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La macchia umana
 
La macchia umana 2017-02-09 11:50:08 68
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68 Opinione inserita da 68    09 Febbraio, 2017
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Impronta indelebile nell' oceano della vita

Attorno ad una espressione contenente il termine " spook " ( spirito, spettro, fantasma, ma anche " negro " in senso spregiativo ) per quanto vaga, opinabile, o semplicemente male interpretata, pronunciata con sufficienza, noncuranza, ironia, può aprirsi un processo ed una gogna mediatica da parte di una comunità ipercritica e moralmente stupida, divenendo giudizio inappellabile, colpa, condanna.
Ma per quanto una semplice battuta può essere interpretabile e fallace, invero un inganno ben più grande si è compiuto, ed ha attraversato una vita intera, costruita su forme e modi alimentatisi di apparenza, autorità, supponenza, all' interno di un mondo accademico da sempre agognato ed altrimenti precluso e da rapporti intra famigliari congelati da rigide tradizioni conservatrici, incarcerati in una socialità ancora vincolata ad orribili e penalizzanti discriminazioni razziali.
Per contro vi è un se' desideroso di libertà ed autoaffermazione, un po' egoistico, quel volere anticipare i diritti umani ai diritti civili e cambiare il proprio destino, ripudiando il passato, ignorando i sentimenti e gli affetti più cari, in nome di un decisionismo e di uno spirito risoluto che rischiava di smarrirsi laddove questi confini calzavano stretti.
Quella " macchia umana " che inevitabilmente ci segna, che "....esiste prima del suo segno....", è il complesso romanzo di un mondo, quel cinquantennio di storia americana ( tra gli anni '50 e la fine degli anni ' 90 ) che, partendo dalla dettagliata analisi del particolare ( la vita dei protagonisti ), allarga l' orizzonte al sottile confine pubblico-privato, legge-morale, famiglia-tradizione, relazione- desiderio, intrisa di rabbia repressa, tragedie passate, inquietudine e disperazione del presente con un futuro paradossalmente già scritto e sviscerato.
Coleman Silk, settantenne ex professore di lettere classiche dell' Athena College ( siamo in New England ) e per anni preside di facoltà nello stesso ateneo, è l' anima pulsante della narrazione, ma attorno alla propria storia ed a quella accusa gravosa ( di razzismo nei confronti di due studenti ) c' e' un intero mondo a tratti impercettibile, che si sfiora, si intreccia, si tocca, si lascia, ed un crogiuolo di personalità rappresentative di una America delle grandi tematiche sociali e degli eccessi smodati, infarcita di una propria " cultura " estranea a un modello europeizzato, con una visione del mondo unica e personale, come la peculiarita' dei suoi abitanti e dei protagonisti della narrazione.
Come sempre, nei grandi romanzi, vicende storiche e personali si intrecciano e si influenzano.
Sono storie di uomini inseriti a loro volta nella " storia ", e da essa indirizzati, emblematica la figura di Faunia Farley, amante di Coleman, trentaquattrenne disperata, fintasi analfabeta, continuamente in fuga, con una infanzia di vessazioni famigliari ed il trauma della morte violenta dei propri figli, o dell' ex marito Les Farley, reduce del Vietnam "... ufficialmente morto....", alcolista con disturbi da stress post-traumatico, o della professoressa Delphine Roux, giovane e brillante ma in fondo con una vita vuota e solitaria, alla disperata ricerca di un uomo che possa capirla e valorizzarla.
È poi vi è quel Nathan Zuckerman, voce narrante, amico e confidente di Coleman, da lui chiamato a scrivere e riscattare la propria storia, tirandone le fila. Egli ricostruirà la complessa vita dei protagonisti, dalle origini al presente, quel 1998 macchiato nella storia americana dallo squallido scandalo sessuale del presidente Clinton.
Il caso, quel destino crudele e immodificabile che sembra abbattersi sui personaggi, non si rivela essere tale.
Come possiamo distinguere e cercare di capire chi siamo, fino a che punto prodotto di questa società, del passato, della storia, e come viceversa la abbiamo percorsa, indirizzata, mutata?
Ogni scelta passata, piu' o meno ponderata, elisa, omessa, ovattata, riemerge inquietante a rappresentare la nostra vera natura perché non possiamo nasconderci per sempre.
Coleman e' un uomo con un segreto, un terribile segreto, un quid enigmatico, Faunia "... lo sapeva ed insieme lo condividevano... ". Sembrano due esseri agli antipodi ( culturalmente e socialmente ) ma si somigliano terribilmente, tutto il loro dolore si è raggrumato in passione e l' accoppiarsi ( " ...perché in fondo è solo sesso... " ) è il dramma in cui decantano tutte le rabbiose disillusioni della loro vita.
Certamente la dura realtà ha influenzato le proprie scelte, anche dolorose, obbligate, ma la discrepanza soggetto-realta' finisce con il soffocare ed il vomitare situazioni ormai irrimediabili.
Quali le nostre colpe ( nel caso di Coleman ), o le colpe dei nostri padri ( per Faunia ), o della nazione ( nel caso di Les ), o dei propri smodati desideri di arrivismo ( Delphine ), quale il confine tra reale e percepito, errore e cinica volontà di potenza, fagocitati dalla inevitabile gogna del presente?
Invero non vi è alcuna possibilità di redenzione o salvezza, ne' la vita può essere rivissuta cambiando scelte ed affetti, non resta che prendere atto dei propri fallimenti, con un indistruttibile struggimento per come le cose non sono e non potranno mai essere, accettando quella parte di se' che ha lottato per essere quello che siamo, per affermare e difendere la propria libertà ( o presunta ).
Resta la tragedia del reale ed il dubbio su quello che altri indirizzi avrebbero potuto determinare.
In fondo "...la verità che ci riguarda è infinita, come le bugie, e l' ignoto è senza fondo..."
" La macchia umana " è un romanzo a tutto tondo, con una stupefacente ricchezza narrativa ed espressiva, immerso in un oceano sconfinato di dubbi e riflessioni sul presente, sul passato, sulla storia, manifesto di una società e socialità complessa, contraddittoria, esasperata ed esasperante, laddove un rigido moralismo e puritanesimo convive con nefandezze e bassezze spirituali del quotidiano ed il confine pubblico-privato alimenta continue isterie e distopie sullo sfondo di una società multietnica ancora irrisolta ed escludente.
È un affresco di una America cambiata, intrisa d' odio, ma ..." l' odio a cosa serve, quando cominci ad odiare non smetti più..." in cui ogni cosa era diversa, prima. Quando ?
..." prima del rinnovamento urbano, prima che i classici venissero abbandonati, prima che smettessero di regalare la Costituzione ai liceali che si erano diplomati, prima che nei college si istituissero dei corsi di recupero per insegnare ai ragazzi ciò che avrebbero dovuto imparare alle medie. Prima del mese della Storia dei Neri, prima che perseguitassero un professore universitario per avere detto ai suoi studenti la parola spettri, prima che tutto cambiasse, compreso Coleman Silk..."
Trattasi di una grande prova narrativa, completa, complessa, riccamente vestita, con il respiro che appartiene solo ai grandi romanzi e romanzieri.












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