli quando cambia genere?
Per quanto riguarda l’inconsistenza, ho ragione di credere in base ad alcuni indizi, ad esempio l’associazione che viene fatta dalla signora tra parte della storia e il titolo, che il libro non sia stato molto capito. Io mi sono accostato a questo romanzo senza avere la più pallida idea di cosa avrei trovato. E pagina dopo pagina ho provato curiosità, sorpresa, tensione, angoscia, sgomento, commozione, consolazione, e così via. Qualche personaggio poteva essere meglio approfondito, scavato, messo più in chiaroscuro? Certo che sì. Ma l’obiettivo non era la rappresentazione di una commedia con personaggi più o meno verosimili: si tratta del diario emotivo di una donna in una situazione molto particolare. E la Pineiro, non so cosa abbia fatto in altri libri, ma in questo è bravissima a descrivere le emozioni. Non c’entrano nulla il principe azzurro facoltoso e altre fesserie che ho letto, bisogna essere ossessionati da qualche fantasma personale per scrivere certe cose.
Non voglio però esagerare in senso opposto. Può darsi che io abbia apprezzato particolarmente questo libro perché sono tornato alla lettura soltanto adesso, dopo qualche mese emozionalmente complicato (anche in questo caso Liala non c’entra, semmai i figli e il lavoro) e quindi mi trovavo su un terreno più pronto ad accogliere certi temi. So solo che ho riletto più volte alcune pagine con le lacrime agli occhi e poi mi sono sentito bene. La lettura serve anche a questo.
Se leggerai questo romanzo, Cristina, non mancare di dirmi cosa ne pensi: ci tengo molto. Mi spiace solo che ti sarà un po’ difficile leggerlo a mente sgombra. Ma una professionista come te supera ben altre difficoltà! Un saluto.
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