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La donna giusta
 
La donna giusta 2017-01-01 20:05:25 68
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68 Opinione inserita da 68    01 Gennaio, 2017
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Insondabile desiderio di verità o semplice rappres

In " La donna giusta " la vita si mostra per quello che è, una messinscena protratta e di una imperfezione assoluta, il cui soffio vitale cerca di catturare e definire, fallendo miseramente, il senso più oscuro, le molteplici facce, i contorni ed i misteri di una complessa e struggente relazione d' amore ( a più volti ).
Questa sfugge ad ogni oggettivo mostrarsi, ne' può essere circoscritta all' interno di classi sociali, luoghi o spazi temporali.
Una storia, quattro atti, una sceneggiatura scarna, teatrale, melodrammatica, quattro monologhi , improvvisati, interconnessi, luoghi e tempi diversi, legati da un sottile filo e da una stessa trama ogni volta plasmata, ridefinita e distorta dall' occhio di ciascun protagonista.
Un primo matrimonio consumatosi presto, un possibile tradimento, un secondo matrimonio destinato al fallimento, poi solo vite dissolte, partenze, ritorni, domande irrisolte e risposte probabili.
Ma che cosa realmente si cerca, e che cosa è nascosto, quale verità oltre i fatti e le relazioni intraprese?
E la guerra, lo sfondo storico, quale ruolo riveste, e l' adesione ungherese al modello del socialismo sovietico, l' espatrio, la lotta di classe, la dicotomia borghesia-proletariato, e la contemporaneità con l' avvento del capitalismo, con nuovi arricchiti e vecchi ricchi impoveriti ?
La storia è madre e giudice degli accadimenti, li modifica, noi come siamo cambiati, e che cosa ci fa pensare di avere perduto il nostro io, aspirazioni, desideri, gli altri, o, per contro, non li abbiamo mai posseduti?
Gli eventi assumono i connotati del possibile, vogliamo raccontare quella che..." crediamo essere la verità "... ed emergono i sentimenti svelati.
Vi è un mondo alto-borghese ( quello di Peter ) della prima metà del secolo costruito su rituali, consuetudini, leggi non scritte, buone maniere, cultura nozionistica, incastonato in una perfetta quotidianità solo apparente, in una forma che non riconosce altro da se' se non le proprie regole, quel mantenimento dello status quo che si fonda sull' accumulo ed una solitudine conservatrice e preservatrice. È un mondo ossessionato dalla completezza in cui " ... si vive e a poco a poco si muore in modo leggiadro senza scomporsi, con stile da bravo borghese.... ".
È poi c' è chi vorrebbe entrare a tutti gli effetti in quel mondo ( Marika ) e si sente esclusa pur facendone parte, ed allora ricerca l' esclusività con il ricatto affettivo ( il proprio figlio ), un desiderio d' amore che finisce per essere puro egoismo, che travalica l' anima per nutrirsi di se'.
La verità a cui aspira le è negata perché manca di umiltà e di conoscenza di se'.
C' è chi è nata povera ( Judit ), ha fatto la fame, è entrata in quel mondo come donna di servizio e tale e' rimasta ( " .... non li ho mai amati, ma solo e sempre serviti... " ), ne assorbe i contenuti ( esteriori ), lo imita, lo disprezza ma cerca di esserne parte, ruba dal suo interno, ignorando che comunque ne sarà sempre esclusa. Aspira alla borghesia, ma è schiava dei propri sfrenati desideri e di una vanità che le precluderanno la pace interiore.
E poi c' è l' arte e l' artista ( Lazar ) accompagnato da un distaccato sarcasmo e dall' idea che la cultura in fondo non c' entri nulla con tutto questo, ne' con un semplice apprendimento nozionistico, ma sia parte di un respiro più ampio, una gioiosa presenza, una esperienza condivisa. Un giorno, ahimè, la gente avrà solo le conoscenze, un semplice accessorio.
Ma " ....chi è in fondo uno scrittore, una nullità. Non ha né titoli, ne' potere, ne' gradi... ".
Dopo la guerra ed il socialismo una inversione di rotta, quell' espatrio obbligato e negli anni, emigrati in America, l' impoverimento dei ricchi, un neo-proletariato, inserito in una neo-realtà capitalistica, gaudente, in grado di darci quello che abbiamo sempre sognato, semplici oggetti, in realtà impoveriti nell' animo, alla mercé di un cronico indebitamento e di un cinismo devastatore.
In tutto questo quale ruolo ha l' amore? Ne rimane il filo conduttore, tesse la trama e guida i sentimenti dei protagonisti, tra gelosia, vanità, desiderio di rivalsa.
La vita, invero, resta insondabile, complicata, inarrivabile, cangiante, ed il tentativo di carpirne e definirne segreti e menzogne è destinato a fallire, perché le cose semplicemente accadono e la percezione è soggettiva, diversa, caduca, la realtà è di altro vestita.
L' animo umano trabocca di segreti e non va violato, l' amore si compie nella loro accettazione, nella rassegnazione, è paziente e sa attendere, così come la ragione può solo disciplinare i sentimenti, modificarli ma non cambiarli.
Una certa rassegnazione, allora, ci coglie, non è una chiarezza assoluta, solo poche sensazioni vissute, l' esperito, quel viaggio attraverso la storia e le proprie emozioni.
Soli, abbruttiti, cambiati, così diversi, stanchi, impoveriti, non ci resta che allontanarci con un sentimento comune, oltre qualsivoglia distanza spazio-temporale o culturale, o improbabile verità, la certezza di avere condiviso il nostro letto, e parte dei nostri giorni, con un' unica donna, che ci ha uniti per sempre, la " donna giusta ".
La lettura di Marai raggiunge in " La donna giusta " ( 1949 ) l' incastro dei molteplici temi della propria complessa esperienza letteraria.
È un puzzle composito, ma ogni capitolo potrebbe rappresentare un singolo racconto, l' ultima parte è stata aggiunta successivamente e si percepisce. È complicato entrare e definire gli sconfinati temi della sua ricerca, ogni pagina nasconde un mondo, prevalentemente di sentimenti, ma anche di storia ( non solo personale ) e di politica oltre che di indagine sociologica e psicologica.
Da un punto di vista prettamente letterario e lirico ho preferito altri testi, ( in primis " Le Braci " ma anche " L' eredità di Eszter " e " La sorella " ), ma questo romanzo senza dubbio spicca per ricchezza di temi e contenuti oltre che per completezza d' insieme.

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Commenti

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Salve Gianni.
Bella e interessante la tua recensione. Anche a me il libro è piaciuto molto, pur se anch'io non lo ritengo superiore a "Le braci" o "La sorella". Eppure si tratta di un testo che sorprende e affascina : la realtà raccontata da diversi punti di vista, tutti egualmente credibili : non solo dai protagonisti ma pure dai personaggi 'minori' , come la suocera o il confessore.
Il fatto che sia scritto a più riprese ci dà le sensazioni fresche del dipanarsi della Storia.
In risposta ad un precedente commento
68
02 Gennaio, 2017
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Buonasera Emilio, effettivamente la completezza e la bellezza del testo sta nella sua estensione temporale, in quelle molteplici voci, anche se non protagoniste, che ci fanno rivivere, a distanza di anni, una storia all' interno della Storia.
Ciao Gianni, lo sto leggendo. Che visione dura e amara della vita! Sconfina quasi nell'impossibilità dell'amore.
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