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Arrivederci piccole donne
 
Arrivederci piccole donne 2020-04-04 07:26:55 68
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68 Opinione inserita da 68    04 Aprile, 2020
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Piccole donne crescono





“ Le piccole donne “ di Marcela Serrano nascono e crescono nel Cile degli anni ‘50 e ‘60, ma forse le norme a cui hanno dovuto sottostare non sono così diverse da quelle che hanno condizionato le sorelle March nella seconda metà dell’800 a Concord.
Nives, Ada, Lola, Luz, cugine con un destino che le ha trasformate quasi in sorelle, ciascuna concepita per essere e vivere in solitudine, una saga famigliare costruita attorno alla casa del Pueblo, dove sono cresciute, ed alla segheria custodita dalla zia Casilda, motore, riparo, collante, sostegno delle loro vite.
Anni dopo sono disperse in giro per il mondo, all’ inseguimento di un ideale, alla ricerca di se’, per sfuggire ad un passato doloroso o per motivi strettamente politici, dopo la stretta dell’11 settembre 1973, un giorno che ha cambiato le loro vite e quelle del paese.
Una data spartiacque tra passato e futuro, niente più come prima, anche nel privato, e l’ estate del ‘73 sarebbe stata l’ ultima condivisa al Pueblo, il cugino Oliverio nelle mani dei militari, Ada emigrata all’ estero, Lola impegnata giorno e notte per potere studiare, Luz partita per l’ Africa, per Nives il matrimonio come unico raggio di sole.
Tre continenti a separarle, rapporti apparentemente flebili, sullo sfondo sempre l’ amato cugino Oliverio, avvocato di successo trasferitosi in America, e la speranza un giorno di un ritorno nella idealizzata località del Pueblo, dove tutto ebbe inizio e si fermò, parecchi anni prima.
L’11 settembre segnera’ momenti decisivi per vicende patriottiche, internazionali e personali, avvenimenti traumatici scanditi dal ritmo di anni difformi.
Un’ unica storia, quattro storie, un filo comune, impercettibile, vite altrove connesse dal flusso della memoria, da questioni fondamentali irrisolte, dal dolore della perdita, da ferite insanabili, dal mistero di una violenza, di un tradimento, da vendette personali.
Nessuna resa dei conti, fino alla fine, per tanti anni, un solo senso di appartenenza, in un luogo, in un tempo, nel respiro della giovinezza, quegli anni ‘ 60 e ‘ 70 in cui sentirsi padrone del mondo, un mondo che credevano sarebbe stato infinito.
Nives, la più grande, sposata con quattro figli, innamorata dell’ idea della maternità, ha svolto un ruolo da intermediaria con le cugine senza possedere talenti, meno intelligente di loro e con un senso di inferiorità. Il matrimonio l’ ha estromessa dalla tribù, oggi dubita di una vita sacrificata, che ha anteposto gli altri a se’.
Ada, nubile, molto poco femminile, così’ lontana dal concetto di vanità delle cugine, la preferita della zia Casilda, un presente poco significante, ha girovagato per il mondo, sopravvissuta a relazioni fragili ed inconcludenti, vittima di violenza fisica, della vendetta di Lola, per rifugiarsi in un mondo letterario cura e riparo da una realtà invivibile che non le appartiene, apolide ma con un forte desiderio di casa, ed il terrore, un giorno, di diventare una scrittrice.
Lola, bellissima, spavalda, illimitata, pittrice mancata, oggi è ricca, ha fatto i soldi nel mondo della finanza, inseguita dalla fragilità dei propri sentimenti e dal desiderio di un amore. Sarà un avvenimento improvviso, scioccante, a trascinarla in un baratro di riflessione sul valore dell’ esistenza. Un ex marito, figli, un amante, tutto oggi pare rimesso in discussione, un passato che comincia a turbarla, i valori che l’ hanno accarezzata scomparsi all’ interno di un mondo autoreferenziale che si è limitato ad accumulare possedimenti, ma il futuro può indirizzarsi diversamente.
Luz, la più piccola, estranea ai tratti effimeri delle cugine, bellezza, talento, amore, ha scelto la bontà, curandosi in una missione umanitaria nel cuore più povero del continente africano per spezzare quella paura della povertà che aveva ereditato nella brevità di una vita segnata dalla propria essenza.
Queste le “ Piccole donne “ di Marcela Serrano, accorse in una stretta finale dai risvolti imprevedibili, la nostalgia elevata a potenza poetica, tra testimonianze di un tempo irreversibile in cui tutte vivevano in uno stato di grazia mentre la sera si acquieta nella fiducia delle sostanze vive.
Un romanzo di relazioni e sentimenti, intensamente femminile, che racconta di intimità violate e sogni indomiti, di forza resiliente, fragilità nascoste, allontanamenti obbligati, di un desiderio di amare ed essere amate, con sottili venature psicologiche, sullo sfondo un paese alle strette, che porterà per sempre il dolore dei morti ammazzati, ma che pare lontano, sopraffatto dal turbinio personale e relazionale delle protagoniste, che inscenano spezzoni di vite romanzate.
Le voci del passato si affievoliscono in un reale immaginato che non possiede la forza espressiva di narrare e trasmettere una storia tanto vivida e crudelmente esposta, privilegiando i temi personali e famigliari di crescita e maturazione propri del celebre romanzo di Louisa May Alcott.

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