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I vent'anni di Luz
 
I vent'anni di Luz 2018-07-16 14:36:33 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    16 Luglio, 2018
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Vent'anni di rabbia, dolore ed emozioni

La ventunenne Argentina Luz Iturbe sbarca a Madrid con marito e figlio al seguito. Il suo non è un viaggio di piacere, piuttosto la degna conclusione di una serrata indagine sul suo passato. L'obiettivo è quello di incontrare un certo Carlos Squirru, unica tessera mancante nel mosaico storico che la giovane è riuscita comporre. Dopo un primo contatto telefonico, troviamo l'uomo e la ragazza ad un tavolino del Café Comercial. È qui che comincia il racconto dei vent'anni di Luz. Le parole della ragazza ci rimandano nella Buenos Aires del 1976, dove il nascente regime militare reprime con mezzi poco convenzionali ogni tentativo di opposizione. Chiunque venga sospettato di essere un possibile sovversivo viene arrestato, carcerato, torturato, umiliato, per poi sparire nel nulla come se non fosse mai esistito. È la triste storia dei "desaparecidos", persone che hanno pagato a caro prezzo l'impegno per costruire un mondo migliore, più giusto. "I libri della facoltà messi da parte, la luce accesa fino all’alba, e le storie che leggo e leggo senza potermi fermare e che mi sconvolgono. Una galleria di aberrazioni: quei centri clandestini, quegli uomini e donne, ragazzi, vecchi, torturati con la corrente elettrica, appesi, bruciati con gli accendini, allungati, bendati, ammanettati a mani e piedi, scuoiati, sporchi, coi pidocchi, indifesi nelle mani degli aguzzini. Non mi ero mai sognata che l’uomo potesse essere così malvagio con un suo simile. Cosa credevo che fosse la malvagità fino a oggi?" Tra i sovversivi ci sono anche Carlos e Liliana, innamorati ed in dolce attesa. C'è l'ennesima retata, Carlos viene avvertito per tempo, Liliana no. Il ragazzo non può far niente per impedire l'arresto della sua amata e, una volta perse le speranze di ritrovarla, abbandona l'Argentina. Liliana viene tenuta prigioniera per tutto il periodo della gravidanza ma sembra che gli spietati carcerieri le riservino un trattamento di favore. In effetti è proprio così, ma non è Liliana che gli aguzzini vogliono preservare, quanto la vita che ha in grembo. Una vita che vedrà la luce ma che continuerà lontana dalle braccia materne. Una bambina che per vent'anni chiamerà mamma e papà due impostori, nonna un'ipocrita perbenista e nonno l'assassino di sua madre e di tanta altra gente. Ma Luz ha sempre sentito dentro di sé di essere diversa da quelli che dovrebbero essere i suoi parenti. Qualcosa dentro di lei ha sempre e irragionevolmente tenuto le distanze da una famiglia a cui, senza sapersi dare spiegazioni, ha sempre sentito di non appartenere. Fino a che la ragazza non decide di fare chiarezza e intraprendere un'indagine che la porterà a conoscere le sue vere radici ma anche tutto il torbido che si nasconde nella storia del suo paese. Elsa Osorio colpisce il lettore due volte. La prima con la storia toccante di una ragazza che ha fame di verità e che l'autrice racconta con grande pathos, con uno stile di prim'ordine e personaggi di grande spessore, creando intrecci, suspance, empatia. La seconda con la storia di una nazione, di un popolo martoriato da uno dei regimi più cruenti del ventesimo secolo. Gli orrori dei colonnelli, troppo spesso taciuti, troppo superficialmente graziati dalla squallida "legge dell'obbedienza dovuta", vengono raccontati senza filtri né remore. Pagine cruente che scatenano sentimenti cupi nel cuore di chi legge, che tuttavia devono raccontare ciò che è stato con la speranza che l'uomo impari dai suoi errori. Una lettura consigliata a tutti, a chi ama le storie di gente coraggiosa, a chi ama scoprire, tramite la letteratura, verità scomode di cui si parla poco, a chi non ha paura di soffrire, arrabbiarsi, piangere perso dentro le pagine di un ottimo libro. "Ho un nodo alla gola, la sensazione di essere sul punto di piangere. E avanzo ancora, in un’altra direzione. Gli occhi cupi di quest’uomo che intona le strofe con rabbia, forse è quello che è riuscito a sopravvivere ma che, giorno dopo giorno, continua a sentire le grida della moglie, torturata, stuprata sotto i suoi occhi. Prego che nessuno si renda conto di chi sono io, chi è mia madre, mio nonno. E proprio in quell’istante una mano forte mi prende per un braccio, trasalisco. Ramiro. Lui sì che lo sa. Mi guarda fisso e io mi vergogno di essere lì. Suo padre l’assassinato, il suo sangue, da una parte; mio nonno l’assassino, il mio sangue, dall’altra. Come può pulsare insieme il nostro sangue?"

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Commenti

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Una valutazione da capolavoro!
Ti confesso, Enrico, di non conoscere affatto l'autrice, nemmeno di nome. Come rimanere aggiornati sulle pubblicazioni di altissima qualità ?
Forse non è un capolavoro in senso stretto ma merita il massimo della valutazione per l'importanza dei temi e per il modo in cui vengono trattati.
Trovare letteratura di qualità senza doversi necessariamente rifugiare nei classici in effetti non è facile Emilio. Qlibri in questo senso è un buon mezzo per conoscere autori di valore non sempre noti. Per il resto io cerco di affidarmi all'istinto, alle sensazioni e molto alla fortuna. A volte funziona, altre no. In questo caso sono partito dal tema, i desaparecidos, ho fatto qualche ricerca e tra i titoli che ho trovato ho scelto questo. Neanche io conoscevo Elsa Osorio, ma posso dire che mi è andata molto bene.
Sono accadute cose, in Argentina, in Cile, che si discostano dalla barbarie nazista più per la quantità che per la "qualità". Molti libri stanno tornando, in modo più o meno riuscito su quegli eventi. Non conosco questo, Enrico, ma me ne ricorderò. Grazie della segnalazione.
Grazie, Enrico, per l'esaustiva risposta.
È vero Rollo. Purtroppo continuano ancora ad accadere in diverse parti del mondo tra il silenzio più o meno generale. È giusto che la letteratura si faccia carico di raccontare, non soltanto ciò che è stato, anche ciò che ancora avviene.
Figurati Emilio, è sempre un piacere.
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