Dettagli Recensione
l'angoscia è il prezzo della coscienza
Un appartamento caotico e sporco situato in un immobile londinese di prestigio fa da scenario alle vicende di una coppia in crisi (lui, lei e l'altro, fratello del legittimo consorte) e vede dipanarsi la tragedia di un duplice tradimento e di un omicidio premeditato per avidità ed inespressi antichi rancori. “Nel guscio” mette in scena un dramma ancestrale, quello del fratello cattivo che uccide il fratello buono per potersi impossessare senza scrupoli dei suoi beni e della sua donna. Claude, ricco e becero agente immobiliare, contro John, poeta povero e sconosciuto. Tra i due c'è Trudy, graziosa ventottenne ormai al nono mese di gravidanza, divisa tra il passato amore romantico per John e la presente squallida passione per Claude. E poi c'è lui, il quarto incomodo, il bimbo che sta per nascere, presente nel corpo di Trudy, ma assente dalla sua mente ed ignorato dal suo cuore. Senza corredino, senza un padre e con forti dubbi sull'affetto della madre, il feto è la voce narrante che, ancora prima di nascere, della vita e delle brutture del mondo sa anche troppo e che spesso si domanda se valga davvero la pena di uscire dal grembo materno.
“Saremo sempre angosciati dalla realtà circostante: è il prezzo da pagare per il complicato dono della coscienza. (p. 30)
Le tematiche trattate in questo breve romanzo sono tante e complesse; dalle frequenti riflessioni dell'alter ego dell'autore emerge il quadro di un’umanità egoista, ipocrita ed avida di potere, un'Europa “in piena crisi esistenziale, debole e litigiosa”. Pagine costellate di condivisibili pensieri, direi perfino un po' scontati. Meno scontato invece il dramma esistenziale di chi si ritrova a dover nascere in un contesto pressoché totalmente privo di affetto. Il dubbio di Amleto riveduto e corretto in una chiave un po' diversa: amare o non amare una madre assassina?
“Io la capisco mia madre, le leggo nel cuore. Cerca di considerare i fatti dalla sua prospettiva. (…) il delitto, l’oggetto dei suoi pensieri, non è affatto un delitto. Bensì un errore. Lo è sempre stato. Ne aveva avuto il sospetto. E più se ne allontana, più le è chiaro. Si è semplicemente sbagliata, ma non è cattiva, e non è una criminale. (p. 95)
Accettazione e comprensione. Rimango perplessa e dubbiosa: non so se l'amore di un figlio possa davvero arrivare a considerare semplice errore l'assassinio di un padre innocente perpetrato da una madre volubile, incoerente, egocentrica, vendicativa e totalmente priva di istinto e atteggiamenti materni. Le argomentazioni del nascituro non mi convincono e Trudy resta, a mio avviso, il personaggio più inquietante e disturbante di una vicenda che rimane aperta e per molti aspetti inconcludente.
“Prima il dolore, poi la giustizia e infine il senso. Tutto il resto è caos.” (p. 168)
“Nel guscio” è un'opera difficilmente catalogabile, originale e spiazzante; lo stile è dotto, il periodare articolato, il lessico ricercato (e magistralmente tradotto da Susanna Basso). La penna di McEwan è arguta, spietata e a tratti ironica: si respira tra le pagine un velato umorismo nero, cinico e sferzante. Romanzo piacevole, non imperdibile, coinvolgente a livello cerebrale, ma non sul piano emotivo; di McEwan continuo a preferire “Espiazione”.
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