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Eccomi
 
Eccomi 2016-09-16 14:00:49 Vania Russo
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Vania Russo Opinione inserita da Vania Russo    16 Settembre, 2016
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Questione di (non) stile

Jonathan Safran Foer ha telento e questo è un fatto innegabile. A ciò si aggiunge il fatto di aver scelto un argomento difficile, dibattuto, complesso, articolato ed efficace a livello narrativo per far riflettere e anche, perché no, per vendere libri.
"Eccomi" (Hinneni in ebraico) è una delle parole ebraiche per eccellenza, è una parola sacra, indica il rapporto con Dio perché è la risposta dei Patriarchi, di Abramo in primis, ma poi anche di Mosé. È una parola carica di storia e densa di significati e Safran Foer la sceglie non a caso come titolo del suo romanzo.
Però Eccomi implica anche accettazione, sacrificio, rinuncia dei propri desideri in favore della volontà di un altro, per gli ebrei, di Dio, di Colui che li ha chiamati a essere il suo Popolo, il Popolo eletto.
Un carico pesante, un fardello che può anche schiacciare e il senso di soffocamento è una delle caratteristiche di questo romanzo. È un testo che pesa, anche per la mole. Nella versione italiana sono 666 pagine, un numero che è un caso? Biblicamente è il numero di chi rifiuta Dio, della Bestia contrapposto al 777 il numero della Perfezione.
Altro dato, la smania, la smania di essere altro, di vedere oltre, di risolvere il senso de perduto. È come se i protagonisti del romanzo avessero paura di scegliere la realtà perché rischiano di perdere altro, una realtà che non esiste, se non nel desiderio che li muove.
Tuttavia, nonostante queste premesse che ne farebbero un grande libro, intenso e coinvolgente, pulsante e dinamico, Safran Foer pecca di stile. Da consumato docente di scrittura creativa, sembra voler concretizzare i classici motti della creatività americana: show don't tell è il jingle preferito dai docenti di scrittura negli USA. Non mostrare chi è il personaggio, non descriverlo, ma renderlo presente in ciò che fa. Safran, a mio avviso, esagera sotto questo aspetto, limitando le descrizioni a barlumi, facendole desiderare come fossero acqua nel deserto. Per far comprendere la psicologia dei personaggi usa pagine e pagine di dialoghi che diventano delle maratone estenuanti, senza respiro.
Perfino tra una battuta e l'altra di dialogo evita gli attributivi (disse, urlò, ripeté con rabbia), e perfino un fece silenzio diventa uno sterile e asettico tre punti tra virgolette.
E poi le astute descrizioni di autoerotismo, ormai immancabili oggi, come se il pudore, anche nello scrivere, fosse la vera perversione. Altro tormentone della scrittura creativa americana, il lavoro sui filtri sociali e culturali della narrativa. Oppure semplicemente perché certe cose fanno schizzare le vendite e questo è difficile negarlo, siamo sotto l'egida delle sfumature a colore, improbabile sfuggire alla dittatura dell'erotismo narrativo e nemmeno Safran Foer ci riesce, con tutto il suo talento, il mercato è mercato.
La prima pagina inchioda a uno stile perfetto, andando avanti ci si perde in faccende inutili. È vero ci sono dei guizzi d'autore, ma anche delle cadute di stile impressionanti. Le sperimentazioni linguistiche fanno pensare a un maxi laboratorio di scrittura nel quale siamo invitati e cogliere la grandezza tecnica dell'autore, innegabile, ma la narrativa non è solo tecnica. Togliendo qualche inutile digressione tutto sommato forse di pagine ne bastavano anche 333.

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Commenti

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Interessante recensione, Vania. Sono desideroso di leggere opinioni su questo autore che ancora non conosco. Il libro recensito, a questo punto, non mi pare proprio sia il testo opportuno per cominciare a conoscere Foer.
68
17 Settembre, 2016
Ultimo aggiornamento:
17 Settembre, 2016
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Buongiorno Vania. Ho letto il libro e, l'unico punto della recensione con cui concordo sta nella prolissita' del testo. 1) non è' una storia dell' ebraismo, ma una vicenda famigliare e personale con annessi e connessi
2) la prima pagina del testo è' valida in quanto tale,un libro non può' reggere per intero un tale stile e contenuto, staremmo parlando di genio.
3) i personaggi sono volutamente sottratti a qualsiasi decisione e si astengono vivendo una conflittualità' interiore 4) le scene di autoerotismo o di erotismo pensato sono funzionali ad una descrizione della contemporaneità' e la loro giusta interpretazione sta negli occhi di chi guarda 5)Lo stile non sempre è' funzionale al contenuto 6) Ed il resto del romanzo ? Temi politici, sociali, economici, psicologici dove lo mettiamo? Certo, non è' un capolavoro, ma neanche una fredda creatura da laboratorio!!!
In risposta ad un precedente commento
Vania Russo
22 Settembre, 2016
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Grazie per l'apprezzamento Emilio. Magari se legge qualcosa mi faccia sapere cosa ne pensa.
In risposta ad un precedente commento
Vania Russo
22 Settembre, 2016
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Grazie del commento molto utile ;)
Mi sono presa del tempo per pensarci.

Ovviamente siamo nell'ambito dei gusti personali. Secondo me in questo libro l'autore si è messo a fare esperimenti di stile perdendosi spesso. Trovo inoltre che non sia necessario descrivere certi dettagli intimi per far sentire ai lettori i conflitti della contemporaneità. Ho fatto leggere alcuni passaggi a degli amici, pensando di avere io un limite specifico come donna e come lettrice, e sono ancora perplessi, quindi: quanto realismo c'è davvero?
Inoltre credo che il lettore debba sì interpretare, ma cogliendo lo sguardo dello scrittore sulla vicenda. Se è pur vero che la bellezza è negli occhi di chi guarda, un quadro viene dipinto con la speranza di lanciare un messaggio ben preciso usando un determinato codice di significati.
Quando si descrive qualcosa, si inserisce un personaggio, si intavola un questione si opera una scelta precisa sia artistica che di mercato.
Ma qui sono di parte, e mi scuso, ma in certe sequenze narrative io vedo solo il marketing.
Io credo che uno scrittore di mestiere sia in grado di rendere lo stile funzionale al contenuto, ma saremmo a livelli troppo alti e lo dico con orgoglio, molto italiani e poco americani;
Il resto del romanzo, i temi politici, sociali, economici io li avrei fatti emergere ancora di più, magari togliendo qualche dialogo di troppo, però concordo con lei, avrei dovuto sottolinearli di più nella mia recensione, quindi grazie per il consiglio.
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