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Il principe della nebbia
 
Il principe della nebbia 2019-03-29 21:45:54 leogaro
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
leogaro Opinione inserita da leogaro    29 Marzo, 2019
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Un debutto in sordina

Il libro d'esordio di Carlos Zafon è ambientato sulla Costa Atlantica, anno 1943. Maximilian Carver è un orologiaio coniugato con Andrea, da cui ha avuto 3 figli: la sfuggente Alicia, il curioso Max e la piccola Irina. La famigliola, all'inizio del racconto, si trasferisce sulla costa per sfuggire alla II guerra mondiale. Dopo pochi giorni di ambientamento, Max e Alicia incontrano Roland, un ragazzo che vive in una baracca sulla spiaggia, vicino al faro. Il neocostituito trio passa molto tempo insieme e, facendo immersioni, esplorano il fondale dove riposa il relitto dell’Orpheus, nave affondata tempo fa in circostanze non del tutto chiare. Mentre tra Roland e Alicia scocca pian piano la prevedibile scintilla dell’infatuazione, la trama prosegue tra gli oscuri filmini ritrovati in cantina e le storie raccontate dal nonno di Roland, guardiano del faro col compito, auto-assuntosi, di sorvegliare la costa e un terribile segreto che potrebbe, prima o poi, riaffiorare dal mare.

Diversi aspetti del racconto sono poco verosimili: alcune scene nella baracca della spiaggia, i “miracolosi” ripescaggi durante le immersioni nell’Orpheus, la visita alla tomba di Jacob… e varie altre. E che dire di due genitori che, anche quando Irina si riprende dalla caduta ed è fuori pericolo, lasciano per giorni gli altri due figli minorenni da soli in casa? Mah. La guerra, poi, è solo sullo sfondo, lontana: compare solo 2-3 volte nel libro, per richiamare la possibile futura partenza militare di Roland ma, tutto sommato, la vicenda sarebbe potuta esser ambientata altrove o in un altro momento storico e non avrebbe fatto alcuna differenza. L’atmosfera del boschetto immerso nella nebbia non è tanto suggestiva, pare quella della collana “Piccoli brividi” per ragazzi e richiama vari deja-vu cinematografici di horror-movie di serie B. Altrettanto poco verosimile che Max, dopo la visita notturna al cimitero delle statue, non ne abbia poi subito parlato in casa: rientra in cucina e… si siede a fare colazione, così, come nulla fosse! Il ruolo del gatto di Irina appare abbastanza chiaro fin dall’inizio, come anche il “cattivo” del libro si svela già nella prima parte del racconto, con tutti i suoi poteri e le sue intenzioni, rendendo poco interessante il successivo sviluppo della trama. L’unico piccolo colpo di scena, legato alla storia di Roland, appare a oltre 30 pagine dalla fine: ma è già stato preannunciato da talmente tanti indizi che è quasi impossibile che il lettore, seppur distratto, non l’abbia già capito da tempo! A quel punto, i capitoli successivi dilungano inutilmente un epilogo scontato.

Un libro banale, né innovativo né interessante, sospeso a metà tra un thriller leggero e un romanzetto d’avventura con tinte di rosa. Potrebbe andar bene per un lettura disimpegnata sotto l’ombrellone, non dimenticando che Zafon stesso l’aveva destinato (correttamente) alla letteratura per ragazzi. Si legge velocemente, lo stile ancora acerbo dell’autore non annoia ma, purtroppo, la vicenda non cattura. Sappiamo bene che, nel prosieguo della sua carriera, Zafon è riuscito a fare certamente di meglio, raggiungendo forse il suo apice con “L’ombra del vento”.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
no
Consigliato a chi ha letto...
Zafon ha scritto libri migliori. Questo può andar bene per chi ama la letteratura per ragazzi in stile "piccoli brividi" o, comunque, per chi cerca storielle "thriller" leggere e senza troppe pretese.
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40
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