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Cecità
 
Cecità 2020-03-22 19:18:33 AriMonda
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
AriMonda Opinione inserita da AriMonda    22 Marzo, 2020
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Mal bianco dell'uomo contemporaneo

Finalmente questo libro ha scalato la lista dei “libri da leggere” ed arrivato in cima. È arrivato in cima proprio nel periodo in cui l’Italia veniva dichiarata zona rossa. A volte il caso ci mette di fronte a delle situazioni inspiegabili, forse quasi paradossali. Ero indecisa di fronte alla possibilità di addentrarmi nella lettura di quest’opera, visto il contenuto, ma ho pensato che nello sconforto e di fronte alle tristi notizie che ogni giorno ci venivano (e ci vengono) date, poteva essere un buono strumento per comprende il periodo e per cercare delle risposte a domande personali ed intime che mi stavano tormentando..

Cecità è un ‘opera interessante, con il senno di poi, non so se è stato un bene leggere un libro così crudo, cinico e concreto in un momento in cui la morte è attorno a noi, nelle nostre case, in quelle dei nostri vicini, dei nostri cari. Ma sicuramente è stata illuminante, per comprendere come la natura umana riesca ad affrontare le situazioni più disparate, tirando fuori, spesso e volentieri, il lato peggiore della nostra indole.
L’epidemia, che colpisce l’imprecisato Paese in cui si svolge la vicenda, rende ciechi gli uomini e le donne, li priva di un senso, quello della vista, che si tende a dare per scontato e non si riflette su come avere un paio d’occhi incida drasticamente sulla nostra vita, sul modo di viverla ma soprattutto di interpretarla. Il male, che emerge da questo mondo immerso nel bianco, è crudele, cinico, spietato, non “guarda in faccia” nessuno. Saramago, con quest’opera che voglio immaginare come distopica, ci illustra un’umanità che dopo aver perso la possibilità di vedere, scende uno dopo l’altro i gradini della dignità, della solidarietà, della gentilezza, della condivisione, lasciando che ne emerga solo una massa di ciechi egoisti e arrabbiati. Non tutti, alcuni riescono a tenersi aggrappati ai quei pochi brandelli di umanità e di bontà che gli restano e sono coloro che ruotano attorno all’unica donna che non ha perso l’uso degli occhi, l'unica che continua a vedere il sole sorgere e il resto del mondo sprofondare negli istinti animali e nello sconforto totale.

Il “mal bianco” a cui sono condannati questi uomini e queste donne è un male che non si vede ma che causa la fine della civiltà, del buon vivere, delle regole sociali. Si forma un mondo dove vige la legge del più forte, del più furbo, del più veloce. In questo mondo disilluso, in cui il cibo non è scontato, l’acqua è un miraggio, l’igiene personale un’abitudine che si ricorda solo con indeterminatezza, la morte, la povertà, la malattia sono agli angoli delle strade, sono sui vestiti laceri delle persone, nell'odore che si portano dietro. Saramago ci mostra un’umanità vinta, persa, naufragata, incapace senza gli occhi di poter vivere in società, di potersi organizzare, di poter funzionare.

Al di là della storia, originale quanto spiazzante, il messaggio è forte, l’impatto non lascia indifferenti, oggi più di tutti gli altri giorni. In un momento di grande criticità come quello che stiamo vivendo, l’umanità lancia grida contrastanti, ma molto chiare. Niente di diverso da quello che leggiamo in Cecità. L’egoismo e l’indifferenza nei confronti di chi non è colpito dal male, la sordità di fronte alle richieste di aiuto, la cecità di fronte a chi tende una mano, la paura di ciò che non si capisce e poi.. poi tutti nel baratro, senza possibilità di scampo e allora l’egoismo e l’indifferenza si trasformano in rabbia, in aggressività, in desiderio di sopravvivere facendo soccombere gli altri, e poi.. poi la morte, la morte che si crede sempre lontana, come se si trattasse di un’estranea, come il contrario della vita, quando la morte è dentro la vita, ma ce ne dimentichiamo, fino a quando non ci tocca.

“Chissà se tra questi morti non ci saranno i miei genitori, disse la ragazza dagli occhiali scuri, e io, magari, passo accanto a loro e non li vedo, E’ una vecchia abitudine dell’umanità, passare accanto ai morti e non vederli, disse la moglie del medico.”

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